Il Comitato pro family tra i promotori della manifestazione del 20 giugno scorso ha istituito le sentinelle anti gender: personale qualificato, di norma che lavora già nelle istituzioni educative ma non solo, che dovranno raccogliere tutte le segnalazioni provenienti dalle scuole d’Italia di presunti “abusi didattici ed educativi”. Come si sa, molti accusano il governo di aver introdotto nella riforma della scuola anche l’educazione gender (si tratterebbe del comma 16 dell’articolo 1 della riforma), cosa che il ministero dell’istruzione ha sempre smentito arrivando a minacciare di denuncia chi continuasse a dirlo. Nonostante questo la paura di imporre ai bambini un tipo di educazione che faccia trapelare contenuti gay o appunto gender ha spinto i pro family ad aprire un Osservatorio nazionale sul tema dell’educazione affettiva e sessuale. Con le segnalazioni raccolte si procederà poi a “formale denuncia” al ministero. Il Miur ha risposto dicendo che non è il caso di creare inutili allarmismi con l’intento di far passare un piano opposto: “l’incapacità di accettare che siamo tutti diversi, che abbiamo tutti il diritto all’eguaglianza dei diritti”. Il prossimo 4 dicembre è poi stata annunciata una giornata di protesta in cui i genitori non manderanno i figli a scuola, la Giornata nazionale per il diritto di priorità educativa della famiglia.