La settimana scorsa abbiamo messo a confronto la crescita del gettito fiscale negli anni recenti con la crescita del Pil nominale registrata negli stessi periodi. La domanda alla quale volevamo rispondere era la seguente: per ogni 100 euro in più di Pil prodotto in questi anni quanti ce ne ha portati via il fisco? La risposta è stata sorprendente e inattesa. Ci aspettavamo infatti un valore elevato per l’effetto congiunto della grande recessione economica del 2008-09, riavviata nel 2011, e degli inasprimenti fiscali attuati con le numerose manovre di finanza pubblica. Non ci aspettavamo tuttavia di scoprire che la quasi totalità del maggior Pil si fosse volatilizzata in maggior prelievo fiscale.
Abbiamo infatti scoperto che dal 2005 al 2012 (governi politici Prodi e Berlusconi e governo tecnico Monti) il Pil nominale risulta essere aumentato, considerando per il 2012 le previsioni contenute nel recente aggiornamento al DEF, di 128 miliardi mentre il gettito fiscale è cresciuto di 124 miliardi. Il maggior gettito risulta quindi aver assorbito il 97% del maggior Pil. Questo risultato deve essere tuttavia imputato prevalentemente alle scelte di finanza pubblica dell’ultimo anno. Il riferimento è al consistente inasprimento fiscale della seconda metà del 2011, avviato quando già era nota la ripresa delle fase recessiva e che non è stato interrotto, ma è anzi proseguito con l’ultimo provvedimento (il d.d.l. ‘stabilità’), nonostante la crisi sia peggiorata ben al di là della previsione più pessimistica di un anno fa.
Purtroppo dobbiamo dire ai lettori del Sussidiario che la nostra analisi della scorsa settimana sul peso del fisco era persino ottimistica. Infatti riferendoci al Pil non abbiamo tenuto conto nei calcoli della distinzione tra il Pil che si forma alla luce del sole, e paga quindi le tasse previste, e Pil sommerso, che invece le tasse riteniamo non le paghi. La crescita del Pil nel periodo preso in considerazione è dunque dovuta in parte alla variazione del Pil sommerso e in parte alla variazione del Pil ‘emerso’ ma è solo con quest’ultima che il maggior gettito fiscale va confrontato. Rifacciamo allora i nostri calcoli scindendo la variazione del Pil nelle due distinte componenti.
Il Graf. 1 mette a confronto l’incremento di gettito fiscale in alcuni intervalli di tempo con l’incremento stimato del Pil ‘emerso’ e l’incremento stimato del Pil sommerso. L’analisi è estesa al 2013 basandosi sui dati previsivi del recente aggiornamento al DEF presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. La ripartizione del Pil tra ‘osservato’ e sommerso che è stata utilizzata è quella resa disponibile dall’Istat sino all’anno 2008. Poiché essa indica il Pil sommerso in valore entro una forbice, nell’elaborazione si è adottato il valore medio tra il Pil sommerso nell’ipotesi minima e quello dell’ipotesi massima indicata dall’Istat.
Il Pil ‘emerso’ è dunque la differenza tra il Pil totale e quello sommerso nella sua stima media. Per gli anni successivi al 2008 si è prudenzialmente ipotizzato che il peso del Pil sommerso sul Pil totale sia rimasto invariato al suo valore del 2008 (media tra ipotesi massima e ipotesi minima), pari al 16,8%, pur essendo altamente probabile che per effetto della grave recessione economica del 2008-09 sia cresciuto. Sulla base delle assunzioni precedenti si scopre, come riportato nel Graf. 1, che:
1) Dal 2005 al 2008 (governo politico Prodi) il Pil nominale è aumentato di 139 miliardi, ma di essi 23 sono imputabili alla crescita del sommerso. L’aumento di Pil non sommerso è quindi limitato a 115 miliardi, a fronte di un aumento del gettito fiscale di 96 miliardi. Il maggior gettito risulta quindi aver assorbito l’83% del maggior Pil non sommerso.
2) Dal 2005 al 2011 (governi politici Prodi e Berlusconi) il Pil nominale è aumentato di 144 miliardi ma di essi 24 sono imputabili alla crescita del sommerso. L’aumento di Pil non sommerso è quindi risultato pari a 120 miliardi, a fronte di una crescita del gettito fiscale di 96 miliardi. Il maggior gettito risulta quindi aver assorbito l’80% del maggior Pil non sommerso.
3) Dal 2005 al 2013 (governi politici Prodi e Berlusconi e governo tecnico Monti) il Pil nominale risulterà essere aumentato, se si confermeranno le previsioni del recente aggiornamento al DEF, di 146 miliardi. Di essi tuttavia 25 sono imputabili (nella nostra ipotesi prudenziale) alla crescita del sommerso, per cui l’aumento di Pil non sommerso si limita a 121 miliardi a fronte di una crescita del gettito fiscale nello stesso periodo di ben 141 miliardi. Il maggior gettito risulterà quindi aver assorbito il 116% del maggior Pil non sommerso formatosi negli ultimi 8 anni.
La stima precedente è frutto di un’ipotesi prudenziale e deve quindi essere interpretata nel senso che il maggior gettito risulterà aver assorbito almeno il 116% del maggior Pil prodotto alla luce del sole e sottoposto alla dura pressione, ma in questo caso dovremmo proprio dire esproprio, fiscale. Invece nell’ipotesi più realistica che il peso del sommerso sul Pil sia cresciuto negli anni della crisi (2008-09) tale valore è destinato a risultare anche sensibilmente più alto.
Purtroppo l’Istat non ha ancora fornito le stime del Pil sommerso per il biennio 2009-10. Sulla base della tempistica delle precedenti pubblicazioni biennali avrebbe dovuto farlo attorno allo scorso luglio, tuttavia nonostante siano ormai passati diversi mesi i nuovi dati non sono ancora usciti. Infatti l’Istat aveva pubblicato le stime sul sommerso sino al 2006 con una pubblicazione della serie ‘Statistiche in breve’ dell’8 giugno 2008 mentre le stime sul sommerso al 2008 erano state rese note con una pubblicazione della serie ‘Statistiche in breve’ del 13 luglio 2010. I dati al 2010, attesi quindi a luglio 2012, non sono stati tuttavia ancora pubblicati. Quando lo saranno provvederemo evidentemente ad aggiornare i calcoli di questo articolo.
Stime più recenti non di fonte Istat del peso del sommerso sono quelle presentate dal Centro Studi Confindustria a settembre 2010 secondo le quali il Pil sommerso avrebbe superato durante la recessione la soglia del 20%. Come cambiano i dati precedenti se assumiamo nel 2011 che il peso del sommerso sia stato del 20%? Intanto occorre precisare che se assumiamo tale ipotesi è opportuno, per ragioni di prudenza, confrontarla con l’ipotesi massima di sommerso di fonte Istat per gli anni per cui è disponibile. Inoltre, in assenza di informazioni ulteriori, assumiamo un sommerso pari al 20% del Pil totale anche per gli anni successivi al 2011.
Procediamo allora a rifare il calcolo e stimare la crescita del Pil sommerso e del Pil non sommerso per gli intervalli 2005-11 e 2005-13 in base alle seguenti ipotesi: (i) Pil sommerso al 17,7% del Pil totale nell’anno di partenza 2005 come da stima Istat del 2010 nella sua ipotesi massima; (ii) Pil sommerso al 20% nel 2011, come da stima Centro Studi Confindustria del 2010, e invariato al 20% anche nel 2013. Le nuove stime ottenute sono riportate nel Graf. 2.
Nella nuova ipotesi la ripartizione della crescita del Pil tra emerso e sommerso vedrebbe un valore molto più elevato per quest’ultimo: 62 miliardi in più sia nell’intervallo 2005-11 che nell’intervallo 2005-13. La crescita del Pil emerso si ridurrebbe in conseguenza ad 82 miliardi nell’intervallo 2005-11 e ad 84 miliardi nell’intervallo 2005-13. Ma questo implica che la crescita del gettito fiscale, pari a 96 miliardi tra il 2005 e il 2011, periodo amministrato dai due governi politici, sia pari al 117% dell’aumento di Pil emerso. Invece nell’intero periodo 2005-13 la crescita prevista del gettito, pari a 141 miliardi, risulterebbe addirittura pari al 168% della crescita del Pil ‘emerso’ nello stesso periodo.
La cifra è enorme ma non possiamo dire che sia irrealistica. Solo l’Istat, pubblicando i dati aggiornati sul sommerso, potrebbe chiarire la questione. Per il momento, non volendo lasciare il lettore con eccessiva incertezza, possiamo dire che la stima del 116% rappresenta un valore minimo e la stima del 168% un valore massimo. Sono rispettivamente il pavimento e il tetto del rapporto tra crescita del gettito e crescita del Pil ‘emerso’. La media tra i due valori è il 142% ed essa potrebbe rappresentare un’indicazione accettabile.
In tutte le tre ipotesi, in ogni caso, emerge che il fisco si è preso negli ultimi otto anni dai contribuenti che producono Pil alla luce del sole di più del maggior Pil che essi hanno prodotto. E allora non si può che riconfermare la domanda della scorsa settimana: per quale ragione essi dovrebbero cercare di produrre più Pil nei prossimi anni? Quali incentivi hanno dallo stato per non assecondare e accelerare il declino italiano?
(2 – continua)