SCUOLA/ La valutazione dei dirigenti scolastici? Tre dimenticanze

- Maddalena Cassinari

Con le Linee guida del 28.09.2016, che sviluppano le indicazioni contenute nella Direttiva 36/2016, ha preso forma la valutazione dei dirigenti scolastici. MADDALENA CASSINARI (Disal)

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Con la pubblicazione delle Linee guida del 28 settembre 2016, che sviluppano le indicazioni contenute nella Direttiva n. 36 del 18 agosto 2016, ha preso forma la valutazione dei dirigenti scolastici, prevista già dal D.Lgs 165/01 e ripresa nei commi 93 e 94 art. 1 della legge 107/15 (“Buona Scuola”), della quale a lungo si è trattato negli scorsi mesi.

I dirigenti scolastici, cui è stato rinnovato l’incarico per il triennio 2016-2019, hanno già trovato nel documento del loro incarico, a far data dal 1° settembre 2016, i nuovi obiettivi nazionali, regionali e di scuola, questi ultimi derivati direttamente dal Rav (Rapporto di autovalutazione, che le scuole hanno aggiornato entro giugno 2016), inseriti dal direttore regionale. Tali obiettivi sono stabiliti per un triennio e, solo in particolari situazioni e previo accordo con il dirigente stesso, possono eventualmente essere riformulati annualmente. In questo modo gli incarichi potrebbero essere personalizzati in relazione alla specificità delle situazioni scolastiche, tenendo conto ad esempio di cambiamenti rilevanti nel numero e nella composizione dell’utenza e/o nel contesto sociale di riferimento.

Il punto d’avvio della valutazione del dirigente scolastico è l’autovalutazione annuale, che il Ds dovrà predisporre su un format comune (che sarà disponibile sul Portale della valutazione del Miur), nel quale si evidenziano le azioni realizzate e i risultati ottenuti. L’autovalutazione del Ds sarà raccolta in uno strumento, il Portfolio, compilabile in progress, nel quale saranno riuniti altresì vari documenti che attestano le azioni messe in atto dal Ds.  

Il Portfolio è, infatti, definito nelle Linee guida come “lo strumento di riferimento per l’autovalutazione (…), che permette una sintesi ed una riorganizzazione ordinata fra i vari documenti specifici che il Dirigente intende portare in evidenza.

Il portfolio consta di due parti: una parte pubblica (che contiene il curricolo professionale e le azioni specifiche del dirigente finalizzate al miglioramento) e una parte riservata (con strumenti a disposizione del dirigente per l’autovalutazione e per l’analisi e lo sviluppo della propria professionalità; e le valutazioni di prima istanza del Nucleo di valutazione e quelle finali del direttore dell’Usr).

Le Linee guida forniscono l’elenco dei documenti che il dirigente deve tenere a disposizione per la propria valutazione:

1. Ptof – Piano Triennale dell’Offerta Formativa

2. Rav – Rapporto di Autovalutazione

3. Piano di Miglioramento della scuola

4. Relazione dei Nuclei esterni di Valutazione

5. Programma Annuale

6. Relazione al Consiglio d’Istituto del 30 giugno

7. Atto di Indirizzo al Collegio Docenti per la predisposizione del Ptof

8. Piano della Formazione

9. Azioni per l’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale

10. Piano Alternanza Scuola Lavoro (scuole II ciclo)

11. Pai – Piano Annuale per l’Inclusione

12. Patto educativo di corresponsabilità

13. Regolamento d’Istituto

14. Piano Annuale delle Attività

15. Direttiva al Dsga per l’organizzazione dei servizi

16. Contrattazione d’Istituto

17. Valorizzazione professionale del personale

18. Fascicolo personale del dirigente 

In questo percorso valutativo del dirigente scolastico intervengono altri attori: i Nuclei di valutazione, composti da un coordinatore, un ispettore tecnico e un dirigente scolastico, che emettono, entro la conclusione dell’anno scolastico di riferimento, la valutazione di prima istanza, eventualmente visitando l’istituzione scolastica sede di servizio del dirigente. Al direttore dell’Usr spetta invece la valutazione finale, con riferimento alla valutazione di prima istanza del Nucleo, anche se il direttore può discostarsi dalla valutazione del nucleo stesso, previa motivazione scritta.

La valutazione del dirigente scolastico, ad opera del Nucleo e del direttore regionale, verte su: 

Competenze gestionali ed organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati, correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale, in relazione agli obiettivi assegnati nell’incarico triennale;

Valorizzazione dell’impegno e dei meriti professionali del personale dell’istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali;

Apprezzamento del proprio operato all’interno della comunità professionale (quindi: personale scolastico) e della comunità sociale (quindi: genitori e studenti, enti locali territoriali, stakeholders);

Contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell’ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale;

Direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole.

Le Linee guida attribuiscono pesi diversi alla valutazione delle varie dimensioni professionali del Ds, aggregate come segue:

Per le dimensioni professionali: Direzione unitaria, promozione della partecipazione, competenze gestionali ed organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati (lettere a-d-e del comma 93 art. 1 L. 107/15): il peso è pari al 60%;

Per la dimensione professionale: Valorizzazione delle risorse professionali, dell’impegno e dei meriti professionali  (lettera b del comma 93 art. 1 L. 107/15): il peso è pari al 30%;

-Per la dimensione professionale: Apprezzamento dell’operato all’interno della comunità professionale e sociale  (lettera c del comma 93 art. 1 L. 107/15): il peso è pari al 10%.

pesi delle sopra citate dimensioni professionali del dirigente scolastico, così stabiliti, una volta valutati e valorizzati, statuiscono il conseguimento degli obiettivi, articolato in 4 livelli: “pieno raggiungimento”, “avanzato raggiungimento”, “buon raggiungimento”, “mancato raggiungimento”.  Al conseguimento degli obiettivi è legata la retribuzione di risultato del dirigente.

Il modello proposto di valutazione dei dirigenti scolastici è basato soprattutto sulla coerenza di azioni avviate dal Dsrispetto a obiettivi stabiliti a livello territoriale e di contesto, a priorità e traguardi presenti nel Rav, alle azioni del Piano di miglioramento dell’istituzione scolastica nonché sulla misurazione del livello di raggiungimento degli stessi.

Si ritiene che l’avvio di un sistema di valutazione dei dirigenti scolastici sia indispensabile in un moderno sistema scolastico, al passo con le migliori esperienze internazionali: il modello proposto ne rappresenta un primo passo, che però non deve lasciare in secondo piano altre componenti:

1) la componente di riflessione sull’efficacia del lavoro, sulla valorizzazione delle risorse umane e sulla gestione delle risorse economiche, sui risultati e sugli esiti di apprendimento degli studenti (ricordando, tuttavia, che questi ultimi derivano prioritariamente dall’azione dei docenti); 

2) la componente relazionale e motivazionale: le dimensioni professionali di un dirigente scolastico non sono solo quelle calibrate sui risultati, sull’apprezzamento dell’utenza o sulle capacità manageriali/gestionali: hanno invece a che fare anche e soprattutto con le sue capacità relazionali e motivazionali, nei confronti dei docenti e in generale del personale scolastico, dei genitori e degli alunni; degli stakeholders; della comunità professionale dei dirigenti scolastici, organizzata o meno in reti di ambito e/o di scopo e/o in associazioni professionali;

3) la componente sistemica: la valutazione del dirigente scolastico, slegata da una valutazione di sistema, oltre a non “fotografare” la situazione reale della scuola che egli dirige, corre il rischio di ricondurre e ridurre, nei fatti, la procedura valutativa a mera formalità, finalizzata alla definizione della retribuzione di risultato. Si auspica pertanto l’introduzione della valutazione anche delle altre componenti scolastiche, perché i dirigenti scolastici non possono essere individuati unici responsabili dei risultati di azioni e processi educativi e gestionali che esigono la cooperazione anche di altri attori.

Sarebbe interessante, alla conclusione del percorso, pervenire a un rapporto finale condiviso tra il dirigente scolastico e il direttore generale dell’Usr, nel quale siano evidenziati sia gli aspetti complessivi da migliorare sia le dimensioni culturali, formative o di contesto, e non solo proceduralizzazioni da perfezionare e/o da confermare.

E ancor più, a seguito del processo valutativo del dirigente scolastico (e non solo!), potrebbero essere portate alla luce le linee di una funzione direttiva della scuola, non limitata a mera amministrazione e managerialità (alla quale spesso è stata ricondotta e ridotta in questi anni), ma intesa come consapevole servizio ai bisogni culturali e formativi delle nostre scuole e del Paese.





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