In Egitto un uomo che si è convertito dall'islam al cristianesimo, è stato accusato di terrorismo e quindi incarcerato: la sua storia
Sta facendo il giro del mondo, arrivando anche in Italia, la notizia dell’egiziano che è stato convertito al cristianesimo e che è stato arrestato. Come riferisce il portale Mow.com, la vittima si chiama Saeid Mansour Abdulraziq, ex islamista convertito appunto al cristianesimo che è stato accusato ufficialmente lo scorso 22 luglio di essere un terrorista. La pena detentiva è scattata nel momento in cui Saeid ha chiesto che venissero cambiati i suoi documenti da musulmani a cristiani, ed a quel punto è stato accusato di terrorismo. L’arresto era avvenuto soltanto una settimana prima, il 15 luglio in quel di Cairo e fra le accuse figurano anche quelle di “fomentare disordini” e “diffusore di disinformazione”.
Stando a Saeid Fayaz, avvocato cristiano della capitale egiziana, sono diverse le persone che una volta che si convertono al cristianesimo in Egitto, e che vivono di conseguenza una vita molto complicata: “Migliaia di convertiti al cristianesimo in Egitto non hanno diritti e ricevono scarso sostegno”, ha detto Fayaz a Christian Solidarity International, “Vivono nell’isolamento e nella paura costante”.
La storia di Abdulraziq risale al 2016, quando decide di sposare la religione cristiana e di unirsi alla chiesa ortodossa russa di stanza in Egitto. Come risposta venne ostracizzato dalla sua famiglia e subì anche delle molestie in quanto decise di proclamare il Vangelo in un luogo pubblico. Si trasferì quindi in Russia due anni dopo, nel 2018, criticando però l’Islam. A quel punto Saeid è stato imprigionato per un anno e poi riportato in Egitto nel 2024, e negli scorsi giorni è scattato l’arresto, quando appunto il poveretto ha chiesto di effettuare il cambio documenti.
EGIZIANO CONVERTITO AL CRISTIANESIMO ARRESTATO: LA PERSECUZIONE VERSO LE MINORANZE
L’Egitto è una nazione a maggioranza musulmana e le minoranze continuano ad avere una vita poco facile da quelle parti e ciò è dovuto in particolare alle leggi contro la blasfemia, ma anche ai gruppi islamisti radicali e ai programmi scolastici discriminatori, stando a quanto sostiene l’International Christian Concern e il suo Indice di Persecuzione Globale 2025. Nello stesso rapporto si legge che: “I cristiani in Egitto hanno a lungo sperimentato la resistenza della comunità locale a maggioranza musulmana. Questa può assumere molte forme, tra cui la resistenza alla conversione religiosa di un individuo e proteste diffuse contro i miglioramenti apportati alle chiese locali”.
In alcune scuole egiziane si arriva a promuovere una visione negativa e pregiudizievole delle minoranze religiose, e storicamente le istituzioni educative locali inculcano “discriminazione e odio contro le minoranze religiose, inclusi cristiani ed ebrei”. Secondo quanto riferito dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale nel suo rapporto datato febbraio 2025, su molti libri di testo egiziano si leggono diffamazioni nei confronti degli ebrei “definendoli ‘traditori per natura’ e nemici dell’Islam; i cristiani e gli altri che rifiutano di convertirsi all’Islam definendoli ‘infedeli’; e i musulmani Baha’i e Ahmadiyya definendoli sette ‘esoteriche’ dell’Islam”.
EGIZIANO CONVERTITO AL CRISTIANESIMO ARRESTATO: COSA INSEGNANO I LIBRI DI SCUOLA
In altri passaggi, invece, si insegna “che la violenza è consentita contro coloro che non si conformano a una particolare interpretazione della religione, sollevando preoccupazioni in materia di libertà religiosa”. Il caso di Abdulraziq è quindi solo l’ultimo fra quelli che si sono verificati in Egitto negli ultimi anni, e al momento non è ancora chiaro come si concludere visto che non è stata resa pubblica la sentenza dopo le accuse.
CSW.org, tramite il suo presidente, ha fatto sapere che “Il signor Abdulraziq non ha commesso alcun reato ed è stato sanzionato per aver esercitato il suo diritto di cambiare religione e per aver chiesto che tale cambiamento fosse registrato nella sua documentazione ufficiale, cosa consentita dalla costituzione egiziana”, aggiunge che in quel luogo persiste “un’inaccettabile cultura di intimidazione e discriminazione nei confronti dei convertiti”.
