La condanna di Jair Bolsonaro riaccende lo scontro politico in un Brasile che sembra essere sempre più diviso in due
La Corte suprema di Brasilia ha ritenuto l’ex Presidente Jair Bolsonaro colpevole di tentato golpe contro Lula Da Silva, attuato nel 2022 dopo aver perso le elezioni. Insieme a lui sono stati condannati tre generali, un ammiraglio, un tenente colonnello e due civili che, secondo l’accusa, avevano partecipato alla manovra.
La sentenza non è ancora definitiva, visto che ci saranno altri gradi del processo, ma a causa di un decreto fatto dallo stesso Bolsonaro quando era Presidente, e che prevede l’ineleggibilità a nessuna carica dello Stato per reati legislativi (manovra denominata “Ficha limpia”) potrebbe rimanere ineleggibile fino al 2062, perché alla fine della pena si applicheranno ulteriori 8 anni di inaccessibilità alle cariche governative.
La giudice Carmen Lucia, della prima sezione della Corte suprema brasiliana, ha dunque raggiunto una maggioranza di 3 a 1 per emanare una condanna basata, secondo lei, su prove incontestabili. L’unico voto contrario è stato quello di Luiz Fux, che ha dichiarato come le preseunte prove siano in realtà inesistenti e per questo motivo la difesa dell’ex Presidente presenterà ricorso.
Abbiamo già trattato il tema, peraltro scandaloso, della giustizia in Brasile, nelle mani di Alexandre De Moraes che è amico di lunga data di Lula e che ha occupato incarichi sia nel Supremo Tribunale Federale (di cui fa ancora parte), ma è stato ministro della Giustizia fino al 2024.
Da notare che pure Lula, a suo tempo, venne condannato per il suo ruolo nel coprire i responsabili del caso di corruzione denominato “Lava Jato” (la Mani Pulite brasiliana), ma che poi, proprio a causa dell’intervento di De Moraes, venne prosciolto dalle accuse perché ci si accorse che gli ex Presidenti brasiliani possono essere giudicati solamente dal Tribunale di Brasilia (mavalà!) e quindi si annullò la condanna e il caro Da Silva potè partecipare alle elezioni.
In pratica i dubbi sulla sentenza attuale sono giganteschi e i più la vedono come una vendetta perpetrata dall’attuale Presidente e da una giustizia che ha ormai preso un preciso orientamento politico, di cui è succube.
Gli Stati uniti, per bocca dello stesso Presidente Trump, ha commentato che il caso del suo alleato brasiliano richiama alla memoria un’accusa simile a quella lanciata a lui anni fa, ed è quindi entrato in una disputa molto profonda con Lula e il Brasile fatta di dazi, fatto al quale Lula ha risposto che il suo Paese saprà replicare alle sanzioni.
Ora, più in là della questione che coinvolge due personaggi che sicuramente non sono scevri da “peccati”, bisogna ricalcare come una potenza anche economica (il Brasile) sia caduta in una disputa tra due populismi che in pratica ha spaccato in due il Paese, un po’ come in Argentina, ma anche, dobbiamo sottolinearlo, in una Ue profondamente spaccata e guidata da personaggi inqualificabili a livello di statismo e più assimilabili a strategie finanziarie che pregiudicano il funzionamento delle Repubbliche.
Ora la conduzione di Lula, al suo terzo mandato, si è rivelata disastrosa perché ha in pratica delegato all’STF il controllo del Paese, dandogli un potere immenso che sta investendo anche la libertà di espressione, con manovra tese a reprimere e controllare anche la rete, con provvedimenti ad hoc tesi a maneggiarla con la censura a portata di mano.
Anche per la partecipazione massiva alle varie manifestazioni che sono state organizzate su tutto il territorio si può dire che l’attuale Presidente non sia assolutamente gradito alla gente, se non alla sua rappresentanza politica di una certa “sinistra” che ormai, come in diverse parti del mondo, si è trasformata in un movimento Radical-chic ZTL a pensiero unico.
Ormai manca poco al primo turno per le elezioni presidenziali (che si svolgeranno il 4 ottobre del prossimo anno) e sarà curioso vedere se la lotta a colpi bassi tra i due contendenti sarà superata dalla volontà dei nuovi candidati (uno dei quali potrebbe essere la seguitissima e preparata moglie di Bolsonaro Michelle) di ritornare a una normalità politica fatta attraverso la restaurazione dei principi repubblicani e sopratutto di una giustizia indipendente, della quale si sente una profonda mancanza nel mondo occidentale.
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