Undici anni fa si verificò il tristemente noto disastro di Fukushima, la centrale nucleare giapponese che venne colpita da uno tsunami, causando la fuoriuscita di materiale radioattivo. Oggi si scopre che quel disastro si sarebbe potuto evitare semplicemente… con un muro. A sostenere questa tesi è lo scozzese Andrew Leatherbarrow, un grafico 35enne autore di inchieste che dopo “Chernobyl 01:23:40”, ha dato vita a “Fukushima” per esaminare appunto le cause del secondo più grave incidente nucleare della storia. «Il disastro di Fukushima – scrive Leatherbarrow, come si legge su Il Venerdì – viene narrato come una fatalità, ma Onagawa ci dice che non è così: colpita dallo stesso tsunami, restò indenne, dimostrando che dietro alla distruzione dell’altro impianto, in cui esplosero tre dei sei reattori perché l’acqua di mare ne bloccò il raffreddamento, ci fu una grossa responsabilità umana».
A fare la differenza il fatto che il presidente della Tohoku Electric, proprietaria appunto di Onagawa, fece costruire un muro di protezione sul mare alto 13 metri, per prevenire un eventuale tsunami. «Fukushima fu protetta da un muro di soli cinque metri – le parole dell’autore scozzese – nel 2006 un rapporto avvertì che con un grande tsunami la centrale sarebbe finita sott’ acqua: ai dirigenti l’evenienza sembrò troppo remota per spenderci soldi».
DISASTRO FUKUSHIMA EVITABILE CON UN MURO: “NESSUNO VOLEVA DISTURBARE LA CENTRALE…”
Nonostante una tragedia annunciata, quindi, l’azienda, secondo Leatherbarrow sottovalutò il problema non attrezzandosi di conseguenza. In generale però, fu un errore di tutti: «Ma imprenditori, politici, agenzie di sicurezza e giornalisti, erano tutti uniti per non disturbare l’unica fonte che poteva garantire l’autonomia energetica. Così lasciarono che fosse l’industria a scrivere le norme di sicurezza, non controllarono l’applicazione, negarono le critiche e tentarono di coprire altri incidenti. Ora che il nucleare sta tornando in Giappone, in funzione climatica, si spera che il tema sia preso sul serio». Intanto la centrale di Fukushima resta lì, contaminata, nessuno sa come smontarla ne ripararla e le acque invase dal trizio si è deciso di buttarle in mare.