FINANZA/ La fake sul deficit e il debito dell’Italia

- Paolo Annoni

Se anche l'Italia rispettasse i vincoli europei, questo non basterebbe a metterla al sicuro e a far scendere lo spread. PAOLO ANNONI spiega per quali ragioni

eurotower_bce_francoforte_lapresse La sede della Bce a Francoforte (LaPresse)

Ci dicono che sulla questione del “deficit” all’1,6% o al 3% o allo 0,5% l’Italia si giochi la “fiducia” dei mercati. Ce lo dicono gli stessi che annunciano i segnali di rallentamento globale, la crisi dei Paesi emergenti, il massiccio programma fiscale di sostegno all’economia intrapreso dal Presidente americano; poi c’è la guerra commerciale, le tensioni in Medio Oriente, ecc. Quindi, tornando all’Italia, se il Governo Conte fa l’1,7% di deficit andrà all’inferno, mentre se fa l’1,5% andrà in paradiso. Anzi meglio: dovremmo pensare che siccome il debito su Pil l’anno prossimo è 133% invece che 133,2% o 134,3% o date voi un numero, in uno scenario internazionale “sfidante”, allora saremo percepiti come seri e lo “spread” scende e quindi ci salviamo.

A parte la Germania che, grazie all’euro, emette debito a tassi negativi senza dover rivalutare la propria moneta e macinando da un decennio surplus commerciale e finanziario resi possibili solo dalla costruzione dell’euro, tutti gli altri Paesi europei si dividono tra quelli che hanno fatto deficit e hanno preservato economia e debito su Pil e quelli che hanno fatto l’austerity e hanno ucciso il primo e il secondo. L’esempio massimo e inconfutabile di questa, triste vicenda, è quello che è successo a Francia e Italia nel 2012. I francesi se ne sono fregati e infatti hanno continuato a fare quello che hanno fatto dall’introduzione dell’euro, gli italiani hanno fatto l’austerity e sappiamo come è finita.

Visto il contesto internazionale in cui siamo, ci chiediamo a chi giovi mandare un Paese in recessione per un decimo, o due o tre o quattro, di punto di deficit e per far scendere un debito che non scenderà mai in un orizzonte temporale non diciamo di breve, ma perfino medio termine. Questo, ripetiamo, quando mezzo mondo sta stampando moneta a tutto spiano. Non solo. Siccome fare i pessimisti va di moda e poi fa sembrare più intelligenti, diciamo che la cura finale del 2008 sarà, come sempre, una mega inflazione e moneta stampata fino a rompere le macchine. E quindi il problema sarebbe avere il deficit all’1,5%? Se la Bce apre lo scudo lo spread torna a 100 in una settimana. Una. Facciamo ripartire un’economia moribonda “solo” con i tagli in uno scenario di indebolimento della crescita globale? Davvero? L’Europa al limite vincoli lo sforamento a investimenti. Questo lo accetteremmo volentieri.

Ah no scusate. Ci meritiamo il peggio perché abbiamo votato Salvini e Di Maio. E quindi è giusto fino a che non mettiamo lì un Monti on un Cottarelli qualsiasi che applicando l’austerity, d’accordo con l’Europa, ci salverà; peccato che dopo sei mesi di Monti lo spread era a 550… ops! E quindi? E quindi l’Italia è davvero un Paese emergente come la Turchia. La Turchia che da due mesi occupa i giornali di tutto il mondo ha un debito su Pil al 40%, ma purtroppo, come molti altri colleghi emergenti, si è indebitata in una valuta straniera, il dollaro, che non controlla e la cui liquidità si sta prosciugando sui mercati globali. È un discorso ampio, ma non abbiamo spazio per tradurre un articolo di Zerohedge. Comunque. Anche l’Italia si è indebitata in una moneta straniera: l’euro che non controlla in nessun modo a differenza della Germania e della Francia per cui lo scudo della Bce è sempre aperto, anche se per dieci anni ha sforato tutti i parametri europei possibili e immaginabili. Com’era giusto che fosse tra l’altro.

Su questo punto rimandiamo volentieri al discorso di quel noto sovranista di Soros di giugno 2018; un discorso in cui si spiega perché l’euro lavora per drenare risorse dalla periferia al centro e perché nell’euro i debitori possono solo fallire e nel mentre soffrire le pene dell’inferno. L’Italia non ha nessun possibile strumento di flessibilità: né il cambio, né una banca centrale, né una legislazione indipendente. Dovrebbe fare austerity sempre, ma questo non è possibile senza ammazzare l’economia. E infatti… aumenti dell’Iva, riforme delle pensioni, eliminazione dei contratti a tempo indeterminato non sono serviti a niente. Il problema italiano però è il problema dell’Europa perché in Europa non investe nessuno, nemmeno i tedeschi che si tengono il surplus contro ogni regola. Sapete quando investiranno i tedeschi che finora hanno incassato tutti i benefici dell’euro senza pagare niente? I tedeschi investiranno il giorno dopo la rottura dell’euro e non un secondo prima. Perché se lo fanno prima un po’ ci guadagneranno anche gli altri.

Facciamo finta di avere il Governo “tedesco” che molti invocano. Facciamo finta che questo Governo faccia una patrimoniale del 10% su tutti i conti correnti. Pensate che lo spread andrebbe a posto? Davvero? Lo spread senza la Bce potrebbe fare qualsiasi cosa. Oppure pensiamo che il modello tedesco sia percorribile in tempi di guerre commerciali? Non c’è debito per quanto piccolo che non sia preoccupante se non c’è crescita e un’economia si avvita come si sta avvitando quella italiana. Abbiamo un Governo inadeguato? E quindi? Guardatevi intorno… Quindi per uno 0,2% di deficit in più in uno scenario di rallentamento globale si deve indurre una recessione tipo 2012? Certamente sì perché, per come è costruito l’euro questa recessione la pagano solo gli italiani e ne incassano i benefici tedeschi e francesi che hanno da subito una diminuzione del costo del debito e in più, grazie all’euro, possono fare man bassa di imprese italiane senza nemmeno doversi coprire dal rischio cambio. Si presta all’Italia al 5% e si emette a zero. Le acquisizioni a saldo di asset greci sono avvenute con tale aggressività perché mancava il rischio numero uno che normalmente si affronta quando si investe in un Paese “scassato” e cioè il rischio cambio.

La questione dell’euro e dell’Europa non ha nulla a che fare con l’inadeguatezza del nostro Governo. Nell’assetto attuale c’è solo la depressione per tutta la periferia e alla fine un impero franco-tedesco o solo tedesco. La ragione? Eccola qua: in una fase di recessione globale il rispetto di parametri rigidi, e più rigidi per i Paesi più indebitati, nell’euro si traduce in una situazione assurda in cui i Paesi che stanno meglio vengono aiutati via diminuzione del costo del debito mentre quelli che stanno peggio non possono fare nessuna politica anticiclica, o ne possono fare di meno, e raccolgono solo le briciole di un quarto di protezione sul debito dopo essere passati per mesi tremendi di speculazione finanziaria. Questo è l’euro. E non dipende dal Governo. L’Italia del 2011 era molto più sana della Francia del 2011 eppure…

A ogni crisi la forbice tra Paesi buoni e cattivi si allarga e le risorse fluiscono verso il centro. Se questo meccanismo non viene risolto, in uno slancio solidale dei Paesi forti che vi diciamo subito non ci sarà mai, i problemi possono solo essere rinviati e mai risolti. I Paesi forti potrebbero e dovrebbero investire per se stessi in questo modo aiutando, indirettamente quelli deboli, ma la Germania continua a non mettere un euro, nemmeno per le proprie infrastrutture, nemmeno indebitandosi a tassi negativi….

Quindi prendiamocela giustamente con i pessimi governanti di turno, ma non prendiamoci in giro dicendo che veniamo puniti giustamente perché il deficit è il 2% o 1,5% in un Paese che langue da dieci anni dopo due recessioni. Vogliamo fare l’austerity? Va benissimo, però poi non lamentiamoci dei populismi al 50% in regioni con la disoccupazione al 20%. O si manda l’esercito europeo a sedare la rivolta dei briganti oppure ognuno va per la sua strada oppure l’Italia si spezza in due. Oppure l’Europa cambia… ma per questo ci penseranno i tedeschi!





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