“DI MAIO CONTRABBANDA VACCINI”/ Perché l’Ue tiene ancora secretati i contratti di Pfizer?

- Marco Zacchera

Il sipario di Edi Rama sulla combutta con Di Maio nell'esportazione di vaccini distoglie da un problema molto più serio: cosa nasconde l'Unione Europea?

sondaggi politici il premier Mario Draghi con Luigi Di Maio (M5s), ministro degli Esteri (LaPresse)

Ci si può scherzare sopra quanto si vuole sul siparietto del premier albanese Edi Rama che tranquillamente spiega – ridacchiando – di aver organizzato l’anno scorso una operazione di “contrabbando” di vaccini Covid tra Italia ed Albania, visto che la Pfizer si rifiutava di fornirli al Paese balcanico, ma Rama – forse involontariamente – ancora una volta ha sollevato il problema: quanto sono costati e costano i vaccini Covid e con quali contratti europei sono stati comprati?

Rama ha parlato della “sponda” avuta dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che favorì l’operazione chiamando in causa i servizi segreti, ma la questione scandalosa e drammatica è che ad oggi – in piena somministrazione della quarta dose – ancora non si sa quanto l’Europa abbia pagato e paghi i vaccini a Pfizer e Moderna, con quali contratti siano stati comprati, con quali clausole e quali siano stati i dirigenti europei coinvolti nelle forniture. Risposte che sono state negate non soltanto al grande pubblico, ma perfino a quei numerosi deputati europei che più volte lo hanno chiesto a Strasburgo, ma a cui si è concretamente risposto soltanto con uno scandaloso silenzio.

Il caso dell’Albania, tenuta ai margini delle forniture perché i vaccini aveva difficoltà a pagarseli, ha nuovamente scoperchiato uno dei più brutti “affari” cui Ursula von der Leyen non vuole rispondere e che chiama in causa tutta la Commissione che ha scelto alcuni vaccini bocciandone altri e quindi coinvolge anche l’Agenzia europea del farmaco (Ema) che ne ha avallato le mosse.
Fuori dall’ Europa mezzo mondo si è vaccinato con i vaccini russi e cinesi che – pur considerati meno sicuri – di fatto costavano molto meno, mentre l’Europa ha scelto Pfizer e Moderna dopo la “squalifica” di AstraZeneca. Una “gara” a colpi di indiscrezioni giornalistiche che ha demolito il prodotto della multinazionale anglo-svedese facendo vincere a mani basse il ben più costoso prodotto americano con aziende che hanno goduto di enormi profitti.

Ancora non si sa se il comportamento europeo sia stato effettivamente basato su dati corretti o se abbiano contato molto anche le spinte e controspinte politiche e finanziarie di chi ha realizzato un profitto colossale sulla pelle di centinaia di milioni di europei, con margini paragonabili solo alle successive speculazioni sul prezzo del gas, ma sempre nel tacito assenso o perlomeno l’assoluta impotenza dei vertici europei.

Giusto per dare un’idea, secondo i dati non ufficiali raccolti da Ocpi (Osservatorio sui conti pubblici italiani) e Anac pubblicati il 22 febbraio di quest’anno, un vaccino AstraZeneca sarebbe costato all’ Europa intorno agli 1,79 euro contro i 22,82 euro (ventidue!) pagati – si presume, perché ufficialmente non si sa – a Pfizer e Moderna. Con tutta la cautela del caso circa la raccolta dei dati – difficile proprio per l’evidente boicottaggio a fornirli – siamo davanti ad una problematica di 2,8 miliardi di euro, ovvero 10 euro per europeo!

Sarebbe ora che ci fossero quindi indagini serie a rassicurare tutti sui traffici più o meno sussurrati che sono girati e girano a Bruxelles e dei quali spesso si colgono solo le punte degli iceberg. Ma perché questa mancanza di trasparenza, perché non arriva – anche (e soprattutto) dall’Italia – la richiesta formale di chiarimenti su tempi, prezzi, fornitori, concorrenza e personaggi coinvolti? L’occasione di un nuovo scenario politico italiano può anche servire ad esercitare una forte pressione su Gentiloni perché si faccia interprete di questa necessaria trasparenza che sale dal basso e che le battute di Edi Rama hanno solo nuovamente riportato all’attenzione, anche perché – era il caso albanese – “niente soldi, niente vaccini”, alla faccia dei valori umanitari.

Il tempo è maturo: siamo alla quarta dose (venduta carissima pure questa), ma stavolta non c’è più l’emergenza e i vaccini vengono tuttora venduti a 15-20 volte il loro presunto costo industriale, altro che il corretto ammortamento delle spese di studio a suo tempo sostenute.

Questa trasparenza è necessaria, ne va non solo di una credibilità dei vertici dell’Unione, ma anche per convincere milioni di persone che il vaccino sia non solo sicuro ma soprattutto effettivamente utile. Non solo a rimpinguare un grande business.

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