Chi ha ricevuto gli auguri di buon anno da Silvio Berlusconi è rimasto scioccato. Il già presidente del Consiglio, del Milan, di Fininvest, di Mediaset, del Pdl e ancora per poco di Forza Italia dà ormai per scontato di essere eletto presidente della Repubblica.
Non ha fatto il consueto giro di telefonate dicendo: “penso di candidarmi se ci sono le condizioni”. No. Ha detto invece: “da febbraio comincia il lavoro per sostenere dal Quirinale le riforme che un paese come il nostro non può più rinviare, a cominciare da quella del Csm”…
Vede il traguardo sempre più vicino, Silvio. Ci sono chiari segni di cedimento anche nel Pd, dove uomini come Andrea Marcucci, particolarmente inviso all’attuale segretario Enrico Letta, intendono giocarsi la carta della vita finendo la carriera nell’orbita di Arcore, scavalcando a destra lo stesso Renzi. Così metteranno in crisi Letta e daranno sostanza a coloro che spingono per un avvicinamento tra ciò che resta di Forza Italia ed il Pd degli scontenti.
E men che meno Silvio teme uno scherzo come quello patito da Romano Prodi nel 2013. È convinto di avere in pugno i consensi dei gruppi parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia. A più di uno ha giurato che conta su Giorgia e Matteo, se non vogliono fare la fine di Gianfranco Fini sui media di centrodestra.
È scatenato il Berlusconi quirinalizio. Gode al pensiero di raggiungere l’obiettivo con i voti di molti di quei grillini che lo dileggiavano. All’appello mancano per il momento nei conti della fida Ronzulli solo i voti dei ministri di Forza Italia.
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