È stata da poco istituita una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti della transizione demografica
Pochi giorni fa la deputata Elena Bonetti, eletta con l’allora “terzo polo” e attuale parlamentare di Azione, è stata nominata Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti della transizione demografica. A tale commissione, istituita con delibera il 31 luglio 2024, viene dato il compito di indagare sui fenomeni connessi alla crisi demografica, con riferimento ad alcuni particolari aspetti:
“Lo spopolamento, l’invecchiamento medio della popolazione, la longevità e i conseguenti effetti economici e sociali, la composizione dei nuclei familiari, il contesto abitativo, lavorativo e culturale, la mobilità residenziale della popolazione, il mercato del lavoro, il tasso di occupazione e disoccupazione, le prospettive del welfare e della produttività economica, l’impatto dei cambiamenti demografici sui bilanci pubblici, i flussi migratori, la distribuzione dei servizi sociali e sanitari, la promozione della salute e la prevenzione delle malattie, le competenze e la formazione delle diverse fasce generazionali e nelle diverse aree del Paese” (delibera del 31/07/2024).
La nomina a Presidente di commissione della deputata è sempre stata abbastanza scontata, soprattutto per il suo curriculum nella precedente legislatura, avendo ricoperto il ruolo di ministro della Famiglia con il Governo Conte II e, soprattutto, con il Governo Draghi, sostenuto da una maggioranza di larghissime intese. Il profilo della Bonetti, dunque, rimane uno di quelli che tutti i partiti politici possono accettare: di fatto può godere di un apprezzamento bipartisan.
La composizione stessa della commissione, votata all’unanimità, conferma come questo problema voglia essere affrontato, almeno a parole, da tutti i partiti: se l’emergenza è nota, il problema rimane relativo alle soluzioni da approntare, che per funzionare devono svicolarsi dalle logiche di partito, politiche ed elettorali e dalle ideologie intorno al tema della natalità. La commissione è attualmente composta da 20 membri, di cui 9 dell’opposizione e 11 della maggioranza.
La vera questione, al di là dei rapporti parlamentari e dell’elezione della stessa Bonetti, riguarda l’utilità di questo strumento creato dal Parlamento: se il compito è quello di indagare sul fenomeno e dare qualche prospettiva, sembra che la commissione stessa parta azzoppata, con grave ritardo. Il problema dell’inverno demografico è noto da tempo, così come i dati relativi al prossimo futuro, allo spopolamento e a tutti gli altri temi indicati nella delibera, mentre a mancare sono delle soluzioni strutturali che vadano oltre le logiche citate: sono anni che il tema del quoziente familiare viene proposto senza poi vedere nulla di concreto attuarsi, se non le recenti “detrazioni familiari” approvate nell’ultima Manovra, un segnale utile ma non ancora sufficiente.
Con l’approvazione della commissione parlamentare il rischio è quello di far avverare le parole di Craxi, quando parlando dei problemi della Nazione diceva: “Se non vuoi risolvere un problema allora nomina una bella commissione”. L’augurio è che non sia così.
Agli Stati Generali della Natalità a Milano dello scorso dicembre il Ministro dell’Economia Giorgetti, intervenendo in collegamento, aveva aperto alla possibilità di creare un’Agenzia per la natalità, forse più utile di una commissione che esamini per l’ennesima volta i danni e le criticità che la crisi demografica già ora sta provocando. Anche questa Agenzia, però, per essere efficace, deve avere degli obiettivi e dei poteri chiari e soprattutto non essere una scatola vuota.
L’altro rischio che questa commissione può nascondere è quella di entrare in temi che non la riguardano, com’è stato accennato in una recente intervista alla Presidente a proposito del suicidio assistito/fine vita: è vero che l’inverno demografico, unito a un alto tasso d’invecchiamento, pone il tema della cura e quindi un parziale ripensamento del sistema sanitario, ma questo non vuole dire entrare in tematiche etiche molto più grandi di quelle per cui la commissione è stata nominata.
La domanda, quindi, è se questa commissione funzionerà o se, forse, non si è arrivati in ritardo e sia necessario un altro strumento, ben più potente e strutturato.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.