Ha aperto ieri al Jewish Museum (il Museo Ebraico) di Londra una mostra dedicata ad Amy Winehouse, la cantante scomparsa nel 2011 all’età di 27 anni.
L’esposizione, che si intitola “Amy Winehouse, a family portrait”, raccoglie abiti e oggetti appartenuti alla cantante e vuole far conoscere al pubblico il suo lato più intimo, quotidiano. Come ha spiegato il fratello maggiore di Amy, Alex: “Amy era semplicemente una ragazzina ebrea del nord di Londra, con un grande talento”.
Un talento che si è espresso a livelli stellari in un brevissimo arco di tempo. Dal suo primo album “Frank” (il titolo era un tributo a Sinatra), uscito in Gran Bretagna nel 2003, al secondo e ultimo album, “Back to Black”, del 2006, ispirato dalla sua burrascosa relazione col marito Blake.
Nel 2011 è stato anche pubblicato postumo “Lioness: hidden treasures”, contenente brani inediti e demo di vecchia data.
Il padre Mitch, dopo la morte della figlia ha voluto onorarla creando una fondazione a suo nome, la Amy Winehouse Foundation, che ha l’obiettivo di educare i giovani sulle conseguenze dell’abuso di droghe e alcool, fornire supporto alle persone più vulnerabili verso le dipendenze e sostenere la fornitura di musica per i giovani.
Mitch Winehouse, proprio con lo stesso obiettivo della mostra, di far conoscere la figlia aldilà della fama e dell’immagine controversa di diva maledetta, dipendente da droghe e alcool, nel 2012 ha pubblicato il libro “Amy, mia figlia” che racconta la breve vita di Amy e il loro strettissimo rapporto padre-figlia.
La mostra londinese “Amy Winehouse, a family portrait” chiuderà il 15 settembre.