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Home » Economia e Finanza » DIETRO LE QUINTE/ Si prepara un nuovo assalto a Tria

  • Economia e Finanza

DIETRO LE QUINTE/ Si prepara un nuovo assalto a Tria

Int. Francesco Forte
Pubblicato 17 Aprile 2019
Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria (LaPresse)

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria (LaPresse)

Le risorse stanziate per Rdc e Quota 100 potrebbero non essere spese tutte. Su come usare questi risparmi potrebbe nascere una nuova lite nel Governo

Un tesoretto potrebbe provocare nuovi tensioni nel Governo. Il Corriere della Sera, basandosi anche sui dati comunicati da Pasquale Tridico nell’intervista pubblicata domenica, stima che dei 5,6 miliardi di euro stanziati per il reddito di cittadinanza quest’anno ne sia stata impegnata circa la metà e che difficilmente si arriverà a usare tutti i rimanenti 2,8 miliardi. Dovrebbe avanzare qualcosa anche dai 3,8 miliardi di euro stanziati per Quota 100. Secondo stime tecniche riportate da Il Sole 24 Ore, il risparmio complessivo potrebbe arrivare a 850 milioni di euro. Come detto, però, se il ritmo di presentazione delle domande per Quota 100 e reddito di cittadinanza dovesse ulteriormente diminuire, il risparmio complessivo potrebbe anche aumentare. È chiaro che una cifra del genere, in un momento in cui si sta parlando di flat tax, clausole di salvaguardie da disinnescare e deficit da tenere sotto controllo, non è certo risolutiva, ma può rivelarsi utile. Lega e M5s potrebbero quindi tornare a pressare Giovanni Tria per l’uso di queste risorse. «Questo è il minimo, perché Salvini e Di Maio non solo intendono sfruttare tutto quello che hanno messo a bilancio, ma desiderano anche spendere il più possibile nelle mance prima delle elezioni, perché hanno bisogno di affermare le proprie tesi, che sono tra loro divergenti. È facile immaginare che poiché i maggiori risparmi derivano dal reddito di cittadinanza voglia essere Di Maio a decidere come vanno impiegati. Il problema è che se aumenta il debito pubblico ci ritroviamo con un grosso guaio», ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.


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Perché Professore?

L’incremento del debito pubblico facilita l’aumento dello spread, cosa che a sua volta fa crescere il deficit a causa del maggior costo del rifinanziamento del debito stesso. Tria ha quindi bisogno assoluto di risorse, visto che ha già dovuto attivare quel meccanismo, concordato con l’Ue, di tagli alla spesa per 2 miliardi di euro. Dunque questa sorta di “tesoretto” è una buona notizia per il ministro dell’Economia. Naturalmente è una pessima notizia per la sua famiglia, perché è chiaro che torneranno gli attacchi a livello personale che abbiamo visto nelle scorse settimane. Presumo che Mattarella non ne sarà contento e che comunque cercherà di aiutare Tria, dato che entrambi possono porre un argine al rischio che l’Italia sia commissariata.


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Questo rischio è alto?

Siamo purtroppo nelle mani degli investitori internazionali e le incertezze politiche non ci aiutano. Da un lato, francesi e tedeschi, avendo investito molto nel nostro Paese, non possono farci precipitare. Dall’altro, il rischio che debba intervenire il Meccanismo europeo di stabilità è sempre concreto. Come ho detto, il debito pubblico è un problema e Tria e Mattarella lo sanno bene.

Riusciranno a difendere l’idea di usare questo tesoretto per diminuire il deficit?

Credo di sì, ma dato che spesso in questi casi sono i segnali che contano, un attacco forte alla “barriera” di Tria potrebbe rendere meno efficace lo sforzo del ministro stesso. Il suo effetto non sarà quindi vanificato, ma potrebbe portare minor benefici. Io ritegno che per certi versi il cerino se lo ritroverà in mano Salvini.


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In che senso?

L’ideale sarebbe che difendesse Tria, ma se anche decidesse di non attaccarlo, lasciando solo Di Maio a farlo, acquisirebbe un’autorevolezza inaspettata: non solo diventerebbe il difensore delle coste, ma anche del bilancio. Dovrebbe capire che per gli italiani la sicurezza è sì importante, ma che la difesa del bilancio lo è ancora di più adesso, lo si vede dall’aumentata propensione al risparmio. Quando, infatti, c’è il rischio che il risparmio venga distrutto non aumenta la propensione al consumo, come diceva Keynes, ma quella al risparmio. Quindi, l’Italia ha bisogno di un argine sui conti, perché il risparmiatore ha paura. E le prossime elezioni si giocheranno anche su questo: il rischio del risparmio.

Al di là di questo tesoretto, per riuscire ad avere un deficit al 2,4% il Governo dovrà fare privatizzazioni per 18 miliardi di euro e in autunno dovrà disinnescare clausole di salvaguardia per 23 miliardi: dove li trova più di 40 miliardi?

Non li trova per niente. È chiaro che noi useremo una strategia, che d’altra parte è ragionevole mettere sul tappeto: ridurre un po’ il debito pubblico, portare intorno al 2% il deficit/Pil e poi usare altre clausole di salvaguardia, spostando ancora un po’ più in là il problema. Ritengo quindi che potremmo arrivare a metà strada rispetto alla cifra da racimolare. Del resto, grazie alla regola dell’output gap, il deficit può teoricamente aumentare. Tuttavia occorre stare attenti al debito, perché se eccessivamente elevato, come nel nostro caso, occorre ridurlo per non penalizzare crescita e occupazione.

(Lorenzo Torrisi)


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