Delitto di Garlasco, ricorso dell'ex procuratore Venditti contro sequestri pc e telefono. Intanto i pm di Brescia esaminano oltre 800 telefonate

L’ex procuratore Mario Venditti passa al contrattacco: accusato di corruzione in atti giudiziari in relazione alla sua richiesta di archiviazione nell’indagine sul delitto di Garlasco del 2017, ha fatto ricorso al Riesame per rientrare in possesso del suo cellulare e dei suoi dispositivi elettronici sequestrati durante la perquisizione di venerdì. Dell’indagine si parlerà a Quarto Grado, che riaccenderà i riflettori sull’omicidio di Chiara Poggi.



Intanto emerge che il documento è stato depositato dal suo legale nella giornata di ieri: l’avvocato Domenico Aiello parla di “distorsione della funzione requirente” in riferimento all’indagine “in aperto contrasto” con un giudicato, la condanna definitiva di Alberto Stasi. Stando a quanto riportato dalla Provincia Pavese, questa mossa sarà utile per capire se ci sono altri elementi contro Venditti, non indicati nel decreto di perquisizione.



Sono quattro i punti chiave del ricorso dell’ex pm, a partire dalla mancanza di gravi indizi per muovergli l’accusa di corruzione. Ma si ritiene anche che non c’erano motivi d’urgenza per procedere con la perquisizione.

Andrea Sempio esce dalla caserma dei Carabinieri con i suoi avvocati (Foto 2025 ANSA/MATTEO CORNER)

La difesa segnala anche la mancanza di criteri e motivi per ritenere che vi sia una prova di reato nei dispositivi di Venditti. Aiello definisce “un’attività esplorativa e arbitraria” quella della procura di Brescia, al fine di “violare la dimora e la privacy di un privato cittadino“.



DELITTO DI GARLASCO, SI INTRECCIANO LE INDAGIN DI BRESCIA E PAVIA

Nel frattempo, prosegue l’indagine della Procura di Brescia, con oltre 800 file, tra audio e tabulati, da esaminare. Se le intercettazioni riguardano i giorni a ridosso dell’interrogatorio di febbraio, i tabulati partono dal gennaio 2017, abbracciando un periodo più ampio.

La Provincia Pavese riporta, ad esempio, i contatti tra Andrea Sempio e Silvio Sapone, che all’epoca era responsabile della polizia giudiziaria e che – lo precisiamo – non è indagato. I tabulati mostrano che il 21 gennaio Sapone avrebbe chiamato tre volte Sempio, che lo avrebbe a sua volta ricontattato il giorno dopo con due telefonate di 5 minuti e 52 secondi, ma c’è anche un sms.

Non è disponibile il contenuto dei contatti, ma sono ritenuti sospetti dagli inquirenti bresciani, anche perché Sapone non ne avrebbe fatto relazione.  Il suo legale ha fatto sapere che quelle telefonate a loro non risultano, per cui approfondiranno la questione. “Sapone ha conosciuto Sempio in procura per l’interrogatorio“, ha ribadito l’avvocato Massimo Marmonti.