E’ stata rifiutata l’estradizione, da parte dell’Italia, di don Franco Reverberi, il prete ricercato in Argentina con l’accusa di crimini contro l’umanità. Durante la dittatura militare lo stesso parroco aveva svolto la funzione di cappellano in un centro di detenzione, e il governo argentino ha accusato lo stesso per alcuni presunti episodi avvenuti in quel periodo. La richiesta di estradizione in Argentina era stata già rigettata dall’Italia nel 2013, così come segnalato da Amnesty International, in quanto i reati di cui era accusato don Franco Reverberi, sono imprescrittibili in Sud America, mentre in Italia erano prescritti.
La richiesta di estradizione era stata quindi modificata e ripresentata al governo italiano: la Cassazione l’aveva accolta lo scorso ottobre, ma è stata respinta dal ministro della giustizia, Carlo Nordio. “Dopo tutto questo tempo, secondo il ministro Nordio, don Reverberi è in età avanzata, ha il cuore debole e la probabilità di non tornare più in Italia sarebbe fonte di uno stress eccessivo. Giustizia ritardata, giustizia negata come si dice. Don Reverberi non dovrà rendere conto a nessuno”, ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
DON FRANCO REVERBERI, NORDIO NEGA ESTRADIZIONE IN ARGENTINA: ECCO DI COSA È ACCUSATO
Come sottolinea il Corriere della Sera, l’86enne Reverberi può quindi continuare a dire Messa nella parrocchia dei Santi Faustino e Giovita a Sorbolo, in provincia di Parma, in quanto non verrà processato dai giudici di Mendoza dove è accusato, secondo alcune testimonianze, di alcuni crimini commessi nel periodo 1976-1983, tra cui l’omicidio del 20enne José Guillermo Beron, ad oggi considerato uno dei desaparecido.
Don Reverberi è inoltre imputato in quanto avrebbe assistito a numerose torture a cui erano sottoposti i prigionieri prima di essere ammazzati o fatti sparire. «Era già rassegnato – le parole del suo avvocato Franco Magnani — stamattina (ieri ndr) gli ho comunicato la scelta di Nordio» e il padre ha replicato: «Ringrazio il Padreterno».