Delitto di Garlasco, rispunta il giallo del Dna femminile sulla scena del crimine: perché ora le tre tracce "ignote" diventano un caso. Ripartirà la caccia?
DELITTO DI GARLASCO, QUEI REPERTI NEL “CASSETTO”
Sulla scena del delitto di Garlasco, di cui stasera si torna a parlare a Filorosso, c’era un Dna femminile, che finora non è mai stato identificato. Non si tratta di una novità, perché la scoperta risale ai sopralluoghi del Ris di Parma nel 2007.
Furono trovate tracce genetiche di una donna sconosciuta in punti importanti della casa: dal reperto 57 della traccia sulla porta a soffietto della cantina, dove venne trovato il corpo, al 59 per il miscelatore del bagno, quindi il 60 riguardante la porta d’ingresso.
Il Dna non apparteneva alla vittima, Chiara Poggi. A riportare a galla questo Dna femminile è Il Tempo, ricordando che all’epoca fu analizzato, ma la caratterizzazione della traccia genetica non diede risultati utili, forse perché i marcatori genetici erano scarsi.
Infatti, quel profilo venne amplificato per provare a identificare la sequenza genetica, ma il risultato fu negativo. Non vennero, inoltre, fatte comparazioni con le donne che frequentavano la casa, nonostante la rilevanza dei punti in cui il Dna era stato trovato. Eppure, questo elemento rafforzerebbe la presenza di più complici sulla scena del delitto.
DELITTO DI GARLASCO, RIPARTE LA CACCIA AL DNA FEMMINILE?
Il Tempo fa notare che poteva essere effettuata una comparazione per esclusione con i tamponi salivari prelevati alle donne che frequentavano la casa dei Poggi prima del delitto di Garlasco. Del resto, il Dna femminile era stato individuato in punti chiave della scena del crimine, anche perché Alberto Stasi raccontò che quella porta dove era stato trovato Dna femminile era chiusa e lui l’avrebbe aperta.
Quella porta, come ricordato dal quotidiano, venne smontata ed esaminata nei laboratori dei Ris di Parma, dove però venne esclusa la presenza di impronte o del Dna di Alberto Stasi, invece era presente un’impronta digitale di Marco Poggi, oltre appunto alla traccia femminile.
Non ci furono esami per esclusione anche per il rubinetto del bagno, smontato per cercare sangue nel sifone. Stesso discorso per la porta d’ingresso. Resta da capire se la Procura di Pavia sta approfondendo anche questo aspetto nella nuova inchiesta che vede il mirino puntato su Andrea Sempio, nuovo indagato, nell’ipotesi che l’omicidio sia stato commesso in concorso.