I NUMERI CHOC SULLA DISFORIA DI GENERE IN REGNO UNITO: LO STUDIO DOPO LO SCANDALO TAVISTOCK
Cinquanta volte in più: i numeri che arrivano dal Regno Unito sui casi (presunti) di disforia di genere raccontano di una crescita choc di minori che si identificano con un genere diverso da quello di nascita. Si passa infatti da circa 200 casi registrati nel 2011 agli oltre 10mila del 2021, un aumento appunto di 50 volte circa in un solo decennio, I numeri mostrati dalla ricerca dell’Università di York – e presentati sul “Times”, principale quotidiano UK – racontano di una problematica avvertita in maniera sempre più ingente da famiglie, scuole e bambini in larga parte del Regno Unito.
Al netto di comprendere se un aumento “monstre” sia dovuto dalla “moda”, dal condizionamento dell’opinione pubblica, o ancora dai disagi giovanili o da un’improvvisa presa di coscienza delle problematiche gender, sono i numeri a parlare: 10mila minori che si identificano come “trans” e vorrebbero intraprendere un percorso per il cambio sesso, questo emerge dall’analisi delle cartelle cliniche dei medici di base inglesi. Più di 10mila bambini e ragazzi si sono identificati come trans, o comunque hanno sofferto del disagio gender, suggeriscono come la tematica della disforia di genere sia ancora un tema chiave dopo lo scandalo della clinica Tavistock di Londra che ancora infiamma l’opinione pubblica. La prescrizione di farmaci anti-pubertà, così come le operazioni chirurgiche di cambio sesso prescritte a ragazzini giovanissimi, senza la dovuta assistenza psicologica approfondita ha portato prima alla chiusura della clinica responsabile a livello nazionale dei problemi di genere, poi nel 2024 il Governo UK ha disposto anche il divieto assoluto di somministrare farmaci bloccanti della pubertà. Troppe le problematiche ancora da verificare, troppi i dubbi che permangono sulle conseguenze psico-fisiche, il tema della disforia di genere è serio e va affrontato senza condizionamenti ideologici e senza anticipare le tappe.
MINORI E FAMIGLIE DENUNCIANO TEMPI DI ATTESA TROPPO LUNGHI PER L’ASSISTENZA: SULLE OPERAZIONI TRANS INVECE…
Se con la disforia di genere si intende quella sensazione di ansia e disturbo psichico nell’avvertire una distanza tra il proprio genere di nascita e i propri orientamenti, sono le conseguenze di tale malattia a preoccupare il Sistema Sanitario Nazionale inglese e le tante famiglie che in questi 10 anni sono cresciute appunto nei numeri e nelle problematiche. Spingersi a cure con farmaci, o a interventi chirurgici ha creato diversi casi di “pentimenti” che sono state alla base dei ripensamenti sul sistema Tavistock & Co. negli ultimi mesi anche a livello di opinione pubblica. Lo studio di York dimostra che la prevalenza sul “caos gender” è aumentata velocemente nel corso degli anni 2010, da 1 su 60.000 sotto i 18 anni nel 2011 a 1 su 1.200 nel 2021. Maggiori i numeri tra le ragazze rispetto agli adolescenti-bimbi maschi, la ricerca poi pubblicata sulla rivista “Archives of Disease in Childhood” mostra come le possibili spiegazioni vanno ricercate tra i fattori sociali, l’utilizzo ampio dei social oltre che un preoccupante «peggioramento della salute mentale nei minorenni, in particolare nelle bambine».
Autolesionismo, depressione e disturbi nella crescita vengono riscontrati in quantità maggiore nei ragazzi che soffrono di presunta disforia di genere: a questi, solo il 5% è stato prescritto un farmaco anti-pubertà, mentre l’8% è stato sottoposto a cure ormonali “mascolinizzanti” o “femminilizzanti”. Non ci sono però prove che questi percorsi migliorino la vita dei ragazzi, anzi i numeri dicono che la crescita esponenziale dei problemi sul fronte “trans” non migliori le tendenze depressive e autolesioniste. I ragazzi devono essere considerati come persone “intere” su cui intervenire proprio come in un adulto, con l’accortezza maggiore di una verifica scrupolosa dei passi da compiere: «i bambini in difficoltà devono essere visti come persone complete e non solo attraverso la lente della loro identità di genere», spiega il rapporto di Dame Hillary Cass (pediatra in pensione) che ha contribuito negli scorsi anni ad invertire la rotta del Governo UK sul tema disforia. Le famiglie lamentano e denunciano mancanza di assistenza medica e psicologica tempestiva, con tempi di attesa pachidermici che non aiutano ad affrontare con competenza una tematica in aumento come la fatica ad accettare il proprio genere e la propria sessualità. Risolverla con farmaci ormonali o peggio con interventi chirurgici irreversibili si è (purtroppo) iniziato a capire ora che non può essere una soluzione sensata…