A Zona Bianca, su Rete Quattro, Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, per parlare di Garlasco: cosa ha detto il noto avvocato penalista
Ampio approfondimento con il caso di Garlasco a Zona Bianca, ieri sera in diretta su Rete 4, e in studio vi era anche l’avvocato Antonio De Rensis, noto legale di Alberto Stasi. Le prime parole sono state sulle ultime novità sul giallo di Pavia, l’analisi del lembo del tappetino del bagno di casa Poggi che ha evidenziato come vi fosse solo sangue della vittima: “Fino a quando non ci sono conferme definitive preferisco essere prudente, queste sono indiscrezioni. Ricordo alla collega Taccia, collega di Massimo Lovati a cui mi permetto di replicare perchè c’è il collega presente, che il dottor Capra disse che quella spazzatura poteva essere di una settimana prima o 10 giorni prima, quindi io capisco che ci sono estratti di dichiarazioni tutti i giorni ma speriamo di trovare equilibrio e di parlare di cose concrete, reali, dette davvero da chi e perchè”.
De Rensis ha aggiunto: “Non sappiamo che cosa sia stato conservato dai Ris di Parma, presto la sapremo. Rispetto all’impronta 33 – quella che per l’accusa sarebbe di Sempio – il silenzio dell’arma dei carabinieri vuol dire che stanno piangendo o ridendo su quello che hanno sentito, se si è scambiato il muro per delle minuzie o qualcuno va a casa o qualcuno ride molto. Io propendo per avere molta fiducia nell’arma dei carabinieri, so come lavorano e li conosco piuttosto bene”. Il riferimento è al fatto che secondo il generale Garofano, consulente di Sempio, i carabinieri avrebbero scambiato le minuzie dell’impronta con delle increspature del muro.
DELITTO DI GARLASCO, DE RENSIS: “SE SI TROVA IL DNA DI SEMPIO…”
De Rensis ha aggiunto: “Per quanto riguarda le tracce di dna che si trovano nella casa, devo capire il meccanismo mentale: se troviamo quelle di Sempio è tutto normale perchè frequentava la casa, se troviamo quelle di Stasi è tutto clamoroso come se noi stessimo rifacendo le indagini su Alberto, c’è un ragionamento che non riesco a seguire. La cosa principale dell’incidente probatorio – ha proseguito – è comunque il dna sulle dita di Chiara Poggi, il resto viene fatto a corollario magari per escludere, ma l’incidente probatorio si gioca su quello, è inutile che ci prendiamo in giro, quello è l’elemento”. Una battuta sull’Estathe: “L’Estathe Stasi l’avrà bevuto la sera prima, pensare che mentre uccideva la povera Chiara abbia anche bevuto…”.
De Rensis si è quindi soffermato sugli “alibi” del 13 agosto 2007 dei vari protagonisti della vicenda, non solo Stasi ma anche Sempio, il nuovo indagato, le sorelle Cappa, la madre delle sorelle e la mamma di Sempio: “Se adesso noi guardassimo i nostri orologi ognuno fa un’ora diversa. Quando noi in una vicenda parliamo di secondi, perchè per Alberto Stasi siamo arrivati a parlare quasi di secondi, anche gli alibi degli altri devono essere valutati con i minuti e forse i secondi. Se vale ed è valso per Stasi, avrebbe dovuto valere per tutti. Mi sembra che sia stata fatta un’analisi microscopica per Alberto e macroscopica per altri”. Di nuovo sugli alibi aggiunge: “Già all’epoca erano emerse incongruenze fra racconti e testimonianze. Se all’epoca, immediatamente, avessimo saputo tutti che chi verificava tutto, magari qualche piccola imperfezione la commetteva, tipo ribaltare il pigiamino della povera Chiara, forse si sarebbe potuta fare una supervisione di quegli approfondimenti. Io ho un sogno – aggiunge – di poter fare domande all’ex capitano Cassese ma non riesco mai a incontrarlo”.
DELITTO DI GARLASCO, DE RENSIS SU MUSCHITTA
Nel corso del blocco su Garlasco di Zona Bianca si è parlato anche del famoso Muschitta, il testimone ritenuto più volte inattendibile ma le cui dichiarazioni hanno sempre provocato un po’ di perplessità. “Muschitta lo ritengono inattendibile. Il collega di lavoro Sportiello dichiara ai carabinieri che lui aveva ritrattato perchè aveva paura. Il suo è stato un percorso molto faticoso, si decide a parlare solo dopo l’arresto di Stasi: è un percorso che normalmente compie un mitomane?”, e poi si domanda: “Non ci sono altre figure che potrebbero diventare incompatibili con il proseguo delle indagini? Sono domande che mi sto facendo da un po’”. E ancora: “Se io non sapessi che Muschitta è inattendibile la telefonata che mi turberebbe di più non è quella con il padre ma quella con la direttrice, ma per fortuna sappiamo che è inattendibile”.
E ancora: “C’è un limite alla fantascienza immaginativa, Muschitta ha fatto una figura davanti a tutta Italia che è un po’ più grave di averla fatta con suo padre. Qui in queste intercettazioni non ci sono mai dei soggetti, io al telefono parlo normalmente”, riferendosi sempre alla chiamata fra Muschitta e la sua direttrice, piuttosto criptica. “Io non credo a Muschitta, ma mi interessa il meccanismo investigativo: tu che ascolti e senti queste intercettazioni, li richiami tutti e gli fai qualche domande, è questo quello che a me interessa come penalista”.
DELITTO DI GARLASCO, DE RENSIS SUL TELEFONO DEI POGGI
Sul telefono di casa Chiara Poggi a Garlasco, De Rensis precisa: “E’ stato staccato mentre stava iniziando l’aggressione per evitare che qualcuno chiamasse e nessuno rispondesse, questo significherebbe che non ci sono impronte insanguinate in quanto l’azione è avvenuta qualche secondo prima l’aggressione. Sono ipotesi, non sono granitiche come chi dice che Alberto Stasi ha percorso insanguinato tutto Garlasco in bicicletta in pochi minuti senza che nessuno lo vedesse. La cornetta – aggiunge – viene trovata attaccata ma durante l’aggressione potrebbe essere stata staccata”. E ancora: “Il giudice Vitelli ha fatto un esperimento giudiziario chiamando da fuori casa a dentro e si sentiva il telefono squillare”.
De Rensis ha quindi concluso: “Ragioniamo molto sul silenzio di chi sta investigando, nonostante arrivino attacchi da tutte le parti e questa indagine sia stata eccezionalmente peggio di Vigevano – dice ironico – ma loro stanno in silenzio e la mia esperienza mi insegna che chi sta in silenzio lo fa perchè c’è sempre un motivo, non dobbiamo pensare che ciò che emerge sia più importante di ciò che non emerge”.