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Home » Economia e Finanza » SPILLO/ Esuberi e tagli, la nuova “farsa” delle Province

  • Economia e Finanza

SPILLO/ Esuberi e tagli, la nuova “farsa” delle Province

Andrea Giuricin
Pubblicato 17 Dicembre 2014
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Infophoto

Non solo le Province che dovevano essere abolite ancora esistono, ma anche i dipendenti in esubero riusciranno a essere ricollocati senza risparmi di spesa, spiega ANDREA GIURICIN

L’Unione delle province italiane ha lanciato l’allarme nei giorni scorsi: vi saranno quasi 20 mila dipendenti in eccedenza per le funzioni provinciali. Quello che sorprende non è tanto il numero, quanto il fatto che ancora rimangano dei dipendenti nelle Province che, secondo gli annunci passati, sarebbero già dovute scomparire.


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I tagli delle risorse alle Province saranno graduali e il passaggio delle funzioni pure. Tuttavia non si può parlare di “scomparsa” di un livello di Governo poiché non è ancora chiaro chi farà che cosa. L’eliminazione delle Province avrebbe dovuto portare allo spostamento delle funzioni per cercare di aumentare l’efficienza dello Stato. Ma così ancora non è, dato che anche diversi Governatori regionali hanno già avvisato che non potranno assumersi nuove funzioni, e quindi nuovi costi, senza avere il corrispettivo economico.


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Il problema è che la tassazione locale e regionale è in continuo aumento anche a causa della diminuzione dei trasferimenti dello Stato centrale. Tutte le manovre economiche degli ultimi anni hanno visto un taglio dei trasferimenti. Non che nelle Regioni non vi siano colpe nell’inefficienza, ma indubbiamente non è chiaro a nessuno quale sia il disegno di federalismo economico in atto da parte dei diversi esecutivi che si succedono.

La moltiplicazione dei livelli di governo tende ad aumentare i costi di gestione e a creare diseconomie di scala. Si può pensare, ad esempio, alla gestione delle strade che a oggi vedono molteplici livelli di governo, senza alcun senso per la gestione degli appalti e delle esigenze del territorio.


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Le Province tuttavia rimarranno in piedi, anzi in ginocchio, dopo il taglio delle risorse, ma di certo non scompariranno. La moltiplicazione delle Città metropolitane è il problema che si sta delineando per l’immediato futuro, dato che in alcune Regioni, specialmente in quelle a Statuto speciale, la scelta è troppo discrezionale. Come al solito, vi è il forte rischio di una moltiplicazione dei costi tramite una non completa eliminazione delle Province e al tempo stesso la crescita delle Città metropolitane.

L’eccedenza del personale delle Province dunque non è una “stranezza”, poiché è chiaro che quel personale verrà “reinserito” in qualche struttura pubblica. Quel che può sorprendere è il fatto che la totalità dovrà essere “ricollocata”, senza di fatto andare a toccare il costo complessivo del personale. Una macchina burocratica come quella italiana, che dovrebbe essere alleggerita, potrebbe e dovrebbe prevedere dei tagli, così come successo negli anni scorsi in Spagna.

Il Governo Zapatero di centrosinistra prima e quello di Rajoy di centrodestra poi sono passati tramite una riduzione degli stipendi e del personale in tutti i livelli di Governo. È possibile che in Italia non si possa mai prendere in considerazione una scelta che possa mantenere i “migliori” dentro l’amministrazione pubblica e ridurre al tempo stesso la spesa pubblica che pesa ormai in maniera eccessiva su tutti i cittadini?


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