Delitto di Garlasco, parla Matteo Fabbri (ex consulente di Alberto Stasi): "Nel 2007 volevamo già esaminare spazzatura, eppure ci fermarono"

Il genetista Matteo Fabbri, ex consulente di Alberto Stasi, torna a parlare del delitto di Garlasco alla luce della nuova indagine che punta il dito contro Andrea Sempio. In un’intervista a Giallo rivela che già nel 2007 volevano esaminare la spazzatura, su cui si stanno facendo ora approfondimenti nell’ambito dell’incidente probatorio, ma li avrebbero fermati.



Ora sono state scoperte 6 impronte parziali, ma già in passato fu intuito il potenziale di quegli oggetti. “Ci venne preclusa la possibilità di analizzarli“, ha dichiarato il genetista dell’Università di Ferrara. “Ci fu consentito solo di osservare una semplice documentazione fotografica del contenuto, senza poterlo esaminare direttamente insieme alle parti“.



In merito alle motivazioni, Fabbri non ha avuto alcuna spiegazione e da allora non ha mai capito perché venne alzato un muro contro quegli esami. Peraltro, quel contenuto fu sequestrato solo 8 mesi dopo l’omicidio di Chiara Poggi.

Delitto di Garlasco, impronta 33 (Foto 2025 ANSA NPK)

Era importante per capire, rispetto al contenuto, se fosse congruo e coerente con le persone che in quei giorni frequentavano l’abitazione“, evidenzia ora Fabbri, secondo cui ora andrebbe chiarito se quel materiale è ancora utile dal punto di vista forense.

DELITTO DI GARLASCO, LE ANALISI E LE TRACCE

Per quanto riguarda la nuova indagine sul delitto di Garlasco, per il genetista Fabbri la ricostruzione della dinamica non può essere effettuata solo con l’analisi delle tracce di sangue. Comunque, ritiene che siano coinvolte almeno due persone, in particolare “nel trasferimento del corpo sulla scala, ipotizzando un ‘meccanismo di trasporto’ che si basa su tracce scientifiche oggettive, come schizzi di sangue e striature di mano“.



L’ex consulente di Alberto Stasi nell’intervista al settimanale Giallo non si sbilancia sull’impronta 5 individuata vicino alla scala, perché serve un “accertamento rigoroso“, ma comunque non si può escludere che vi sia l’impronta di una mano, “piccola, forse femminile, ma non si esclude che possa essere maschile, io stesso ho una mano poco più grande di quella“. Comunque, la difesa di Stasi la misurò ma, come spiegato dal genetista, non fu mai presa in considerazione.