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Home » Politica » Dazi Usa: Ue al contrattacco/ “Senza linee rosse”, ultimatum a Trump e mercato chiuso

  • Politica
  • Usa
  • Esteri

Dazi Usa: Ue al contrattacco/ “Senza linee rosse”, ultimatum a Trump e mercato chiuso

Claudia Maria Iannello
Pubblicato 31 Marzo 2025
Von der Leyen, Commissione Ue

Ursula Von der Leyen, Presidente Commissione Ue presenta il piano sul riarmo europeo (ANSA-EPA 2025)

L'UE risponde ai dazi di Trump e prepare il "senza linee rosse" mezzo anti-coercizione per assicurare la sicurezza economica e chiudere il mercato agli USA

L’Unione Europea non rimane a guardare dinanzi alla minaccia dazi e passa al contrattacco: sarebbe pronto il “senza linee rosse”, lo strumento anti-coercizione per la tutela alla sicurezza economica come risposta a Trump. Da Bruxelles, quindi, arriva un messaggio inequivocabile: la pazienza è finita e questa volta l’Unione Europea non intende subire passivamente l’ennesima provocazione economica da parte degli Stati Uniti.


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Così, di fronte all’ombra minacciosa dei nuovi dazi annunciati dall’amministrazione Trump, il blocco comunitario sta mettendo a punto una strategia di difesa e attacco senza precedenti, pronta a sfidare la Casa Bianca con una risposta calibrata ma inflessibile. Inoltre, la memoria storica aiuta a inquadrare il momento: non è la prima volta che l’Europa si trova a dover difendere la propria sovranità economica di fronte a una politica protezionistica americana.


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Già nel 2018, durante il primo mandato di Trump, Bruxelles aveva imposto ritorsioni commerciali su prodotti simbolo del Made in USA, dal bourbon alle motociclette Harley-Davidson, nel tentativo di equilibrare l’impatto dei dazi su acciaio e alluminio.

Ma questa volta lo scenario è più complesso, più teso e soprattutto potenzialmente più devastante per gli equilibri economici transatlantici. Come riportato da El País, fonti interne alla Commissione Europea parlano di un’azione decisa e mirata, che potrebbe includere non solo contromisure tariffarie, ma anche l’utilizzo di strumenti economici più incisivi, come il blocco dell’accesso delle aziende statunitensi ai progetti finanziati con fondi comunitari o l’applicazione del cosiddetto strumento anti-coercizione.


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Un’arma giuridica che consentirebbe di chiudere le porte del mercato europeo a determinati beni e servizi americani, sottolineando che la determinazione con cui Bruxelles si sta muovendo è il risultato di un processo di maturazione politica che ha visto l’UE affrancarsi progressivamente dal ruolo di spettatore passivo nei giochi di forza globali.

“Non esistono linee rosse nel catalogo europeo di rappresaglie”, ha dichiarato una fonte qualificata della Commissione, evidenziando come il nuovo paradigma della politica commerciale europea sia quello di una reattività strategica che non accetta più diktat unilaterali da Washington.

La volontà è evidente: dimostrare che l’Europa può e deve giocare un ruolo autonomo nelle dinamiche internazionali, rifiutando di essere il bersaglio privilegiato delle scelte protezionistiche di un’America sempre più ripiegata su sé stessa, in un contesto in cui le guerre commerciali non sono solo dispute economiche, ma vere e proprie battaglie geopolitiche. Infatti, il rischio per l’UE non è solo quello di subire un danno economico immediato, ma di perdere credibilità come attore globale.

Dazi e rappresaglie: la strategia europea tra rischi e opportunità

Se la partita commerciale tra Stati Uniti ed Europa si gioca sul filo di equilibri delicatissimi, la risposta europea ai nuovi dazi di Trump potrebbe segnare un punto di svolta nella gestione delle relazioni transatlantiche. Il passato recente dimostra che ogni guerra commerciale ha un prezzo da pagare, e non sempre è chiaro chi, alla fine, riesca davvero a trarne vantaggio.

Ma le tensioni tra le due sponde dell’Atlantico non sono certo una novità, tanto che dagli anni Settanta a oggi, periodicamente, Washington ha utilizzato lo strumento delle tariffe doganali come leva politica, spesso mascherando dietro motivazioni economiche una chiara strategia di pressione geopolitica.

I contatti tra la Commissione Europea e i governi nazionali si sono intensificati nelle ultime settimane, con l’obiettivo di definire una lista di contromisure in grado di massimizzare l’impatto sugli Stati Uniti senza danneggiare eccessivamente le economie europee. Secondo fonti diplomatiche, una delle opzioni sul tavolo sarebbe quella di colpire settori chiave per l’export americano, come l’agroalimentare, la tecnologia e persino l’industria aerospaziale. In questo senso, la difficoltà principale sta nel calibrare le ritorsioni in modo da non scatenare una spirale distruttiva che finirebbe per penalizzare anche le imprese europee.

“Ricevere riscontri dai Ventisette è essenziale per garantire che qualsiasi risposta agli attuali o futuri dazi sia ben calibrata, mirata, tempestiva”, ha affermato Olof Gill, portavoce della Commissione per il Commercio, sottolineando come l’obiettivo principale resti quello di evitare ripercussioni indesiderate sull’economia europea.

Ma al di là della logica economica, il vero nodo di questa crisi commerciale è politico: se l’UE cederà alle pressioni americane senza reagire con forza, darà un segnale di debolezza che potrebbe essere sfruttato non solo da Washington, ma anche da altri attori globali come Cina e Russia, pronti a testare i limiti della resistenza europea.

Dall’altra parte, una risposta troppo aggressiva potrebbe innescare una reazione a catena difficilmente controllabile, mettendo a rischio le relazioni diplomatiche e commerciali con un partner che, nonostante tutto, resta fondamentale per l’economia del Vecchio Continente.

Nel frattempo, l’incertezza continua a pesare sui mercati e sulle industrie che dipendono dal commercio internazionale, e le prossime settimane saranno decisive per capire quale direzione prenderà lo scontro tra Bruxelles e Washington e se questa nuova ondata di tensioni commerciali segnerà l’inizio di una frattura insanabile o se, al contrario, rappresenterà l’occasione per ridefinire le regole del gioco in modo più equo e bilanciato.

Tags: Donald TrumpUrsula Von Der LeyenEconomia USA

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