Draghi: “Stop mascherine a scuola l’anno prossimo”/ “Spero pandemia lo consenta”
Mario Draghi ha parlato dello stop delle mascherine a scuola a margine di una visita a un plesso scolastico nel Veneto: “Gli studenti hanno sofferto”

Mario Draghi, presidente del Consiglio, ha detto di augurarsi che le mascherine a scuola possano diventare presto un lontano ricordo, possibilmente già a partire dal prossimo anno scolastico. L’ex presidente della BCE lo ha affermato presso la scuola media “Dante Alighieri” di Sommacampagna a Verona, dove ha incontrato gli studenti di una classe, la 2^D, che gli avevano inviato alcune lettere a Palazzo Chigi per domandargli il perché della guerra in corso in Ucraina e dell’invasione da parte della Russia.
Così, durante la sua visita in landa veneta, il presidente Draghi è tornato sulla questione mascherine dietro i banchi, asserendo quanto segue: “Spero che l’anno prossimo non ci sia più bisogno di mascherine e che la pandemia non ritorni. So quanto avete sofferto, alla vostra età è importante stare insieme. Gli insegnanti vi aiutano ad avere consapevolezza, assieme ai genitori, ma anche i vostri amici. Stare insieme aiuta a capire chi siete, con amore, con bontà, con allegria. Vi dovete divertire”.
MARIO DRAGHI PARLA DELLE MASCHERINE A SCUOLA E DELLA GUERRA
Nel prosieguo del suo intervento a Sommacampagna, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha superato il discorso mascherine e ha approfondito la tematica connessa alla guerra. Come riferisce l’agenzia di stampa ANSA, Draghi ha detto: “Quel che si deve fare è cercare la pace, far in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare. Questo è quello che noi dobbiamo cercar di fare. A Putin ho detto ‘la chiamo per parlare di pace’, e lui mi ha detto ‘non è il momento’. ‘La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco’, ‘non è il momento’. ‘Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate?’, ‘Non è il momento’. Ho avuto più fortuna a Washington parlando con il presidente Biden; solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto che telefonasse. Il suggerimento ha avuto più fortuna perché i loro ministri si sono sentiti”.
E, ancora: “Chi attacca ha sempre torto. C’è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo in mente. Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo. Quello che è successo è che il piccolino adesso è più grande e si ‘ripara’ dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà”.
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