TERREMOTO EMILIA/ Solinas (Unimore): ora un’economia rischia di scomparire

- int. Giovanni Solinas

GIOVANNI SOLINAS quali ripercussioni si genereranno sul tessuto produttivo modenese e, in particolare, nel settore biomedicale dopo i danni causati dai terremoti

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Ci sono luoghi in cui l’economia è indissociabile dal temperamento delle persone che vi abitano, e ne rappresenta le migliori qualità. E, quando viene duramente colpita e una parte si dissolve, anche parte di quei luoghi se ne va. Nel modenese, questo andrà evitato. A tutti i costi. Non si contano i capannoni crollati, le aziende paralizzate, gli imprenditori disperati e i lavoratori senza lavoro a causa dei terremoti che, a distanza ravvicinata, hanno sconvolto la vita di migliaia di abitanti. La Confindustria locale ha fatto stimato una perdita di due miliardi e di un punto di Pil. Il commento di Giovanni Solinas.

Trova attendibili i dati di Confindustria?

Per il momento non è possibile fare una stima attendibile del potenziale danno economico. Se ne ha una percezione, ma una quantificazione dei danni effettivi, ad oggi, non c’è. Si tratta di dati che vanno presi con le pinze.

Perché, secondo lei, il sindacato degli industriali ha deciso di esporsi diffondendoli?

Perché fa il suo mestiere. Deve tutelare le imprese che rappresenta e, giustamente, fa presente che la situazione è grave. E lo fa lanciando un allarme  legato alle cifre. in ognicaso, che il settore produttivo modenese sia stato gravissimamente colpito non è in discussione.

Quali aziende, in particolare?

I danneggiamenti sono stati trasversali e hanno riguardato gran parte delle imprese simbolo dell’economia della zona: il biomedicale, la produzione di Parmigiano Reggiano, la meccanica, l’agroalimentare. Pochi, inoltre, hanno sottolineato come la liquefazione delle sabbie, con l’emersione di liquami, abbia rovinato diverse coltivazioni. Anche in tal caso, tuttavia, non siamo ancora in grado di fare una stima precisa. Tra tutti, in ogni caso, il settore maggiormente a rischio, probabilmente, è il biomedicale.

Perché?

Il comparto, già penalizzato dai problemi di liquidità derivanti dall’insolvenza delle pubbliche amministrazioni, potrebbe, per una sua peculiarità, rischiare di essere messo in ginocchio dal sisma. Si tratta di un campo, infatti, in cui i ritardi nelle consegne non sono accettabili. Una fornitura di una medicinale ad una qualunque ospedale nel mondo, infatti, non è interrompibile. La multinazionali, che hanno un peso estremamente rilevante nel settore, potrebbero decidere, semplicemente, di rivolgersi a qualcun altro. 

Ci saranno altre conseguenze?

Anzitutto, si determineranno esiti negativi sulle aspettative degli imprenditori.

Cosa intende?

Prima del 2008, la zona era stata oggetto di dieci anni di ristrutturazione, con forti investimenti che avevano consentito l’aggancio ai mercati internazionali. Con la prima fase della crisi, l’economia modenese subì un primo stallo. Tra il 2010 e il 2011 ci furono segnali di ripresa. Poi, arrivò la seconda fase della crisi, nell’agosto nel 2011, e ci fu una nuova inversione di tendenza. Gli indici delle aspettative di tutti gli imprenditori risultarono decisamente peggiori rispetto alla prima fase. Tuttavia, complessivamente, il tessuto imprenditoriale, rispetto a molte altre zone, aveva tenuto bene. Ora, terzo shock determinerà un ulteriore peggioramento, con effetti pratici indesiderabili. 
Quali?

 Gli imprenditori, siccome temono l’andamento negativo del mercato, si guarderanno bene dal prendere degli impegni definitivi o dal compiere nuovi investimenti. Si genererà un effetto a catena. Dove i loro fornitori, a loro volta, potrebbero non essere pagati. Gli artigiani, inoltre, andranno in pensione, i figli non rileveranno l’impresa dei genitori e il numero di lavoratori autonomi che abbandoneranno la propria attività aumenterà.

Quanto accaduto inciderà sull’economia italiana?

Potrebbero esserci conseguenze per il biomedicale, dal momento che il modenese rappresenta il maggior produttore italiano, assieme a Milano, e tra tra le più importanti aree a livello europeo.

Cosa dovrebbe fare il governo?

Tutto il possibile, e fin da subito: sostegno al reddito dei cassintegrati, attività di supporto per le imprese, interventi immediati sull’agricoltura. In particolare, si dovrà fare tutto il possibile per evitare un riassetto del biomedicale quando non, addirittura, la sua scomparsa. Rappresenta una delle eccellenze italiane e, negli ultimi 15 anni, nonostante tutto, era riuscito a resistere.

 

 

(Paolo Nessi)

 

 

 







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