Se dovessi definire con un aggettivo il silenzio nel quale si è sopportato un nuovo atto di non considerazione della pari dignità del settore paritario, sceglierei “inquietante”.
Mi riferisco alla nuova tornata di assunzioni in ruolo decise e concretizzate dal ministero, che ha procurato numerose e spesso grandi difficoltà alle scuole paritarie le quali si sono viste chiamare, per l’immissione in ruolo, molti loro insegnanti a pochissimi giorni dall’inizio dell’anno scolastico.
La conseguenza immediata è stata l’affannosa ricerca di sostituti in tempi ristrettissimi, in condizioni di difficoltà per la risaputa situazione di mancanza di docenti abilitati per alcune classi di concorso e per il periodo nel quale moltissimi, tra quelli che hanno presentato domanda alle scuole paritarie, sono ancora in vacanza, con conseguente difficoltà ad organizzare colloqui di selezione e trovare gli adeguati sostituti di docenti preparati e con lungo periodo di servizio.
L’altra conseguenza è quella di mettere in ulteriore difficoltà le scuole paritarie depauperate di colpo di docenti tra i loro migliori e più preparati, aspetto che incrina continuità e qualità didattica, da sempre forza trainante del settore paritario nell’acquisire la fiducia dei genitori che vi iscrivono i loro figli.
Il fatto che tutto questo non abbia destato grandi reazioni degli operatori di settore mi ha fatto temere che si sia caduti nella rassegnazione, mentre bisogna reagire e lavorare, come dirò, per costruire un nuovo equilibrio nel rispetto di tutte le componenti del sistema.
Una doverosa precisazione. Considero la decisione del Governo positiva nella sua sostanza. Stabilizzare 58.248 posti di lavoro (51.773 docenti, 6.260 Ata, 259 dirigenti scolastici e 56 educatori dei convitti ed educandati) è atto sicuramente meritorio in una stagione dove il tema dell’occupazione nel nostro Paese è costantemente all’ordine del giorno. Positiva è anche l’intenzione di avviare l’anno scolastico evitando “il caos d’inizio d’anno” (parole del ministro), come avvenuto in passato, completando prima di tale data tutte le assunzioni.
Dall’osservatorio del settore paritario le criticità nascono sui tempi e sui modi dell’intervento da cui deriveranno le mie proposte per una possibile soluzione futura. I tempi indicano che l’annuncio è stato dato il 10 maggio scorso, ad accordo raggiunto “dopo un braccio di ferro tra ministero dell’Istruzione e ministero dell’Economia”, come hanno riportato i media, per concludersi nel Consiglio dei ministri del 7 agosto con l’approvazione dei tre decreti che hanno dato il via libera definitivo alle assunzioni. Anche il termine delle procedure annunciato per il 14 agosto dalla ministra Fedeli ai primi di luglio, è “sforato” fino al 31 agosto, creando qualche problema in più per i tempi di ricerca per la sostituzione del personale immesso in ruolo. I modi indicano che, come nel passato, la decisione del ministero è stata una “decisione statale per l’organizzazione delle proprie scuole” senza tener conto degli “effetti collaterali” nel sistema.
Oggi “le notizie bruciano” in tempi brevissimi e devo dedurre che la notizia del marzo 2000, che la legge 62 aveva sancito, che il sistema scolastico non è solo ed esclusivamente statale, ed istituiva un unico sistema scolastico nazionale cui partecipano in pari dignità scuole statali e paritarie è ormai notizia del Giurassico, dimenticata e/o poco tenuta in considerazione.
Nell’invitare tutti gli operatori del settore a non rassegnarsi, ma a lottare perché nelle future norme sia riconosciuta la pari dignità che ci spetta, premetto che la mie proposte puntano alla ricerca di un equilibrio che parte da due convinzioni: i docenti, come tutti i lavoratori, hanno il pieno diritto di scegliere il posto di lavoro che ritengono professionalmente migliore per loro; le norme ministeriali debbono essere sempre norme di sistema.
1. La mia prima proposta si riferisce ai tempi di reclutamento e reputo abbia una visione di sistema poiché porta vantaggi sia alle scuole statali sia alle scuole paritarie. Ritengo utile e necessario fissare una scadenza anticipata rispetto a quanto avviene da molti anni. A mio avviso dovrebbe essere fissata prima del termine dell’anno scolastico in corso, ad esempio 31 maggio, data entro la quale lo Stato provvede ad immettere in ruolo, ogni anno, il numero di docenti stabilito e definisce tutti i trasferimenti da scuola a scuola. I docenti assunti dopo tale data potranno prendere servizio dal 1° settembre dell’anno successivo. Questo darebbe alle scuole statali e paritarie una situazione certa e stabile, relativamente all’organico, e permetterebbe loro un’organizzazione ottimale dell’inizio dell’anno successivo a vantaggio della qualità di servizio per studenti e famiglie. Permetterebbe, inoltre, ai docenti di evitare la penalizzazione del pagamento del preavviso contrattualmente previsto per dimissioni immediate e alle scuole stesse di avere un tempo adeguato per la ricerca dei sostituti dei docenti che hanno accettato il ruolo.
2. La seconda proposta riguarda lo spostamento di docenti dalla scuola paritaria alla scuola statale, ricordando, con un pizzico d’orgoglio, che non sono pochi quelli che hanno rifiutato il ruolo per rimanere nella scuola paritaria, indice del valore delle scuole stesse. La proposta si riferisce soprattutto a quei docenti che hanno un contratto a tempo indeterminato presso la scuola paritaria, posizione contrattuale stabile, spesso con numerosi anni di anzianità. A fronte della chiamata in ruolo da parte dello Stato, alcuni docenti potrebbero avere il piacere professionale di chiudere lo loro esperienza accompagnando all’esame di Stato i loro studenti di quinta o portare a termine particolari progetti di offerta formativa che hanno contribuito a costruire. Credo sia necessario varare norme che diano una effettiva libera scelta professionale e permettano loro di accettare l’incarico, ma di poter far slittare di un anno la presa di servizio senza che abbiano alcun danno, non solo economico, ma anche legato a garanzie rispetto alla scelta di scuola fatta alla firma del contratto. Questo renderebbe effettiva, trasparente, pubblica una modalità che oggi è lasciata alla discrezionalità di funzionari e darebbe certezze ai docenti per effettuare con serenità la loro scelta.
Ritengo siano proposte concrete che danno vantaggi a tutti gli operatori chiamati in causa, scuole statali e paritarie, docenti, studenti e famiglie perché permetterà di offrire un sistema scolastico più stabile e meglio organizzato, più equo e con pari dignità tra le scuole nell’unico sistema scolastico nazionale. Ritengo siano proposte realizzabili a condizione che gli interessati facciano la giusta pressione verso le istituzioni e le associazioni sindacali per aprire un tavolo di confronto con la seria intenzione di trovare una soluzione nell’interesse di tutti.