L’Agenzia delle entrate sta lavorando alla messa a punto del nuovo redditometro e nelle cento voci che compongono la capacità di spesa delle famiglie italiane c’è anche l’istruzione. È allarme per tutte quelle famiglie che, avvalendosi di una libertà di scelta garantita dallo Stato, e spesso sobbarcandosi grandi sacrifici, mandano i propri figli nelle scuole non statali. Ilsussidiario.net ha chiesto spiegazioni all’Agenzia delle entrate. Parla Antonella Gorret, portavoce dell’Agenzia.
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Le famiglie con figli che frequentano le scuole non statali devono essere preoccupati per il nuovo redditometro dell’Agenzia delle entrate?No. La cosa più importante da capire, per quanto riguarda il nuovo redditometro, è che esso è improntato a principi di coerenza. Prevede un paniere di 100 voci esattamente a questo scopo, quello di mettere insieme il più ampio numero di fattori che concorrono a determinare la capacità di spesa e il reddito – appunto – coerente con la capacità di spesa del contribuente. In più, le singole voci di spesa hanno ciascuna un peso relativo. Veniamo, nello specifico, alle scuole. Quel che è certo, è che saranno rilevanti ai fini del calcolo solamente le scuole di prestigio con rette molto elevate; certamente non tutte le scuole private tout court.
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Ma come si può «pesare» il valore che una famiglia attribuisce all’istruzione? Cosa vuol dire «peso relativo» o «rette molto elevate»?Vuol dire che la spesa per scuole e veterinari non avrà la stessa rilevanza di una seconda – o terza – casa, di un circolo ricreativo costoso o dell’auto di lusso.
Il redditometro sarà in grado di distinguere tra scuola e scuola?Non si andrà a prendere la scuola che ha una retta di duemila o tremila euro, per intenderci: l’esempio, cioè, di una voce che potrebbe essere trattata alla stessa stregua, in ipotesi, della revidenza complementare. Sulla determinazione die parametri per ora non posso dire molto di più. Posso solo dire che vi saranno comprese le scuole che influiscono in modo importante sulla capacità di spesa. Con una precisazione importante la spesa per l’istruzione viene pesata nel paniere, ma il riultato finale deve essere «coerente» con il reddito.
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Vuole spiegarci che cos’è la soglia di coerenza e come funziona?Il principio è semplice: se il contribuente spende 100mila euro l’anno e ne dichiari 15-20mila, vuol dire che qualcosa non torna e l’Agenzia ha il dovere di venire a controllare che succede. In altri termini, tra la capacità di spesa e il reddito deve esserci coerenza. Se tra i due c’è un gap sospetto, scatta il «semaforo» giallo: si accende un indice di rischio, che viene monitorato e che occorre valutare. Rimaniamo al caso che qui ci interessa: una famiglia che fa sacrifici per mandare i figli in una scuola non statale e non ha altri tipi di spesa importanti – e con importanti intendo: indice di un «altro» tenore di vita – non deve preoccuparsi: il reddito sarà coerente.
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Ma su quale campione viene tarato lo strumento per essere «intelligente»?
Stiamo tarando il redditometro non con i contribuenti ma «a monte», con sindacati, associazioni di categoria e professionisti. Essi ci stanno fornendo una platea sperimentale di iscritti, persone reali ma anonime, che ci consentono di capire se lo strumento funziona o meno. Proprio perché non vogliamo sbagliare, e vogliamo uno strumento che funzioni. I test finiranno a fine febbraio, a quel punto vedremo se fare nuovi test oppure se le associazioni ci diranno che va bene. Il lancio a quel punto, come anticipato dal direttore Befera, avverrà entro giugno.
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Sui giornali si è letto che il redditometro non servirà solo all’Agenzia per dare la caccia agli evasori, ma anche come deterrente. In che modo?
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Insomma, l’occhiuto redditometro funzionerà a dovere?