Caro direttore,
il ministro Carrozza ha comunicato non senza enfasi la novità che presto entrerà nelle scuole, quella del tutor per l’orientamento. “Lo studente – ha dichiarato il ministro – verrà affiancato da un tutor che lo aiuterà a scegliere e a farlo in modo precoce, ben prima della conclusione del corso di studi”. E a svolgere questo ruolo saranno anche “manager provenienti dal mondo dell’impresa, perché vi assicuro che sono in tanti quelli che vogliono aiutare i giovani a scegliere la loro strada”, ha aggiunto il ministro, avvisando però che la campagna sull’orientamento non consisterà “in una campagna di marketing, tesa a far scegliere allo studente un corso di studi piuttosto che un altro, ma in un’attività di mentoring finalizzata a indirizzare i ragazzi secondo le loro inclinazioni, con un cambiamento di prospettiva anche pedagogica”.
Certamente bisogna dare atto al ministro di una positiva sensibilità all’orientamento, di cui vi è un grande bisogno dentro la scuola. Sia in terza media sia nell’ultimo anno delle scuole superiori si avverte che sull’orientamento il mondo della scuola spesso improvvisa, e lo fa perché e in ritardo, perché non sa bene come affrontare il problema; col risultato di ridurre la questione dell’orientamento ad una presentazione analitica delle possibilità.
Ha ragione dunque il ministro: c’è bisogno di un cambiamento di prospettiva. Al tempo stesso, però, occorre essere consapevoli che l’orientamento inteso come presentazione dell’offerta ha un “prima”: il fatto che ogni studente vuole essere aiutato a capire chi è, gli interessi che ha, le capacità di cui è in possesso. E su questa priorità la scuola è in ritardo perché manca la sfida ad un giudizio sintetico. Con il che si vede bene che il problema, ancora una volta, è eminentemente educativo: vi è un mondo della scuola in cui domina un approccio analitico al reale, si pensa che facendo somme e sottrazioni delle possibilità si trovi alla fine la strada. Invece le prime scelte serie della vita fanno vedere che senza una capacità sintetica si è paralizzati, non si va da nessuna parte. Si sa tutto della realtà, ma non si sa nulla di sé e questo rende incapaci di scegliere.
Il ministro Carrozza ha toccato una questione quanto mai seria, ma non è con un tutor dell’orientamento che la si risolve. Il tutor dell’orientamento serve senz’altro, ma come una professionalità ulteriore che offre altri dati e di livello più alto. La vera questione rimane. Vogliamo una volta tanto affrontarla?
Chi aiuterà gli studenti di terza media e quelli delle superiori a scoprire la propria umanità? A cogliere la positività di cui è costituita la stoffa della loro individualità?
Per questo non occorre un tutor, ma dei veri maestri. E chi sono dei veri maestri? Degli uomini e delle donne che, impegnati con la loro vita, sanno rispondere al bisogno di ogni studente di essere orientato, di capire le risorse di cui disponde e di saperle far fruttare. Non c’è bisogno per questo né di un tutor né di un percorso parallelo, perché il primo “orientamento” in realtà avviene in classe, durante le ore di lezione, quando un docente fa bene la propria disciplina scolastica. È qui che un insegnante si dimostra non un tecnico dell’addestramento, ma un vero educatore.