L'avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, intervistato negli studi di Dritto e Rovescio: scopriamo che cosa ha detto
L’avvocato Massimo Lovati è stato intervistato ieri sera dal programma di Rete 4 Dritto e Rovescio, e le prime parole sono state sulle tracce di dna trovate sulle unghie di Chiara Poggi e che secondo l’accusa apparterebbero ad Andrea Sempio. Una tesi che ovviamente Lovati rimanda al mittente: “Sappiamo che i reperti organici riscontrati sulle unghie di Chiara Poggi non esistono più e al posto di questi reperti c’è un grafico, elettroferogramma, c’è una perizia della corte d’assise d’appello bis che ha condannato Alberto Stasi, perizia del prof De Stefano che in contraddittorio ha concluso che quei reperti non sono equiparabile né con Stasi né con chiunque altro, quindi perchè continuiamo a dire che sotto le unghie di Chiara c’è il dna di Sempio, quando il dna di Sempio è stato appreso a marzo”.
“Lo dicono – ha continuato – perchè copiano le consulenze tecniche del 2017 che avevano compiuto tramite una investigazione di una non meglio identificata Skt, che adesso sappiamo come è andata a finire, che avevano preso oggetti presuntivamente, senza mai dimostrarlo, provenienti da Alberto Stasi, li avevano analizzati e avevano detto che il dna poteva essere equiparabile con quello di De Stefano. Ma la procura di Pavia di allora e il Gip di Pavia hanno archiviato dicendo che si è trattato di un maldestro tentativo di riaprire le indagini e questo decreto non è stato impugnato ed è in giudicato, la posizione di Sempio del 2017 è archiviata con un decreto passato in giudicato”.
DELITTO DI GARLASCO, LOVATI CONTRARIO ALLE ACCUSE SU SEMPIO
Quindi Massimo Lovati contesta l’accusa nei confronti del suo assistito, quella di omicidio in concorso con altri, una tesi che secondo lo stesso penalista non sarebbe dimostrabile: “Io non ho partecipato al processo che ha visto la condanna di Alberto Stasi, ma ne conosco solo dei pezzi ma io critico fermamente la nuova indagine della procura di Pavia che per riaprire il caso ha dovuto aggiungere il concorso che prima non c’era perchè se no non avrebbe potuto riaprire l’indagine, Stasi e Sempio sono passati in giudicato e quindi un omicidio volontario non poteva essere riaperto, quindi la procura di Pavia si è inventata il concorso. Su quali basi ha introdotto questo capo di imputazione?”.
Lovati ha proseguito: “C’è una impronta sola di scarpe della casa, c’è stato un processo lungo sette anni che ha visto più pubblici ministeri, procuratori generali, giudici popolari, che han sempre discusso dell’omicidio di una persona. Questa è la giustizia del diavolo, si parte dalla fine per andare all’inizio, siccome hanno messo il concorso adesso devono andare a cercare i complici, i concorrenti, se no non sta in piedi. Stanno cercando gli elementi surrettizi ad un capo di imputazione che ho sempre definito ondivago, non sicuro, perchè non permette la difesa, ci sono le parentesi, ma io le parentesi le ho viste in algebra, non nei capi di imputazione”.
DELITTO DI GARLASCO, LOVATI: “VOI OSANNATE QUESTI INQUIRENTI MA…”
E ancora: “Questi inquirenti li osannate mentre il dottor Venditti lo demolite, è una storiella che mi fa sorridere, queste parentesi non c’entrano niente con la giustizia, stanno cercando i concorrenti per tenere in piedi”. Quindi eloquente, facendo esplodere in una risata lo studio di Dritto e Rovescio, Massimo Lovati aggiunge: “Questi non hanno capito un ca*, non c’è niente da cui si evince un concorso”, per poi precisare che: “Per riaprire la prossima volta l’indagine parleranno di omicidio preterintenzionale, l’omicida non voleva uccidere Chiara Poggi le ha dato uno schiaffone ed è morta, l’indagine deve partire da un fatto certo, c’è una sola impronta in casa”.
“Ci sono tante tracce perchè sono entrati cani e porci in quella casa, ci sono stati i sopralluoghi, in 18 anni quante impronte, ci sono anche le mie impronte lì dentro”. Simpatico il finale del blocco di Dritto e Rovescio dedicato a Garlasco, con l’avvocato De Rensis che ha chiosato: “L’amico Massimo se adotta la tecnica del negazionismo, non mi meraviglierei se tra un po’ dicesse che non esiste la procura di Pavia”.