Il Presidente argentino Milei ha incassato l'appoggio di Trump, ma ora occorre una svolta nelle politiche interne
Il sostegno Usa al Governo argentino di Javier Milei, sia da parte del segretario al Tesoro Bessent (che ha elargito un prestito di 20 miliardi di dollari via SWAP) che dello stesso Presidente Trump, ha contribuito sicuramente a risolvere una situazione che sembrava destinata alla tragedia, visto che le azioni argentine hanno recuperato e il cambio peso/dollaro ha raggiunto la stessa quotazione di qualche giorno fa.
L’Argentina rappresenta difatti per gli Usa una nazione importantissima per la guerra economica e di potere con la Cina, visto che il Paese in questi anni ha scoperto giacimenti sia di terre rare che di altri minerali di dimensioni notevoli e dispone pure di fonti energetiche che, dovute alla scarsità di popolazione in un territorio grande 34 volte la nostra Italia, diventano una risorsa destinata all’esportazione sulla quale è doveroso mettere le mani prima che lo faccia il gigante asiatico.
Ma al di là di questo vero e proprio cerotto messo sulla ferita aperta da decisioni incomprensibili dello stesso Governo Milei (precisiamo: della sorella pasticciera nominata Segretario di Stato) pare che l’intervento odierno statunitense sia solo il primo, importante passo al quale, senza alcun dubbio, seguiranno altri più forti in grado di guidare le politiche mileiste verso un programma più logico che permetta all’Argentina di uscire forzatamente da una crisi che potrebbe raggiungere il culmine proprio in ottobre, nel caso di sconfitta elettorale alle consultazioni provinciali.
Ora le pressioni di certo tenteranno di convincere il Presidente argentino a liberarsi una volta per tutte del potere parentale della sorella e di dirigersi verso politiche che riportino a una realtà di bene comune nella quale lo Stato riconquisti il suo ruolo con investimenti in settori che contribuiscano ad aiutare la gente a uscire da una crisi nella quale la maggior parte delle famiglie non arriva a fine mese, nonostante dati di inflazione completamente differenti da quelli disastrosi di solo due anni fa.
I primi segnali già si intravedono, come quello di destinare le cifre che hanno finanziato milioni di sussidi fasulli alla sanità pubblica e a un aumento delle pensioni.
Però il problema centrale alla fine è sempre lo stesso: nonostante il chiaro appoggio di Trump e il fronte del partito Pro dell’ex Presidente Mauricio Macrì pronto ad allinearsi nella gestione del potere con un programma di riforme sensate, potrà Milei liberarsi del giogo parentale?
Se non lo potrà fare le dimissioni saranno l’unica strada percorribile e, come da noi anticipato da tempo, gli subentrerebbe la vice Victoria Villaruel per poi costruire quella forte alternativa al peronismo (pure lui in gravi difficoltà) che, spalleggiata dagli Usa darebbe il via a quell’Argentina finalmente Repubblicana che attende da oltre 70 anni di iniziare.
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