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Home » Economia e Finanza » Economia UE » Bce & Euro » BCE/ L’esperto: ecco perché il taglio dei tassi all’1% non basta a salvare l’euro

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BCE/ L’esperto: ecco perché il taglio dei tassi all’1% non basta a salvare l’euro

Int. Giuseppe Pennisi
Pubblicato 8 Dicembre 2011
draghi_bce_ppianoR400

Mario Draghi (Foto Imagoeconomica)

La Banca centrale europea è intervenuta nuovamente sui tagli dei tassi di interesse. Secondo GIUSEPPE PENNISI, Draghi deve fare molto di più, perché l'euro resta a rischio fallimento

Nuovo taglio dei tassi di interesse: per Mario Draghi, da quando è presidente della Banca centrale europea, è già il secondo intervento del genere. Questa volta la riduzione del costo del denaro è dello 0,25%, un mese fa circa i tassi furono tagliati dall’1,50% all’1,25%. Misure prese per aiutare le banche europee in affanno. Per Draghi, la Banca Centrale Europea “ha deciso misure non standard per assicurare e potenziare l’accesso delle banche alla liquidità”. Aggiungendo che la Bce va in aiuto delle banche, “lanciando due operazioni con cui dà alle istituzioni finanziarie liquidità illimitata a 36 mesi”.


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Per Giuseppe Pennisi, a cui IlSussidiario.net ha chiesto di commentare la decisione di Draghi, si tratta di «un taglio atteso e necessario». Ma, aggiunge, «ancora non basta». Pennisi insiste, spiegando che «questo, anche se è il secondo intervento del genere di Draghi, è solo un primo passo. Quello che invece dovrebbe fare il Presidente della Banca centrale è molto di più e farlo a normativa vigente. Niente cambio di statuti, niente rinegoziazione dei trattati». Una decisione, quella del taglio di oggi, fatta per sostenere le banche. Chiediamo allora a Pennisi come giudica lo stato attuale delle banche europee. Ne ha un giudizio estremamente preciso: «Sono piene di spazzatura. Spazzatura che tengono nelle casseforti e non si fidano l’una dell’altra. Hanno bisogno di una cosa sola: capitalizzazione».


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Chiediamo allora a Pennisi come valuta le parole di Draghi, secondo cui chi si prepara a uno scenario per il dopo euro, sbaglia, perché l’euro non fallirà: è uno scenario che non avverrà, ha detto. «Sono parole che non condivido – dice Pennisi – Io credo solo nell’infallibilità del Papa ex cattedra. Figuriamoci se credo nell’infallibilità di quello che dice Draghi». Dunque, secondo lei, in realtà la possibilità del fallimento dell’euro esiste? «Lo dico e lo scrivo da anni: negli ultimi trent’anni sono morte una ventina di unioni monetarie, e una sola è stata creata. Di quelle che sono morte alcune sono decedute di morte indolore, per separazione consensuale senza danni, altre  di morte dolorosa. Sostengo da tempo che l’euro è stato fatto per motivi politici in seguito all’unione fra Germania Est e Ovest». Davvero? «Certo, andavamo benissimo con l’accordo europeo sui cambi, lo Sme (Sistema Monetario Europeo, ndr). Bastava e andava benissimo e raggiungeva tutti gli obbiettivi che si potevano raggiungere».


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Invece? «L’euro è stato fatto in modo frettoloso, senza autentica coscienza dell’economia. L’Europa è fatta da paesi profondamente diversi, con diverse economie e sistemi produttivi. Lo dicevo già nel 1999: l’unione monetaria per l’Italia poteva essere un successo solo se individui, famiglie, pubbliche amministrazione e ceto politico avessero cambiato le loro abitudini. Cosa che non hanno fatto».

Conclude Pennisi: «Tutte le unioni monetarie si sono dissolte da un momento all’altro, ce n’è qualcuna che è durata,. Sa quali sono state le più durature? Nella storia sono state quelle tra Gran Bretagna e Repubblica irlandese e tra Belgio e Lussemburgo. Anche quelle sono durate un certo numero di anni e poi sono esplose».


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