Da dove nasce l'attacco della Francia all'Italia sul (presunto) dumping fiscale: le accuse di Bayrou, la replica di Meloni e la norma flat tax del 2016
LA FRANCIA ATTACCA L’ITALIA: COS’È SUCCESSO E PERCHÈ BAYROU ACCUSA ROMA DI DUMPING FISCALE
Questa volta nessun “attaccati al tram” o crisi migratoria, o piani sideralmente lontani sulla risoluzione della guerra in Ucraina: la Francia attacca l’Italia per un presunto dumping fiscale messo in pratica da anni che sfavorirebbe Paesi come quello transalpino in forte crisi economica e politica in questi ultimi mesi. L’attacco arriva tra l’altro ad una settimana esatta dal voto in Assemblea Nazionale che potrebbe certificare la caduta del Governo di Francia, con il Premier intento in queste ore ad incontrare i vari leader die partiti per scongiurare la terza crisi dell’esecutivo in questo secondo mandato di Macron all’Eliseo.
Occorre capire tali contorni per poter meglio comprendere il perché di un attacco “improvviso” contro il Governo italiano di Giorgia Meloni, e in generale contro il sistema economico italiano che da qualche anno a questa parte è sensibilmente migliorato (nonostante il debito pubblico) rispetto a Parigi. Ebbene, secondo il Primo Ministro Bayrou l’economia dell’Italia è ad oggi molto più attrattiva in quanto «i cittadini più ricchi lasciano la Francia perché esista una specie di nomadismo fiscale verso altre aree europee».

Nell’intervista “all’ultima spiaggia” a Palazzo Matignon nella domenica che precede la settimana decisiva del suo Governo, il Premier centrista Bayrou cita direttamente l’Italia che farebbe secondo lui «una politica di dumping fiscale» distraendo così i cittadini più abbienti francesi nel rivolgersi verso Paesi come l’Italia piuttosto che permanere con guadagni e tasse in terra di Francia. Letteralmente il dumping fiscale è la pratica di “ribassare” le aliquote di uno Stato per attrarre investitori e contribuenti nei propri confini, traendo guadagno dalle tasse dirette e discapito di Paesi dove il sistema è meno vantaggioso.
LA FLAT TAX ITALIANA E PERCHÈ BAYROU SBAGLIA NEL MERITO DEL TEMA
Il riferimento del Premier Bayrou, seppur accennato e abbozzato come un’accusa nata forse più per “giustificare” la fuga di investitori e industrie del lusso lontano dalla Francia, è al regime di tassazione con la flat tax italiana (in particolare sulla cosiddetta “norma CR7”). Come bene spiega oggi Milano Finanza trattando il caso dello scontro Francia-Italia sul dumping sociale, che ha scatenato nella serata di domenica un’accesa risposta di Palazzo Chigi alle accuse parigine, «la norma del 2016 permise alla Juventus l’anno successivo l’acquisto di Cristiano Ronaldo pagando tassa simbolica piatta sui redditi provenenti dall’estero».
Dallo sport all’industria fino al commercio, la norma sulla particolare flat tax è in vigore in Italia da ben prima del Governo Meloni e prevede per chi non è stato residente fiscalmente in Italia per 9 degli ultimi 10 anni un’applicazione per i 15 anni futuri di una tassa annuale da 200mila euro (cresciuta rispetto agli iniziali 100mila previsti durante la “norma CR7”. La tassazione, pienamente legale, prevede anche un allargamento ai familiari di chi può aderire a tale regime fiscale: il forfait si raggiunge implementando 25mila euro a testa per ogni congiunto.
Come spiega nella nota di Palazzo Chigi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo a tono alle accuse di Parigi, «sono totalmente infondate le tesi del Primo Ministro Bayrou». Non c’è nessun dumping fiscale che penalizza la Francia, semmai è l’economia italiana ad essere più attrattiva per la Premier, «andiamo meglio di altri grazie a credibilità e stabilità della nostro Paese». Meloni sottolinea più volte come non vi sia alcun favore fiscale esercitato per le aziende europee, tanto che è stato il Governo di Centrodestra ad aver raddoppiato la cifra del regime forfettario rispetto al 2016.
LE REAZIONI DI TAJANI E SALVINI (E RENZI)) ALL’ENNESIMO INCIDENTE CON MACRON
La nota del Governo oltre a rispedire al mittente le accuse piovute dalla Francia, manda anche un messaggio di “distensione” a Macron sottolineando come l’Italia sia in prima fila da anni per cecare di penalizzare i veri “paradisi fiscali” in giro per l’Europa, che quelli sì che «sottraggono alle nostre casse pubbliche grandi risorse». Per questo motivo la proposta della Premier Meloni è di trovare nella Francia di Bayrou (o chi per lui, se realmente dovesse cadere il Governo) un alleato prezioso per intervenire presso l’UE contrastando il vero dumping fiscale.
Parole molto meno diplomatiche arrivano dai due vicepremier, in quota Lega e Forza Italia: per il Carroccio di Matteo Salvini l’attacco francese è considerato «molo grave» anche perché tratta in malo modo lavoratori e imprese, prima ancora della politica. Secondo la Lega l’attacco è però spiegabile da un governo francese ormai «in piena crisi, li lasciamo al loro nervosismo», con evidente riferimento alle irritazioni dell’Eliseo sulle recenti critiche di Salvini alle proposte di Macron sull’invio di soldati in Ucraina. Sulla stessa scia arriva l’intervista del Ministro Tajani al “Messaggero” dove il leader di FI si dice «sbalordito dall’attacco della Francia su un ragionamento totalmente sbagliato».
A corredo della difesa italiana interviene anche l’ex Premier Matteo Renzi, oggi leader di Italia Viva ma all’epoca della norma flat tax assoluto protagonista del Governo Pd: «Bayrou chiama dumping fiscale le scelte fatte dal mio Governo». Per il leader centrista l’amico Primo Ministro francese non è ben informato, «Il dumping non lo fa l’Italia. Il Governo francese impari a riconoscere gli alleati dai nemici».
