Stefano Vitelli, giudice che assolse Alberto Stasi in primo grado, ricorda perchè non condannò l'imputato ad Iceberg: le sue parole

Stefano Vitelli, il giudice che ha assolto Alberto Stasi in primo grado in merito ai fatti di Garlasco, è stato intervistato dal programma di Telelombardia Icebeg. Per Vitelli, il processo per l’omicidio di Chiara Poggi rappresenta un “Caso paradigmatico di ragionevole dubbio, cioè di una situazione complessivamente valutata, caratterizzata da molti elementi ambigui, incerti, non risolti, a mio avviso non vi fu al termine di tutta questa verifica la emersione di indizi gravi, precisi e concordanti. Stasi stava lavorando alla tesi in mattinata e fu verificato, e questo ha portato ad una serie di problemi sulle tempistiche. L’impronta sul dispenser era un indizio ambiguo: era una impronta di Stasi assassino che si lavava dal sangue o era Stasi che la sera prima aveva mangiato la pizza e che si è lavato banalmente le mani?”.



Quindi il giudice ha proseguito: “I puzzle non riuscivano ad incastrarsi fra di loro, il dna sul pedale della bici di Stasi era un bell’indizio ma c’era il grosso problema che quella bici non corrispondeva affatto a quella vista dalla testimone attendibile Bermani. Sullo scambio di pedali non mi pronuncio perchè è un supplemento di indagine svolto in secondo grado e io per correttezza non mi pronuncio”.



DELITTO DI GARLASCO, VTEILLI. “I PRIMI CARABINIERI…”

Stefano Vitelli ha poi ricordato che inizialmente lo scenario ipotizzato a Garlasco era stato quello di un incidente domestico, una caduta dalle scale della povera Chiara: “I due carabinieri che per primi entrarono in casa Poggi a Garlasco pensavano fosse un incidente domestico, l’hanno pensato loro una volta chiamati da Stasi”.

E ancora: “Saranno stati attenti a non toccare il sangue ma era talmente tanto che qualcosa non potevi non intercettare, uno dei due ha fatto due volte il tragitto e mi pare che abbia detto che fosse sceso”.

Garlasco, Vitelli (Foto: Quarta Repubblica)



DELITTO DI GARLASCO, VTEILLI. “CHIARA POGGI…”

Quindi ha ricordato gli altri indizi dubbi nei confronti di Alberto Stasi, tutti quegli indizi che di fatto fanno gridare allo scandalo la difesa del ragazzo di Garlasco, che ha sempre spiegato di rispettare la sentenza della Cassazione ma di non condividerla “Le scarpe erano pulite, sia a livello micro che macro. Il movente di pedopornografia non è stato provato e probabilmente non sussisteva, altre ragioni non è dato conoscerle e fino alla cassazione il movente è rimasto un buco nero”.

Stefano Vitelli conclude dicendo: “Se hai un dubbio concreto e ragionevole che possa non essere stato lui, il rischio concreto è quello di mettere un innocente dentro e un innocente dentro è intollerabile per uno stato liberal democratico”. Poi chiosa: “Siamo tutti invecchiati, giudici, giornalisti, imputati e condannati, siamo tutti tornati ad occuparcene ma c’è un’unica persona a cui è stato tolto il diritto di invecchiare ed è Chiara Poggi, bisogna sempre tenere in mente questo punto”.