FINANZA/ Ecco l’alternativa all’euro per risparmiare 22 miliardi in due anni

- Paolo Tanga

Viste le difficoltà in sede Ue di accettare una manovra a deficit, si potrebbe pensare di convenzionare le associazioni locali con l'emissione di mini-Bot

Euro_banconote_monete_lapresse (LaPresse)

Manovra, stimoli alla spesa, previsioni di rialzo della produzione interna, innalzamento dello spread, annullamento dei benefici della manovra: una spirale di accadimenti che si susseguono in campo economico, che si mostra come se si vivesse su un campo di calcio con due squadre avverse che cercano di imporre la propria supremazia. Queste squadre, tuttavia, non sembrano orientate a risolvere i problemi alla radice, quanto invece a distrarre la popolazione su tematiche che, seppur importanti, possono apportare minime variazioni alla situazione globale del Paese.

La manovra prevede di segnare un aumento del Pil dell’1,5% grazie al deficit del 2,4%; di contro l’opposizione, che annovera anche i signori di questa Europa e il governatore della Banca d’Italia, argomenta che lo spread ora viaggia intorno ai 300 punti e questo aumento determina un innalzamento del costo del debito pubblico per effetto della necessità di sostituire quello che viene a scadenza con uno più oneroso; in conseguenza di ciò, anche “volendo riconoscere corrette le previsioni di crescita”, i maggiori oneri del debito pubblico le annullerebbero.

Alcuni membri del governo di concerto con l’opposizione, anziché contrastare l’assurda speculazione sui tassi d’interesse, creata artificialmente a carico dell’Italia attraverso l’anomalo consociativismo di organismi privati – a cui è stato improvvidamente concesso di svolgere funzioni pubbliche – che impone di pagare di più uno strumento di scambio creato dal nulla e senza costo, focalizzano l’attenzione del pubblico sulla pur necessaria azione moralizzatrice riguardante privilegi retributivi o pensionistici: bruscolini a fronte dei miliardi che si pagano in più sul debito pubblico (in euro, rispettivamente 2,6 miliardi, 10,4 miliardi e 19,3 miliardi per gli anni dal 2019 al 2021, il cui debito scaduto l’anno precedente e soggetto all’aumento dello spread si colloca corrispondentemente intorno a 88 miliardi, 260 miliardi e 296 miliardi), senza le spese ad esso connesse.

L’attenzione principale del politico deve essere rivolta a ridurre il peso degli interessi passivi; ciò è possibile se ci si toglie dal ricatto del mercato europeo, rivelatosi concretamente imperfetto.

Per farlo, ho suggerito (in due mie pubblicazioni edite del 2016 e del 2018) la creazione di un sistema associativo locale di solidarietà che abitui i residenti in Italia a non utilizzare l’euro pur rispettando la normativa italiana ed europea. Questo sistema associativo potrebbe essere stimolato dalla classe politica se si superassero i teorici steccati e si pensasse solo al benessere del Paese.

In che modo potrebbe avvenire lo stimolo? Semplicemente convenzionando il progetto associativo da me proposto, facendo sì che utilizzi come misuratore degli scambi i titoli del debito pubblico emessi materialmente su richiesta delle richiamate associazioni in tagli frazionabili in importi equivalenti alle banconote in circolazione e orientando i mass media a discutere il progetto per facilitarne l’estensione su tutto il territorio nazionale. Il risultato finale, se accettato, comporterebbe la sostituzione del contante con gli equivalenti titoli pubblici e l’utilizzo di una parte delle disponibilità in conto corrente per la sottoscrizione di titoli di Stato. Considerato che il contante supera abbondantemente la cifra di 200 miliardi di euro, utilizzare i titoli del debito pubblico al posto del contante eviterebbe di trasferire all’estero gli interessi attualmente pagati per l’utilizzo di uno strumento di scambio.

Il sistema associativo potrebbe accontentarsi di un importo cedolare ridotto, facendo risparmiare allo Stato – tenendo conto degli effetti negativi dello spread annunciato – ben oltre 10 miliardi di euro di interessi per il primo anno, a cui si aggiungerebbero circa 12 miliardi di euro per il secondo, cioè 22 miliardi complessivi nel biennio, in un crescendo esponenziale nel tempo. Un risparmio potrebbe anche conseguirsi sulle provvigioni di collocamento se tra le associazioni si prevedesse una struttura di coordinamento: tra 0,85 e 2,2 miliardi di euro nel primo biennio.

I dettagli operativi saranno da me spiegati ai politici interessati. I minori interessi che risparmieremmo già nel 2019 taciteranno i nostri interlocutori europei.





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