Delitto di Garlasco, sulla gamba di Chiara Poggi ferita da scarpa col tacco/ C'era una donna con l'assassino?
IL GIALLO DELLA FERITA SULLA GAMBA DI CHIARA POGGI
Dalla nuova inchiesta sul delitto di Garlasco stanno emergendo elementi che sembrano suggerire la possibilità di un complice. Gli investigatori della Procura di Pavia che stanno riesaminando il caso hanno individuato nuovi indizi che potrebbero far pensare che sulla scena del crimine non vi fosse solo una persona: il sospetto è che l’assassino non abbia agito da solo, ma che fosse presente una donna. Sul corpo di Chiara Poggi, infatti, furono trovate impronte di scarpe.
Una era compatibile con la scarpa Frau numero 42 che è stata associata ad Alberto Stasi, unico condannato per l’omicidio. L’altra impronta è diversa e, secondo quanto riportato da Il Giorno, è tornata all’attenzione degli inquirenti, perché non corrisponde alla scarpa dell’allora fidanzato della vittima, ma potrebbe essere quella di un’altra persona, probabilmente una donna, per via di una ferita riscontrata sulla coscia sinistra di Chiara Poggi.
L’ipotesi è che sia stata causata da un tacco o dalla punta di una scarpa, ma quelle di Stasi potevano aver causato quel tipo di ferita. In virtù del fatto che la ferita sulla coscia sembra causata da una scarpa con tacco, si apre l’ipotesi che una donna fosse presente nella villetta di Garlasco e che passa aver infierito sul corpo della vittima mentre stava per morire o dopo che era già morta.
DELITTO DI GARLASCO, SI ALLUNGA LA LISTA DEGLI ACCERTAMENTI?
Nel frattempo, la Procura di Pavia ha deciso di ampliare la lista delle persone a cui sarà prelevato il DNA per i nuovi accertamenti. Non ci sono solo le cugine Stefania e Paola Cappa e gli amici di Marco Poggi, oltre agli investigatori e al medico legale che entrarono nella villetta, perché il giudice ha dato il via libera alle parti per includere altre persone. Dunque, legale e consulenti stanno valutando la possibilità di richiedere il prelievo in una clinica di Milano anche ad altri.
Gli inquirenti hanno anche acquisito gli atti dell’inchiesta sul ricatto a luci rosse di don Gregorio Vitali, ex rettore del santuario della Bozzola, vicenda per la quale sono stati condannati due uomini che però al momento della sentenza erano irreperibili. Invece, il nipote di uno dei due è in carcere e da lì ha scritto un memoriale, trasmesso dai suoi legali alla Provincia pavese, in cui sostiene di aver appreso dallo zio di un legame tra il delitto di Garlasco e l’inchiesta sul santuario, una vicenda tutta da verificare.
