Il delitto di Garlasco al centro dei casi di Quarto Grado con le parole dei carabinieri Cassese e Pennini: scopriamo cos'hanno detto
I carabinieri Cassese e Pennini, fra i primi ad entrare nella casa di Chiara Poggi a Garlasco, erano presenti ieri sera negli studi di Quarto Grado, per fare un po’ di chiarezza su varie questione sollevate in punta. Si comincia con la traccia di dna trovato nel cavo orale della vittima, il famoso “ignoto 3”, che potrebbe rappresentare la firma dell’assassino ma anche una traccia contaminata in sede autoptica. Pennini a riguardo precisa: “Io non ho partecipato all’autopsia ma alla riesumazione della salma dopo che non erano state prese le impronte”.
Cassese invece era presente durante l’esame autoptico: “Durante l’autopsia di Chiara Poggi mi ricordo che la sala dove si eseguono le autopsie non era curata dal punto di vista della sterilità, ricordo del materiale sul mobiletto di acciaio ma non ricordo il particolare di questo prelievo con la garza, mi ricordo che c’erano delle pinze sui tavoli, le garze…”. Si è poi tornati a parlare della famosa bicicletta di Alberto Stasi che l’ex comandante di Garlasco, Marchetto, aveva visto ma senza mai sequestrare. “La bici del capannone di Stasi non è mai stata sequestrata – precisa Cassese – Se ricordo bene il signor Marchetto ha sentito lui personalmente i genitori di Stasi la sera del 13 e tutti e due hanno indicato questa bici nera nel capannone”.
DELITTO DI GARLASCO, CASSESE E LA BICI DI STASI: “ECCO COME ANDO’”
Poi ha proseguito: “Quando sono rientrato in caserma a Garlasco ed ho voluto sentire Stasi per delle precisazioni, era presente ancora Marchetto e alla specifica domanda sulla bici nera di Stasi non menziona quella nera del capannone, io credo che fosse il minimo che Marchetto avrebbe dovuto dire visto che i genitori di Stasi parlano di una bici nera nel capannone, ma lui non ne ha fatta menzione poi la mattina seguente è andato con il papà di Stasi e non ha ritenuto di sequestrarla”.
Cassese ha poi ricordato come andarono le indagini: “Durante il verbale a Stasi della notte fra il 13 e il 14 agosto erano emerse già delle incongruenze quindi abbiamo fatto subito le intercettazioni, poi abbiamo incrociato sit, celle e telefonate dal 5 al 13 agosto e poi dal primo gennaio al 5 agosto del 2007: se Sempio avesse avuto dei contatti con Chiara Poggi li avremmo trovati sulle utenze di Chiara. Questo è stato lo sviluppo che abbiamo fatto all’epoca con un lavoro che è durato 8 mesi e mezzo, il tabulato di Sempio non è stato considerato perchè dopo il suo sit e dopo le sit delle altre persone, lo abbiamo risentito un’altra volta e abbiamo avuto dei riscontri che non ci davano adito a dover approfondire, per noi la posizione di Sempio era finita. Per ogni dichiarazione ricevuta abbiamo fatto dei riscontri come ad esempio altre testimonianze, ma vi posso garantire che lo abbiamo fatto su tutti”.
DELITTO DI GARLASCO, PENNINI E L’ARRABBIATTURA DEL PAPA’ DI STASI
Pennini ricorda invece un particolare riguardante il padre di Alberto Stasi: “Il padre di Stasi ha ripreso Marchetto perchè aveva alzato la voce col figlio. Ero anche io presente, alzava la voce tantissimo col ragazzo e l’ha anche offeso, lo ammette lui stesso. Papà e mamma erano vicini all’ufficio dell’interrogatorio, hanno sentito la voce altissima e si saranno risentiti. Quando la mattina dopo l’interrogatorio il padre di Alberto è venuto a riprendere il figlio, vedendo Marchetto si è riferito a lui dicendogli che quel comportamento non se lo sarebbe mai aspettato da lui, poi alle nove del mattino Marchetto si è recato con Stasi a vedere la bicicletta”.
E ancora: “Lui dice che non era presente al sit della signora Bermani ma dice di essere andato presso il magazzino con i verbali della Bermani, per confrontare la bici, e vedendo quel verbale era chiarissimo che non c’era alcun cestino sulla parte anteriore visto che la signora menzionava solo un portapacchi a molle posteriore. Tutti gli altri particolari della signora non sono stati però presi in considerazione”.
