Una mattina come le altre arrivi a scuola e la trovi okkupata. Qualche facinoroso avrà visto un tutorial su come si okkupa una scuola e ora deve far vedere che il Kollettivo ci sa fare. Con la puntualità del cinepanettone, sotto Natale diventano tutti preokkupati per la scuola pubblica. Da gennaio a novembre non gliene fotte più niente, ma pazienza. Sono esperienze. La più bella esperienza dell’adolescenza, soprattutto per le zozzerie notturne sulle cattedre e sui materassi della palestra, come sentenziò il sottosegretario all’Istruzione. E siccome nel mondo le cose che non vanno sono tante, se ne può sempre trovare qualcuna per giustificare la propria stupidaggine. Stavolta tocca all’alternanza scuola-lavoro. Al posto della quale, per qualche giorno, dovremo sorbirci l’alternanza scuola-nulla.
SCUOLA/ In classe senza telefonino: non basta un divieto per rispondere alla vera domanda dei ragazzi
Gli eroi de’ noantri distribuiscono un foglio scritto maluccio in cui si lamentano per le attività che sottraggono tempo alla didattica scolastica (l’okkupazione invece è magika e non ne sottrae, come si sa) e che stressano gli alunni obbligandoli poi a verifiche ravvicinate (esattamente quello che succederà alla fine della sceneggiata). Ma loro sono eroi, e devono pur manifestare il loro dissenso. È giusto che blokkino una scuola e lascino fuori 1500 alunni e 100 insegnanti. È giusto che mandino all’aria i colloqui e i compiti. Se gli prude, gli prude. Certo, la mia anima non allineata con l’epoca nuova ritiene ancora erroneamente che si tratti di un reato, ed è abbastanza sicura insomma che se io salissi su un pullman e lo occupassi mi arresterebbero, e idem se dei medici occupassero il pronto soccorso e lasciassero fuori i malati. Ma loro sono loro, e io sono io.
Esame di avvocato, c’è bando per sessione 2024-25/ Modalità confermate: prova scritta e orale in tre fasi
Cosa potevo fare io, guardando in faccia i miei alunni alle 8 e mezza di mattina? Davvero andarmene a casa, con lo stipendio garantito? Davvero infischiarmene di loro, e lasciarli allo sbando? Sono miei alunni, sono miei figli. Non ce l’ho fatta. “Cosa facciamo, prof?”. “Troviamoci qualche panchina in piazza e andiamo a leggere l’Iliade e a tradurre latino”. Così una quarantina di studenti si è seduta su muretti, altalene e cavallucci, e abbiamo letto la morte di Patroclo fra i rumori dei tosaerba. Elisa ha gli occhi lucidi, ad Alberto pare di essere fuori dalle mura di Troia, Nicole sente bloccarsi lo stomaco, a Giulia vengono i brividi. Mi ha scritto che “non eravamo obbligati a seguirLa, ma lo abbiamo fatto”, che sta “ritrovando la voglia di vivere”, e “un motivo che mi spinge a venire a scuola con piacere”. Ecco, questa è la notizia: l’ennesima okkupazione non è una notizia, la voglia di vivere sì!
Roma, Valditara su professore accusato di razzismo "Ex Pd e antifascista"/ Ascani: "Uscita da militante Lega"
Noi andiamo a scuola per scoprire e suscitare la voglia di vivere, questa sconosciuta. E a rivelare se questa voglia sia presente sono i fatti che ci succedono. Senza il desiderio di esserci, di costruire, di essere felici, veri, pieni, si rimane in balia degli eventi. Una mamma mi scrive che il giorno dopo è disposta a ospitare tutti a casa sua per fare lezione, e a me si scioglie il cuore. Ma chi si accorgerà di questo puntino talmente piccolo — l’io che si risveglia — da sembrare impalpabile e che invece è l’unico punto irriducibile al mondo? Mentre tv e giornali intervistano gli okkupanti, e gli insegnanti se ne vanno in giro tranquilli (pagati senza lavorare: però non diciamolo) al bar o al supermercato, e tanti ragazzi rimangono “ognuno in fondo perso dentro ai fatti suoi”, chi si accorgerà di Elisa, di Alberto, di Nicole, di Giulia?
Roma, Valditara su professore accusato di razzismo "Ex Pd e antifascista"/ Ascani: "Uscita da militante Lega"
Il giorno dopo, quando una cinquantina di loro è entrata, bisognava accorgersene per forza. Ma è stato un evento talmente anomalo da urtare il sistema nervoso di troppi adulti, disturbati nel loro relax. Un ragazzo chiede, si fida, si muove, e non dico che dovremmo fargli una statua, ma almeno sostenerlo. Invece ogni dieci minuti, in un modo o nell’altro, il bombardamento si ripeteva atroce: “cosa siete entrati a fare?”. Erano un problema, di complicata gestione. Creavano disagio alla scuola. Loro. Gli okkupanti no. Volevi fare un’ora di latino, ma riesci a tradurre solo due frasette, perché per tutta la mattina e anche di pomeriggio per telefono devi spiegare come diavolo ti sia saltato in mente di portarteli dentro. E un ragazzo, disorientato, s’impaluda nei dubbi: “eh già, cosa sono entrato a fare?”.
Roma, Valditara su professore accusato di razzismo "Ex Pd e antifascista"/ Ascani: "Uscita da militante Lega"
Quando si chiede di uscire a chi vuole fare lezione ma non a chi okkupa, allora il mondo si è rovesciato. E dovremmo imparare la lezione, e smetterla di creare disagio, e di pensare con la nostra testa, e di rischiare l’impopolarità, e di tenerci l’uno all’altro, e dovremmo insomma lasciar perdere i ragazzi e lasciarli a fare quello che tutti i ragazzi normali dovrebbero fare a quell’età, e insegnare a vedere cosa fa la maggioranza e ad adeguarsi, o al massimo a rimanere a dormire o andarsene al bar, e chattare tutto il giorno, e rilassarci un po’, e sentirci comunque con la coscienza a posto, anestetizzati quanto basta. E poi spararci un colpo in testa, e okkupare una bara. E invece ringrazio il cielo, che un giorno in cui tutto era occupato e non c’era più posto, si è messo a occupare la terra (quel che da un paio di millenni si chiama Natale).