Delitto di Garlasco, scontro tra genetisti su impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio. Linarello: "E' dell'assassino". Lo sfogo di Capra...
L’impronta 33, che la Procura di Pavia attribuisce ad Andrea Sempio, è quella del “vero” assassino del delitto di Garlasco secondo la difesa di Alberto Stasi. Lo ha ribadito anche il dottor Pasquale Linarello, genetista e consulente del collegio che rappresenta l’unico condannato per l’omicidio di Chiara Poggi.
Intervistato da Ore 14 Sera, ha spiegato le ragioni per cui ritengono che quella traccia sia un elemento importante e perché potrebbe esserci del sangue. «È l’unica traccia su quel muro che dà anche una reazione differente rispetto alle altre tracce alla ninidrina», ha dichiarato Linarello.
Inoltre, ha spiegato che questa sostanza reagisce con la parte organica, ma quella traccia è costituita da due aree: «Una utilizzata per la comparazione dattiloscopica, ma un’altra molto più intensa, di una colorazione più violacea, che ha reagito evidentemente con la ninidrina, più scura, e quindi verosimilmente costituita da qualcosa in più rispetto alle altre impronte».
DELITTO DI GARLASCO, LINARELLO SU IMPRONTA 33
Quando gli è stato chiesto se sia possibile che i test che rilevano la presenza di sangue diano esito negativo perché effettuati su una particolare superficie di muro, Linarello ha spiegato che «la ninidrina inibisce, ma anche l’intonaco, che ha una costituzione di per sé molto basica come pH, può aver inibito e lo abbiamo dimostrato sperimentalmente».
Il dottor Pasquale Linarello ha chiarito che l’ipotesi della difesa è che la mano che ha lasciato quell’impronta sul muro non fosse grondante di sangue. «Magari si è pulito le mani in modo frettoloso e ha lasciato quell’impronta gravando su una parte, tanto più che la parte che reagisce in modo cospicuo alla ninidrina non è leggibile proprio perché c’è una pressione: le creste papillari del derma si spalmano sul muro», ha ipotizzato il genetista di Alberto Stasi.
Dunque, la loro tesi è che «non è possibile che si sia generato dopo anche il discorso del sangue, perché non ci sono schizzi, non ci sono proiezioni di sangue su quella parete». Peraltro, quell’impronta è posizionata in un punto molto alto.
LO SFOGO DI MARZIO CAPRA
«Il ragionamento che ha fatto il collega si scontra con quella che è l’evidenza», ha replicato in studio un altro genetista, Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, il quale ha ricordato le parole del primo consulente della difesa Stasi che «stroncava qualsiasi accertamento con la famosa frase “è privo di alcuna materialità analitica”». Dunque, quello che ha dichiarato Linarello per Capra «è privo di qualunque materialità analitica».
L’esperto si è lasciato andare a un duro sfogo: «Domani possiamo anche inventarci o sostenere che vedremo il famoso asino che vola. La genetica è talmente potente che magari domani nascerà effettivamente un asino con le ali. Ma fino a quando noi non lo vediamo questo asino volare, non possiamo dire: c’è un asino che vola».