Don Paolo Glaentzer e la condanna dimezzata in appello/ “Incensurato e collaborativo”

- Silvana Palazzo

Don Paolo Glaentzer, perché la condanna è stata dimezzata in appello: "Incensurato e collaborativo", scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza

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Don Paolo Glaentzer è stato condannato per le violenze ad una bambina, ma si è visto dimezzare in appello la pena. Da 4 anni e 4 mesi è scesa a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni. Una decisione che ha fatto discutere, considerando la vicenda: il prete si era appartato in macchina con una minore, zona Calenzano, ed era stato sorpreso in atteggiamenti inequivocabili il 23 luglio di due anni fa, alle 22. Ma gli sono state riconosciute le attenuanti. In primis quelle generiche che «possono essere ritenute prevalenti», secondo quanto scritto dai giudici della seconda sezione di Corte d’Appello per motivare la riduzione della pena inflitta in primo grado al prete, col rito abbreviato. La pena accessoria era l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni che è stata sostituita con quella temporanea per la durata della pena. Per i giudici andava «valorizzato il fatto che l’imputato ha reso ampia confessione, anche di episodi precedenti sconosciuti agli investigatori; si è dichiarato consapevole della gravità delle sue azioni. E almeno apparentemente ha preso le distanze da esse». Inoltre, i giudici nelle motivazioni hanno scritto che don Paolo Glaentzer «ha sempre rispettato gli arresti domiciliari, di non breve durata. Ed è incensurato».

DON PAOLO GLAENTZER E LA CONDANNA DIMEZZATA IN APPELLO

Ma lo “sconto” di pena dei giudici a Paolo Glaentzer ha destato lo sconcerto delle parti civili e della procura. Le motivazioni non sono da meno, soprattutto per il ricalcolo. I giudici di appello avevano rigettato i 7 motivi per i quali il prete si era opposto alla prima sentenza. I difensori avevano evidenziato «l’ignoranza scusabile da parte dell’imputato dell’età della parte offesa, specie tenuto conto dell’aspetto di lei, che dimostrava una età superiore a quella reale». Peraltro, scrivono, quella sera «non portava l’abito talare e non era nel territorio di competenza della sua parrocchia». Inoltre, Glaentzer chiedeva che gli venisse riconosciuta l’attenuante per «la spontaneità con cui la minore andava con l’imputato in macchina; la minima invasività di baci e toccamenti (invece l’accusa parla di mano di lei portata sul pene, ndc). «Non si capisce come sia stata calcolata», spiega l’avvocato Olivia Nati, legale della minore, come riportato oggi da La Nazione. «Eppure pena base tot, con la continuazione per gli altri reati si arriva a tot, diminuzione per l’attenuante tot, riduzione per il rito abbreviato tot – aggiunge il legale –. Non è ammissibile giuridicamente una pena così bassa per questa imputazione».





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