Sono in casa stamattina, insegno alle scuole medie e lì abbiamo già fatto gli esami scritti e sono già cominciati gli orali. Grazie al ministro Fedeli, e a un copia incolla sbagliato che non è stato corretto neanche in sei mesi, quest’anno tutto però ha tempi dilatati: l’insegnante di religione — una, nella mia scuola, ma quasi sempre una anche nelle altre — dovrà assistere a tutti gli esami. E rigorosamente stare in silenzio, non essendo legittimata ad intervenire. Ma tutto questo, e molto altro che grida vendetta in questo esame svilito e svuotato di ogni significato, ha poco rilievo oggi, di fronte al rito della maturità che comincia con la prima prova scritta di italiano.
Qui lo Speciale live Maturità 2018: temi e tracce svolte
Sto con il pc e la televisione accesi: sulle tv generaliste, dalla Rai a La7, continuano i dibattiti su rom e censimenti, con la triste tiritera delle interviste dei politici che urlano che finalmente faranno ciò che gli altri non hanno fatto, l’altrettanto triste e malinconico balletto di commenti che sono sempre lì a ingigantire i nani, anche quando gli danno contro. Cambio canale: da Mediaset, a Sky, su Rai tg24 partono i servizi sulla maturità, si snocciolano in breve i punti delle diverse tracce, si intervistano presidi e si mostrano gli alunni la mattina prima degli esami, si sentono le previsioni e le speranze. Ma intanto ormai i giochi sono fatti. E verrebbe da dire che quasi sono stati fatti per rispondere a tutto questo vociare, a tutto questo inconsulto arrabattarsi di politici, giornalisti, piazze e popoli sovrani.
Forse si può anche leggere così l’intero tessuto dei temi proposti, si può individuare una specie di filo conduttore che viene proposto ai ragazzi della maturità. Quasi un invito, una raccomandazione culturalmente accorata e fondata su testimonianze autorevoli e profonde.
Si comincia dal tema letterario: Giorgio Bassani non lo studia forse nessuno in quinta liceo — certo, gli insegnanti non ci arrivano mai fin lì — ma il suo capolavoro lo si legge anche in terza media qualche volta, lo si legge al biennio o durante le estati calde tra una classe e l’altra. Non mi soffermo qui sul problema didattico che pone questa traccia, che per inciso propone ogni traccia per questa tipologia di scritto e che riguarda la possibilità di esercitare una vera analisi del testo letterario a partire da bocconi di pagine che poco possono rivelare a chi legge, e dunque, molto spesso si rivelano un pretesto.
Ecco, il testo come pretesto sarebbe una cosa da evitare. Ma comunque, in quella che ho annunciato come una preoccupazione generale da cui le diverse tracce sembrano accomunate, qui abbiamo il primo tassello della costruzione di una riflessione a cui i ragazzi sono invitati, o, se si vuole, fortemente guidati e indirizzati: dentro l’amarezza di un episodio contenuto nel romanzo, c’è tutta la consapevolezza dell’inaccettabilità e dell’infondatezza della discriminazione. A sostegno di questa consapevolezza, il tema della tipologia D riprende l’articolo 3 della Costituzione italiana, di cui ricorre il sessantesimo anniversario. Argomenti che vengono rinforzati nel tema storico in cui Moro e De Gasperi, due giganti della politica italiana e internazionale, vengono chiamati in causa sul tema della cooperazione; così come nel tema di carattere politico che invita a riflettere su masse e propaganda: vedi, sembra dire al candidato questo lungo saggio che il ministero ha preparato suddividendolo nei diversi capitoli costituiti dalle diverse tracce, c’è poco da urlare e deviare le navi nel Mediterraneo, c’è poco da proporre censimenti etnici. Qui ci sono epoche intere, testimonianze profonde che vanno in tutt’altra direzione. E forse, a guardare bene, anche quando si parla di bioetica, si propongono ragioni e fondamenti per la costruzione di una civiltà che possa ancora chiamarsi umana. Finanche tirando in ballo, con grande sapienza, una riflessione sulla creatività, sulla capacità di sottrarsi al coro degli altri, a chi ripete stancamente come un’eco le cose che dicono tutti. Finanche mettendo in evidenza — in una traccia che a me sembra davvero molto bella, ricca, suggestiva — che, in fondo, in fondo l’uomo è solo sul cuore della terra, come voleva Quasimodo, come dicono la Merini e la Dickinson, come ci mettono davanti Hopper, Fattori e Munch. Questa traccia è davvero ben costruita, ricca di stimoli, e forse però potrebbe sembrare contraddittoria rispetto a quell’impianto generale che a me è parso di ritrovare in queste proposte d’esame.
Invece a me appare, insieme al tema sulla creatività, l’aspetto più positivo qui contenuto: una forma vera di riconoscimento dell’umanità che ci costituisce, che viene sottolineata perché, dentro l’esercizio critico, dentro la propria creatività, anche dentro la propria solitudine, insomma dentro una rinnovata consapevolezza dell’io, uno possa riconoscere la necessità di una via originale, personale, innovativa al bene comune.
E’ per questo che l’impianto complessivo di questi lavori non può essere considerato una sorta di percorso obbligato, o anche peggio, un indottrinamento, come già qualche reazione sul web vuole far credere. Pensiamo a questi ragazzi: questi temi non sono la sola occasione in cui la scuola ha fornito loro materia e sostanza per crescere; e certo testimoniano di quanto la scuola può fare, proponendo, dentro un serio lavoro didattico, motivi di riflessione e di sviluppo culturale e personale. Magari se fossero stati in casa stamattina, se non ci fosse stato ‘sto esame, accendevano una tv e sentivano qualcuno gridare da un palco, qualcuno gridare da una sedia, qualcuno gridare sopra le grida di un altro, qualcuno gridare perché gli altri non gridassero. Meno male che c’è la scuola, che ci sono i poeti, gli storici, i professori che ti dicono, come la Mansfield: Nel mare, al più profondo/ giace una conchiglia iridescente. …Ascolta: la conchiglia iridescente/ canta nel mare, al più profondo./ Eternamente giace e canta silenziosa.
Ecco, meno male che c’è la scuola a ricordare che le cose hanno dentro un segreto, che bisogna fare silenzio, ascoltare. Per pensare, per dire finalmente io e perché nessun altro possa dirlo al posto mio, come dice in un suo bel testo il mio amico poeta Franco Casadei. Spero che i ragazzi oggi abbiano potuto apprezzare questa occasione, questa ulteriore possibilità che è stata offerta loro. Oggi, qui, per me, vale la pena ricordare questo. Le magagne, nell’esame e nella sua preparazione, ci sono anche. Ma se ne può parlare un’altra volta.