Nei giorni scorsi il Cdm ha approvato, dopo un lungo cammino che rischiava di restare incompiuto, gli otto decreti attuativi della “Buona Scuola”.
I cambiamenti che ne potranno conseguire sono apparentemente consistenti, andando a incidere su diversi aspetti che riguardano ogni ordine e grado (sino dalla primissima infanzia con la riforma dello “0-6”) e per la pretesa della “Buona Scuola” — esplicitata sin dall’inizio — di introdurre una sorta di nuova “vision” all’interno del sistema di istruzione italiano.
Perché, allora, usare il termine “apparentemente”? Perché, come è stato già scritto su queste pagine, “la stessa legge 107, nella sua versione finale, ha esplicitamente escluso le tematiche nodali dalle quali sarebbe dipeso un vero cambiamento del sistema scolastico italiano: autonomia scolastica, sistema federale scolastico, revisione dell’impianto ordinamentale della scuola secondaria di secondo grado, rinnovamento della scuola media, governo delle scuole statali, sistema pubblico paritario, valutazione dei docenti e del personale non docente, superamento del valore legale del titolo di studio”. E, senza mettere mano a questi punti nodali, continuerà la vicenda “gattopardiana” della nostra scuola, soggetta a continui cambiamenti affinché nulla cambi.
Tuttavia, mentre il centralismo soffoca nelle sue spire la scuola statale italiana e gran parte delle persone che vi lavorano e la frequentano (spesso con impegno e dedizione), rendendo pressoché vano ogni impeto di miglioramento, le scuole non statali si cimentano su nuove strade per rendere più efficace la propria azione educativo-formativa e si aprono a interessanti scenari di collaborazione internazionale.
E’ proprio quanto sarà possibile verificare, dal 20 al 22 aprile prossimo, al convegno internazionale che si terrà a Roma presso l’Holiday Inn di via Aurelia, intitolato “Modern soft skills in value based school programmes. The independent schools’ response to the challenge of improving the social and economic future of young people”.
L’evento, promosso da Ecnais (European Council of National Associations of Independent Schools) in collaborazione (quest’anno, dato che si svolge in Italia) con Cdo Opere Educative, vedrà la partecipazione di rappresentanti di scuole “indipendenti, libere, paritarie” di oltre quindici Paesi, in prevalenza europei, ma non solo.
Con la presenza di un simile evento in Italia, dopo numerose edizioni realizzate in altri paesi, Ecnais si propone — fra le altre cose — di favorire il consolidamento delle scuole italiane paritarie, incoraggiandole a continuare nel loro ruolo di innovazione all’interno del sistema scolastico italiano.
E’ ormai giudizio comune, infatti, fra le scuole non statali di molti paesi, che il modo in cui le giovani generazioni entreranno nella vita adulta sarà molto diverso da quello che oggi conosciamo: molteplici e rapidi cambiamenti (sociali, tecnologici, economici) stanno accadendo; gruppi di pensiero nazionali ed internazionali, nonché istituti e agenzie di ricerca in campo educativo, economico e sociale, stanno indicando che è necessario preparare in tempo le nuove generazioni ad un futuro che è solo parzialmente conosciuto.
Simon Steen, presidente di Ecnais, afferma al riguardo: “È necessario che le scuole indipendenti, che in alcune nazioni europee soffrono per una adeguata mancanza di supporto da parte dello Stato, siano fedeli alla loro natura imprenditoriale e innovativa, attentamente focalizzate sul valore aggiunto che possono offrire a studenti e genitori. La sfida delle soft skills è una di queste, ed è oggi un tema da cui non si può prescindere. Non bisogna dimenticare che la proposta formativa delle scuole indipendenti è fondata su valori che prendono origine dall’affermazione ideale della libertà di scelta educativa scolastica e dalla stimolante visione della autonomia della comunità scolastica”.
Da parte sua Marco Masi, presidente nazionale di CdO Opere Educative, aggiunge che l’attenzione alle soft skills da parte delle scuole paritarie italiane può diventare l’evidenza di come l’autonomia è capace di promuovere un sistema educativo che risponda ai bisogni umani e culturali degli studenti. Come pure ai bisogni del mondo del lavoro e della società intera. È questo il motivo per cui CdO Opere Educative è molto attenta ad allargare lo spazio dell’autonomia scolastica e a mostrare che le scuole paritarie sono veramente capaci di contribuire allo sviluppo sociale ed economico dell’Italia e dell’Europa.
Dopo l’apertura del convegno, il 20 mattina, alla Camera dei Deputati, tre autorevoli relatori provenienti da Italia e Spagna (prof. Giorgio Vittadini, prof.ssa Caterina Calsamiglia e prof.ssa Luisa Ribolzi) guideranno i partecipanti ad un’approfondita comprensione delle soft skills e alle ragioni per cui è necessario inserirle nelle attività e nei programmi scolastici; non come sostituti di quelle che sono le competenze e conoscenze, ma come necessario arricchimento per uno sviluppo orientato al futuro dei giovani, per la formazione di personalità mature e cittadini attivi.
Nuove frontiere, dunque, per una scuola del cambiamento all’interno della pur “tradizionale” e inderogabile missione educativa-formativa che mette al centro il bene dello studente; tutt’altra pasta rispetto a una scuola immobilizzata da una mentalità che mette al centro, invece, logiche burocratiche e corporative.
La speranza è che simili eventi possano rappresentare il classico sasso lanciato nello stagno, e riportare al centro del dibattito la necessità di quella libertà e autonomia di cui la scuola, oggi più che mai, non può fare a meno se vuole restare al passo coi tempi.
Per chi fosse interessato a saperne di più o a partecipare, tutte le informazioni sono reperibili nel sito Foe.