DIARIO BRASILE/ La condanna di Bolsonaro e le giravolte di Lula

- Arturo Illia

L'ex Presidente del Brasile Bolsonaro è stato condannato dal Tribunale elettorale. Per Lula non è comunque un buon momento

Lula Rosangela Silva Lapresse1280 640x300 Lula e sua moglie Rosangela (Lapresse)

Il Tribunale superiore elettorale (Tse) del Brasile venerdì scorso ha condannato l’ex Presidente Jair Bolsonaro e l’ha dichiarato ineleggibile per un periodo di otto anni. Il voto che poi è risultato decisivo nella questione è stato dato dalla Ministra Carmen Lucia, attuale Presidente della stessa entità. Per questo la maggioranza della Corte è convinta che l’ex Presidente abbia commesso un abuso di potere politico, a uso improprio mediatico, durante un incontro con circa 40 diplomatici stranieri, avvenuto il 18 luglio del 2022, durante il quale attaccò il sistema elettorale brasiliano, suggerendo la partecipazione delle Forze armate nel controllo del voto, correggendone gli sbagli, vista la criticità ed estrema debolezza da eventuali attacchi del sistema informatico che lo governa.

La Ministra in questione ha quindi adottato le stesse ragioni che erano state espresse dal Partito dei lavoratori di Lula, favorendo in tal modo una decisione che era nell’aria anche per la ragione che lo stesso Tribunale, fortemente influenzato dal PT, aveva a suo tempo invece permesso a Lula da Silva, condannato a 11 anni di carcere, di potersi presentare alle elezioni (che poi vinse per una manciata di voti) per la caduta in prescrizione di parte dei reati di cui era accusato.

Una decisione che quindi, a detta di molti osservatori, puzza di essere, per usare un termine tanto caro al grande Sandro Ciotti, un “tiro telefonato” che fa parte di un sistema di difesa a oltranza di un attuale Presidente che, ricordiamolo, ha disatteso molte promesse elettorali e portato il Paese a una crisi economica paragonabile a quella del 1996 e in una situazione gravissima, visto che in questi giorni pure la Volkswagen, a causa della stagnazione del mercato interno, si è vista obbligata a interrompere la sua produzione.

Come i lettori che ci seguono sanno, chi scrive non è “partigiano” di nessuno dei due contendenti, anche se per ragioni differenti: bisogna però riconoscere che il leader della destra conservatrice, pur se detentore di uno stile comunicativo molto “singolare” e poco condivisibile in alcune opinioni, dal punto di vista economico, in piena crisi Covid, aveva saputo creare un Governo di tecnici e esperti che, nel giro di pochissimo tempo, aveva fatto decollare il Brasile non solo a livello di economia continentale ma anche mondiale, come l’unica nazione in piena deflazione monetaria, fatto più unico che raro specie nella trascorsa crisi sanitaria planetaria.

Il cambio decretato dalle ultime elezioni ha portato alla ribalta un Lula che ha rimediato risultati negativi non solo nelle sue politiche economiche, ma anche a livello di relazioni internazionali con giravolte diplomatiche ed evoluzioni da far invidia alle Frecce tricolori nostrane, al punto che durante il suo giro di visite in Europa non ha goduto delle stesse accoglienze passate ed è stato contestato sia in Portogallo, da un folto gruppo di manifestanti, che in Francia, dove diversi mezzi di informazione che lo appoggiarono in passato hanno espresso critiche al suo attuale operato.

Ma come fa un leader che dovrebbe avere una grande esperienza (visto che ha occupato la carica di Presidente del Brasile per diversi anni) a cadere in contraddizioni continue che lo stanno portando in una situazione pericolosa, visto che pure molte frange dei suoi ex sostenitori non lo considerano più e anzi lo contestano?

La risposta sta nell’analisi dei suoi discorsi che, per coloro che lo conoscono bene, non sono farina del suo sacco, ma rappresentano l’influenza della sua attuale moglie (la terza), la sociologa Rosangela Lula… Da Silva ovviamente.

“Moltissimi sono convinti che lei stia collaborando con qualcuno per spingere suo marito in una certa direzione politica”, ci dice l’amico Luciano De Faveri dal Brasile, “e bisogna tener presente che all’interno del PT è attualmente in corso un grosso conflitto ideologico tra uno zoccolo duro del partito che vorrebbe una conversione totalmente filo venezualana (o chavista che dir si voglia, ndr), mentre dall’altra la fetta che raggruppa i ‘democratici’ è molto ‘radical-chic’ modello Pd-Ztl italiano. E Lula sta rilasciando affermazioni che contraddicono lui stesso o, per meglio dire, rappresentano tutto il contrario del refrain usato in campagna elettorale. Inimicandosi una grande fetta di elettori storici del partito, anche per i risultati disastrosi a livello sia economico che finanziario del Paese”.

Ora la cara Rosangela (chiamata Janja) è decisamente, fin dalla sua iscrizione al PT, parte della frangia estremista del partito e quindi lo spinge nel concetto gramsciano che trasforma l’avversario politico in nemico, estremizzando la faccenda. E coinvolgendo in ciò anche il marito. Con un rischio notevole per il futuro politico di Lula, perché dall’altro lato (politico) del PL di Bolsonaro sta emergendo, in forma quasi sotterranea ma decisa, una candidatura che pare quasi uno scherzo del destino: quella dell’attuale moglie dell’ex Presidente, Michelle.

Attivista ed educatrice per sordi, figlia di un conducente di autobus, Michelle de Paula Firmo Reinaldo… in Bolsonaro è una persona, lo ripetiamo, molto discreta, ma fermissima nei suoi ideali che, secondo diversi esperti politici e media del Paese, potrebbe candidarsi alla presidenza del Brasile del dopo-Lula.

È estremamente amata nel Paese proprio per il suo modo di agire e, ovviamente, nel caso di elezioni, vista la sua innata simpatia e stile, avrebbe moltissime probabilità di vittoria, anche perché otterrebbe i voti di frange elettorali di solito appartenenti al PT.

Quindi il prossimo futuro potrebbe concretarsi in una sfida di mogli per la presidenza e chissà che questa partita non sia ormai prossima dal disputarsi!

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