BANCHE E POLITICA/ Il rischio di una nuova crisi per colpa dei partiti
Il nostro sistema bancario sarà in grado di reggere un’altra crisi economica? Secondo ROSSELLA RETTURA, Direttore di Refin London, la risposta è no

Una delle domande che sempre più spesso ci stiamo ponendo è: il nostro sistema bancario sarà in grado di reggere al verificarsi della prossima crisi economica? La risposta a questa domanda è purtroppo, a mio avviso, no. È la mia una considerazione figlia non dell’emotività suscitata da situazioni recenti che hanno coinvolto vari istituti, ma dalla consapevolezza che, a fronte di varie patologie oggi riscontrabili, non vedo all’orizzonte terapie in grado di rendere il nostro sistema bancario più efficiente. Le patologie, sia quelle di natura endogena che esogena al sistema, sono sotto gli occhi di tutti per cui mi limito a ricordare le più macroscopiche.
Il nostro sistema bancario è largamente inefficiente rispetto a quello dei paesi più avanzati. I processi di fusione, a lungo e fortemente caldeggiati, hanno in parte migliorato la struttura del mercato bancario italiano senza però riuscire neppure a sfiorare i parametri degli altri paesi dell’Ue. Comparando quelli più significativi: dimensione (rapporto tra attivo bancario e Pil), processo di internazionalizzazione e grado di concentrazione (peso delle prime 5 banche) ci accorgiamo che abbiamo valori percentuali inferiori mediamente di quasi il 50% rispetto ai nostri competitors.
Siamo di fronte a un sistema nel quale, in maniera artificiosa, le responsabilità degli attori, così come anche certificato dalla relazione della commissione parlamentare, risultano inesistenti. Attività a volte predatorie non hanno prodotto in Italia le sanzioni che avrebbero meritato; l’elenco di queste attività è lungo e variegato: poste iscritte in bilancio quando si trattava di crediti inesigibili, stipendi e bonus più che milionari a manager il cui unico merito era stato quello di aver dilapidato i risparmi di tanti investitori, collocazione sul mercato di prodotti finanziari tossici, ecc. Tra gli attori iscrivo di diritto anche le società di revisione e di rating, in molti casi dolosamente complici degli istituti bancari.
Il primo responsabile però di un settore bancario così strutturato è, dal mio punto di vista, la politica. Per decenni i partiti hanno visto le banche come il loro bancomat, accedendo a crediti facilitati, togliendo all’economia reale la disponibilità di questi impieghi, beneficiando di donazioni e “sponsorizzazioni”, occupando posti (e quindi lauti stipendi) nei vari Cda, impossessandosi delle fondazioni creando così posti di lavoro dorati per funzionari di partito completamente estranei e incompetenti.
(Rossella Rettura)
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