A Storie Italiane è stata mandata in onda stamane una nuova parte dell'intervista a Gennaro Cassese sui fatti di Garlasco: ecco cosa ha detto
Il delitto di Garlasco a Storie Italiane con le nuove dichiarazioni dell’ex comandante dei carabinieri di Vigevano, Gennaro Cassese. Il focus è in particolare sulla famosa bicicletta indicata dalla signora Bermani che resta uno dei gravi indizi che fece condannare Alberto Stasi. “Ci sono stati errori – le parole dell’ex militare – che sono quelli che potevano dare elementi incontrovertibili contro Stasi o sulla sua estraneità e mi riferisco alla famosa bici di cui ne parla sempre il signor Marchetto”.
Cassese racconta quindi un episodio: “Ero a pranzo, stavo vedendo la tv e c’era il Tg1 con l’immagine del negozio di Stasi. si vedeva questa luce gialla, sinonimo di un allarme. Sono rimasto molto sorpreso, ho chiamato Marchetto e gli ho detto che il negozio era allarmato, sono andato in procura, ho chiesto la possibilità di ispezionare l’apparecchio ma aveva una memoria che al 30esimo giorno andava in sovrascrittura, ho chiesto al tecnico della procura di cercare di capire come si attivava e disattivava l’allarme e mi ha detto che quell’allarme si poteva disattivare solo attraverso il codice sul tastierino”.
DELITTO DI GARLASCO, CASSESE E IL CAPANNONE…
Cassese ha ricordato che Marchetto andò al capannone con il padre di Stasi nei giorni subito dopo il delitto di Chiara Poggi: “Siamo in due e tu ti devi avvicinare a digitare il codice e Marchetto l’ha visto. Ha detto che l’ha detto ai suoi superiori? Mi deve spiegare perché l’ha fatto il 24”.
Quindi ha proseguito: “Il signor Marchetto il 13 sera sente i genitori di Stasi che descrivono la presenza presso il magazzino di una bici nera da donna. Sentiamo il dottor Stasi con Marchetto e il colonnello Sangiuliano e quando gli si chiede quale bici lui non la nominò: io mi aspettavo che il signor Marchetto, vista la sua esperienza, avesse fatto una obiezione”. Quindi conclude: “In quel momento aveva una sua valenza quella bici, in quella circostanza”.
DELITTO DI GARLASCO, MARCHETTO “REPLICA” A CASSESE
Ma cosa ha detto Marchetto su quella bici? Parlando tempo fa con Storie Italiane raccontò: “Per me le indagini non sono state fatte a 360 gradi adesso bisogna capire il perchè, se per inesperienza o per volontà. Come il discorso della signora Bermani che avrebbe visto la bici nera: sulla base di quel verbale sono andato al capannone di Stasi papà. Quando siamo arrivati ha tolto l’allarme e siamo entrati nel capannone e la bici non corrispondeva”.
“Due giorni dopo il magistrato ha emesso un decreto di perquisizione per Stasi Alberto e c’era scritto abitazione o qualsiasi altro luogo che la persona può utilizzare quindi perché non sono andati a fare la perquisizione al capannone? Io appena rientrato in caserma dissi al mio superiore di chiamare il tecnico per visionare il sistema d’allarme di modo che avrebbe dato la certezza che il giorno prima l’allarme era stato disattivato, ma il tecnico arrivò un mese dopo e i dati erano stati cancellati”.
DELITTO DI GARLASCO, LUGLI VS MARCHETTO
Marchetto fa anche notare: “La signora Bermani il 25 agosto ha integrato la sua deposizione con nuovi particolari sulla bici ma perché nessuno sulla base di questo nuovo verbale più preciso è andato a visionare la bici? Ma anche in quel caso è sempre colpa di Marchetto”.
Massimo Lugli, presente negli studi di Storie Italiane, però non ci sta: “I primi due gradi di giudizio del processo di Alberto Stasi sono falsati dall’opera di un investigatore che non ha fatto quello che deve fare”. Per poi aggiungere: “Io ho molti dubbi sulla condanna, ma sentire ritornare personaggi e cose che sono state già esaminate e stra esaminate… mi auguro che la presenza del dottor Palmegiani (nuovo consulente di Sempio al posto di Garofano ndr) contribuisca ad arrivare alla verità per un clima che si sta creando, cosa vogliamo pensare che i pensieri forti ad un certo punto bloccano il signor Marchetto?”.