SCUOLA/ Caro Gesù Bambino, ti scrivo

- Luisa Ribolzi

Una riforma che doveva essere epocale si è risolta in un piano di collocamento non sempre funzionante, e stop. Molte le cose che restano da fare. LUISA RIBOLZI

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Caro Gesù Bambino, sono la scuola italiana, e in occasione del tuo Santo Natale ho pensato di scriverti una letterina. Come sai, quest’anno sono stata buona, veramente una buona scuola, e quindi penso di poter contare sul Tuo aiuto. Non mi rivolgo al ministro, non solo perché i ministri passano (quello attuale è il trentottesimo a partire dal 1946, il sessantesimo se si contano i ministri nominati più volte) e i problemi restano, ma perché, credimi, sperare nella Divina Provvidenza sembra essere la sola cosa da fare. Provo a esprimere i miei desideri, in ordine sparso (il concetto di priorità mi pare estraneo a larga parte dei decisori politici), e conto su un Tuo interessamento, anche se non posso chiedere un miracolo… 

Gli insegnanti. Mi ero impegnata a non chiedere miracoli, e mi contraddico immediatamente, perché una normale procedura non pare in grado di uscire dallo stallo, e neppure una procedure eccezionale, come quella pensata dal capo del governo, bravo ragazzo che penso faccia ogni anno il Presepe per i suoi figli, e in più ha una moglie insegnante, a cui però l’esperienza passata ha insegnato poco. Anche ammesso che il Tuo intervento miracoloso consenta di risolvere gli aspetti quantitativi riducendo le code e le supplenze, due temi interconnessi, restano pur sempre i nodi della formazione, reclutamento e carriera, che dei miracolati in questione dovrebbero tutelare la qualità. La legge 107, la stessa che asserisce che sono stata buona, prevede un decreto entro diciotto mesi, e auspico che abbatta la burocrazia e gli automatismi, valorizzando l’apporto congiunto di scuola e università e sostituendo il Tfa (Tutto Fa Acqua) con un vero periodo di praticantato, accompagnato da un’adeguata formazione e valorizzazione, anche economica, degli insegnanti tutor. 

Purtroppo non si vuole capire che il solo modo per reclutare insegnanti coerenti con il progetto educativo e con gli impegni presi con famiglie e studenti è quello di assegnare il reclutamento alle scuole e alle reti di scuole. In proposito devo confessare un peccato: ho morsicato un sindacalista che sosteneva che così le scuole recluterebbero solo parenti e amici… E per il momento fermiamoci qui, anche se si potrebbe sperare che si affermi l’idea di avviare dei percorsi di carriera e di premiare gli insegnanti migliori, visto che questa situazione di appiattimento sta creando un po’ dappertutto una crescente disaffezione dei laureati migliori verso l’insegnamento, considerato una scelta di ripiego. 

La seconda richiesta concerne la generalizzazione delle procedure di valutazione, e su questo a dire il vero io stessa sto cercando di darmi da fare, ma sono attivamente ostacolata da una parte non piccola dei docenti, e soprattutto dei loro rappresentanti, che tutelando lo status quo non si accorgono che fanno un danno ai ragazzi. Puoi per favore portare speranza ai valorosi dell’Invalsi e dell’Indire che si battono per tenere a galla due barchette in un mare tempestoso (rari nantes in gurgite vasto, direbbe Virgilio ai pochi studenti del classico)? 

Ho visto che le scuole incominciano ad utilizzare gli esiti dei test sia per fornire informazioni alle famiglie, sia per migliorare. E questo vale anche per l’università. E già che ci siamo, un bel potenziamento del sistema informativo, già avviato (diciamo anche quello che di buono si sta facendo) sarebbe sicuramente utile.

Un’altra cosa buona è l’inizio della valorizzazione della formazione tecnico professionale e di ogni forma di collegamento fra formazione e lavoro, coinvolgendo le imprese più attente e le regioni, con l’alternanza, di cui forse non si sono adeguatamente valutate le implicazioni operative: questo potrebbe servire anche a ridurre l’alto numero di studenti che interrompono il percorso di studio senza conseguire un titolo, e a far capire che “successo formativo” non coincide con “voti alti nelle materie scolastiche”, ma con possibilità per tutti, in particolare per i più deboli, di conseguire i migliori risultati anche in campi diversi. Sono positivi anche i timidi segnali di crescita degli Its, quell’istruzione di terzo livello non universitaria che negli altri paesi è molto più diffusa e che potrebbe contribuire a rinforzare l’immagine una po’ appannata dell’università, suggerendo ai ragazzi di mettersi in gioco su percorsi di qualità non accademici, centrati sull’acquisizione delle competenze, dei saperi operativi. Non considerare, caro Gesù Bambino, un peccato di arroganza la promozione delle eccellenze in tutti i settori, scuola, formazione regionale, università,  accademie e conservatori: è stato san Paolo a dire “omnia probate, quod bonum est tenete”. Il problema è che dopo aver sperimentato, magari si tiene il bonum, ma c’è un’estrema riluttanza a buttar via il malum…  

A proposito di minoranze: c’è quasi un milione di ragazzi italiani, la maggior parte bambini, verso cui la scuola non è affatto buona, perché li considera come scolari di serie B, o addirittura del campionato dilettanti, e sono gli alunni delle scuole paritarie a cui vengono riconosciuti molti doveri, e fin qui va bene, ma molti meno diritti, e qui non ci siamo proprio. Tieni presente, caro Gesù Bambino, che un buon numero di questi bambini si è affaccendato per preparare il Presepe e per accoglierti con terrificanti spettacolini natalizi ripresi da orde di nonni e genitori con telefonini e ipad. Non farci caso, non conta l’innovazione tecnologica ma il cuore. Potresti ricambiare con una riverniciatina alla legge 62, che dici? 

Sono stata ormai troppo lunga, e inoltre nei confronti dei molti che sembrano intenzionati a far del male alla scuola sei già intervenuto da grande con la normale amministrazione delle colpe. So che per fortuna sei riuscito a schivare sia i presidi politicamente corretti che i sindaci leghisti, e sei arrivato puntualmente tra noi a mezzanotte. Ci ricorderai che siamo dotati di raziocinio e libertà di decidere: anche se francamente, caro Gesù, nel campo della scuola ne abbiamo fatto così scarso uso…





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