Niente recesso per Cassa Centrale Banca in Iccrea. Alla vigilia dell’assemblea dell’Istituto centrale del credito cooperativo non emergono segnali di tregua fra i due fronti delle Bcc, coalizzatisi attorno alle nuove capogruppo del comparto: Iccrea stessa (storico pilastro del movimento delle Bcc italiane) e la trentina Ccb, che ha dato vita a una “secessione” in seguito alla controversa riforma varata tre anni fa dal governo Renzi.
La Ccb intenderebbe rompere il cordone con Iccrea (la partecipazione ammonta attualmente al 22%) attraverso un recesso per cassa, ma fonti qualificate di Iccrea, presieduta da Giulio Magagni, hanno ribadito che il diritto di recesso non si applica. Tutte le modifiche statutarie proposte all’assemblea dei soci, infatti, sono funzionali alla trasformazione di Iccrea in capogruppo bancaria secondo quanto previsto dalla legge di riforma delle banche cooperative che esclude il recesso. Iccrea nella missiva cita l’articolo 37 bis del Testo unico bancario che attribuisce allo statuto della capogruppo del gruppo bancario cooperativo la determinazione del “numero massimo delle azioni con diritto di voto che possono essere detenute da ciascun socio”.
La scelta, hanno sottolineato le stesse fonti del gruppo Iccrea, è quella di evitare la possibilità che un singolo socio con una quota molto ampia possa influenzare l’attività della banca. La proposta di modifica statutaria al voto domani pone al 10% il tetto di partecipazione con la conseguenza di sterilizzare il diritto di voto sulla quota eccedente. Iccrea non ritiene quindi che le modifiche, dovute, attivino il diritto di recesso e per questo motivo non ha depositato, in vista dell’assemblea, la valutazione delle azioni Iccrea secondo quanto prescrive il Codice civile nell’articolo che disciplina il diritto di recesso.