Cosa lega la guerra dei dazi USA-UE con il Green Deal e la Cina: il "piano" di Trump e l'unità Meloni-Confindustria contro le norme ambientali
IL PIANO DI TRUMP DIETRO AI DAZI: LA DEMOLIZIONE DEL GREEN NEW DEAL
Difficile trovare un altro periodo della storia recente dove ogni elemento e scenario internazionale è altamente interconnesso a tutti gli altri: e così le guerre si ripercuotono sul tema dei dazi, le politiche ambientali coinvolgono in un sol colpo gli USA di Trump, l’UE di Von der Leyen e la Cina di Xi Jinping. E così via: ecco dunque che osservare l’evoluzione “schizofrenica” degli annunci sui dazi USA contro l’UE (e viceversa, in risposta) non può essere derubricata come mera “follia” della Casa Bianca nel ribellarsi al vantaggio economico commerciale del miglior partner attuale degli Stati Uniti.
E di nuovo, un “filo” sembra legare i piani di Trump nei rapporti con l’UE assieme a quanto ad esempio oggi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha denunciato nettamente nel suo intervento a Confindustria: come evidenziato da diversi retroscena in questi ultimi giorni sul fronte dazi – non da ultimo l’ottimo Gandola su “La Verità” – il Presidente americano starebbe pressando Bruxelles con obblighi e dazi (per ora ancora congelati, ndr) che arrivano a danneggiare nel breve anche Washington per un motivo molto semplice, ovvero demolire quasi del tutto il Green Deal UE che sul lungo periodo rischia di gravare anche sul partner americano.
Norme sui pesticidi, le emissioni, l’energia e quant’altro: l’obiettivo di Trump – che accoglie l’invito dell’Europa a trattare sui dazi (grazie alla mediazione dell’Italia del Governo Meloni) – è di pressare l’Europa per abbandonare obblighi ultra-Green ed evitare di consegnarsi tutti sul “regno elettrico” in dote alla Cina.
Scettici i cittadini europei, idem quelli americani, gli obblighi del Green Deal di Von der Leyen e Biden sembra non reggere più il peso della crisi, della fatica di crescita delle imprese (specie sui costi dell’energia) e delle conseguenze delle guerre incessanti: e così una possibile spiegazione ulteriore dietro alla guerra dei dazi USA è proprio il tentativo di compromesso con l’UE per ridurre le norme green, pressando il tutto con la minaccia delle tariffe contro i prodotti europei.
MELONI “SPOSA” LA LINEA DI CONFINDUSTRIA: “GREEN DEAL È IDEOLOGIA E AVVANTAGGIA LA CINA”
E in questo senso la posizione equidistante del Governo italiano davanti al caos dazi tra USA e UE si rende ancora più “spiegata” nelle parole usate oggi da Giorgia Meloni nel suo intervento all’Assemblea degli industriali: dopo aver mediato con Vance e Von der Leyen per portare a contatti diretti Bruxelles e l’amministrazione Trump, oggi la Premier ha messo in fila le problematiche principali dell’ideologia green che regna in parte della Commissione Europea, i rischi dell’elettrico cinese e l’impatto devastante dei dazi che vanno al più presto scongiurati del tutto.
«Serve contestare e correggere un approccio ideologico alla transizione energetica», spiega da Bologna la Premier Meloni, rilevando l’assoluto errore di prospettiva condotto da Bruxelles nell’inseguire standard e obiettivi assurdi, «danni enormi senza produrre i vantaggi ambientali decantati». La Presidente Meloni segue in questo le parole del Presidente di Confindustria Emanuele Orsini che non da oggi giudica il Green Deal europeo un costrutto ideologico dannoso e pericoloso: «l’errore è stato anteporre l’ideologia al realismo e alla neutralità tecnologica», sottolinea il n.1 degli industriali, denunciando l’essersi dati tempi e obiettivi sull’ambiente più “sfidanti” di ogni parte del mondo, «senza alcuna stima degli effetti e dei costi sull’industria e sui lavoratori e le loro famiglie».
Dall’auto all’energia fino alla produzione industriale, il piegarsi alla Cina (indirettamente) non fa il bene di nessuno ed è qui che il Governo Meloni spera di tenere in un collante unitario gli USA di Trump e l’UE di Von der Leyen: le tecnologie non possono essere modificate con una norma scritta, con una burocrazia benché ottimamente costruita. Il tema chiare che Meloni lancia con direzione Bruxelles è molto simile a quello della Casa Bianca: l’Europa con il Green Deal ha scelto la strada forzata della transizione elettrica, «le cui filiere sono controllate dalla Cina», senza ancora capire bene oggi il motivo di una scelta strategicamente errata come questa.