Alla reazione seccata del presidente del Consiglio al declassamento da parte di Standard and Poor’s, l’agenzia di rating ha replicato freddamente, ribadendo al propria autonomia. A nulla è valsa, quindi, la manovra lacrime e sangue, densa di provvedimenti restrittivi che si tradurranno in pesanti sacrifici per la maggior parte dei cittadini; l’azienda statunitense ha deciso, a sorpresa, nella notte – era infatti atteso un downgrade, ma da Moody’s – di tagliare le stime sulla nostra capacità di solvenza, proprio l’esito che il provvedimento avrebbe dovuto scongiurare.
Non solo: oltre ad esser stati declassati da A+ ad A, grava sul nostro deficit anche un outlook negativo. Significa che, secondo le previsioni, in futuro siamo destinati a peggiorare. In particolare, il nostro debito, secondo gli analisti della società, nonostante sia mastodontico ha ancora margini di crescita.
Il picco è previsto a breve. A pesare sul giudizio espresso, anche valutazioni di ordine politico. S&P contesta al nostro Paese la debolezza e la fragilità dell’attuale maggioranza parlamentare, e il suo frastagliamento interno che potrebbero limitare la capacità di attuare provvedimenti strategici in prospettiva macroeconomica. La manovra finanziaria varata per congiurare il rischio di default e appianare il debito è, paradossalmente, un’altra causa del taglio. Infatti, secondo gli esperti del rating, non sono state contemplate norme ascrivibili ad una prospettiva di crescita.
Il presidente del Consiglio aveva risposto al downgrade, in una nota, spiegando che il governo ha sempre ottenuto la fiducia del Parlamento dimostrando così la solidità della propria maggioranza; le valutazioni di Standard and Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche». Poi, ha aggiunto che la capacità della manovra di produrre sviluppo si evincerà già nel breve-medio periodo. S&P, dal canto suo, risponde rivendicando la propria indipendenza e rigettando le accuse al mittente. «I rating sovrani di Standard & Poor’s sono valutazioni apolitiche e prospettiche del rischio di credito fornite agli investitori».
S&P ha specificato, inoltre, come il taglio sia frutto di un’analisi «dettagliata e indipendente delle prospettive economiche e fiscali dell’Italia». La stessa manovra si porrebbe obiettivi giudicati troppo ambiziosi, mentre l’Italia – è il nodo di fondo – appare strutturalmente incapace di risolvere le questioni chiave, «come gli ostacoli strutturali alla crescita, il basso tasso di partecipazione al lavoro e mercati dei servizi e del lavoro troppo strettamente regolati».