Trump firma decreto esecutivo sui dazi USA: tariffe slittano al 7 agosto, confermato l'accordo con l'UE al 15%. Ecco come cambiano gli scenari commerciali

DAZI TRUMP DA OGGI… ANZI NO: LA NUOVA SCADENZA PER LE TARIFFE (E LE CONFERME PER L’UE AL 15%)

La Casa Bianca ha ufficializzato i vari accordi sui dazi commerciali in arrivo dal mese di agosto 2025 e già la prima novità è balzata all’occhio: praticamente tutte le nuove tariffe non scatteranno da oggi 1 agosto, bensì dal prossimo 7 agosto 2025: come spiega l’amministrazione Trump, questo servirà per rendere più facile il meccanismo gestionale dei nuovi tariffati sui prodotti esportati e importati. L’accordo sui dazi tra USA e UE siglato la scorsa domenica in Scozia da Trump con la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, tiene e viene confermato al 15% senza “sorprese” (al netto della diversità dei contenuti su alcuni dettagli non minimali, ndr).



Tranne il Canada (e vedremo dopo perché), i dazi americani vengono ribaditi nelle tariffe originarie dei vari accordi in corso d’opera, con lo slittamento appunto al 7 agosto come data ufficiale di inizio attività delle nuove tasse applicate ai prodotti commerciali. Il decreto degli Stati Uniti elenca circa 70 Stati, UE compresa, dove si applicheranno le varie nuove tariffe: «per i Paesi non inclusi nell’elenco verrà per ora imposta una tariffa del 10% predefinita», anche se lo stesso Presidente Trump ha fatto sapere che vi saranno nuovi accordi possibili nei prossimi giorni, «incasseremo centinaia di miliardi di dollari».



Donald Trump e il vice J.D. Vance alla Casa Bianca (ANSA-EPA 2025)

UK al 10%, Giappone e Unione Europea al 15%, Svizzera al 39% e Messico sospeso al 25%, dato che è in corso una trattativa che porterà nei prossimi 90 giorni un possibile calo del tariffario in cambio di proposte in arrivo dal Città del Messico: il mondo travolto dal “terremoto dazi Trump” si prepara per il 7 agosto quando, salvo ulteriori sorprese in extremis, dovrebbe applicarsi a livello generale il nuovo scenario commerciale ancora del tutto imprevedibile per economie, aziende e posti di lavoro. «Gli USA proteggono ogni minaccia straniera alla sicurezza economica nazionale, con relazioni commerciali equilibrate e reciproche», commenta il Presidente degli Stati Uniti con la firma dell’ordine esecutivo.



CAOS IN CANADA, L’UNICO PAESE CON DAZI DAL 1 AGOSTO 2025: ECCO PERCHÈ

Se l’UE tira un sospiro di sollievo – figurato – per non vedere almeno modificate le tariffe applicate sull’accordo dei dazi USA dalla prossima settimana – non si può dire lo stesso del Canada che si ritrova una spiacevole “sorpresa” a seguito di una forte polemica politica ancora in corso: nell’ordine esecutivo ad hoc firmato dal Presidente Trump viene spostato il dazio a Ottawa dal 25 precedente al 35% attuale, l’unico Paese con la “mannaia” commerciale già in vigore da oggi tra l’altro.

Presidente USA Trump al G7 con i Premier di Canada e Italia, Carney e Meloni (ANSA-EPA 2025)

Dopo la “guerra” politica sui traffici di fentanyl e migranti tra Canada e USA l’accordo negoziato con il Premier Carney era stato raggiunto sul 25%, comunque una cifra ancora molto alta e maggiore di molte tassazioni applicate ad altri prodotti mondiali: ora si passa al 35%, con il rialzo al 40% se il Canada dovesse far passare le merci proprie da un altro Stato prima di approvare negli Stati Uniti.

Molto, se non tutto, dipende dall’annuncio del Governo canadese di riconoscere lo Stato di Palestina, seguendo a ruota quanto annunciato da Francia e UK: se però con Londra lo screzio con Starmer non ha portato – secondo l’ordine firmato ieri – ad un ulteriore rialzo rispetto al 10% con i prodotti inglesi in arrivo in USA, nel caso del Canada l’esito è stato nettamente diverso. Washington spiega in una nota che il Canada deve pagare questa giusta tariffa e che la sua posizione sulla Palestina non è stato decicòiso come fattore, anche se Trump stesso ha fatto sapere di non aver gradito affatto il riconoscimento “contro” Israele.

Carney si è detto particolarmente deluso dalla decisione americana, anche se ha “limitato i danni” sottolineando come l’accordo di libero scambio già firmato tra Messico, USA e Canada specifica che «tariffa media statunitense sui beni canadesi rimane una delle più basse tra tutti i suoi partner». Lato Europa, chiarisce infine il decreto della Casa Bianca, mette tutte le esportazioni al 15% anche per auto e farmaci, ma stabilisce che nel prossimo futuro ci potrebbero essere «riduzioni tariffarie su altri prodotti». Significa che il negoziato tra Bruxelles e Washington rimane aperto e su quello – come richiede il Governo Meloni a Von der Leyenoccorre fare presto e meglio.