Aveva 17 anni quando sua sorella maggiore, l’attrice Sharon Tate, venne massacrata mentre era incinta all’ottavo mese. Mentre la gang di folli e drogati scatenata da Charles Manson si accaniva sul suo povero corpo, la donna implorava di essere lasciata in vita perché potesse mettere al mondo il figlio. Quando il suo corpo venne ritrovato, Sharon Tate era per terra in posizione fetale, quasi a voler difendere disperatamente fino all’ultimo la creatura nel suo grembo. Se tutti ricordano il numero complessivo delle vittime causate dalla Family, la setta di Manson, come sette omicidi, in realtà bisognerebbe parlare di otto, perché il bambino che Sharon Tate portava in grembo fu massacrato anche lui. Manson è morto due giorni fa come hanno ricordato i giornali e le televisioni de mondo, a 83 anni, in carcere, per cause naturali. Condannato a morte insieme ad altri cinque dei suoi “ragazzi”, la pena era stata cambiata in ergastolo quando un anno dopo la sentenza la California aveva abolito la pena capitale. A parte una di loro, morta nel 2009 a 61 anni di età per tumore al cervello, si trovano ancora tutti in carcere dove regolarmente la libertà viene lor negata da quando furono condannati nel 1971: Susan Atkins, Patricia Krewinkle, Leslie van Houton e Charles Tex Watson. Alcuni hanno chiesto perdono ai familiari delle vittime, altri si sono laureati in carcere, altri ancora di loro sono diventati assistenti sociali per altri carcerati. Ma tutti non usciranno mai: il governatore della California ha rifiutato ancora recentemente la grazia. Manson non ha mai chiesto perdono e mai si è mostrato pentito in tutti questi decenni, ma Debra Tate, sorella di Sharon, ha dimostrato di avere un cuore certamente più grande. Come ha dichiarato alla rivista People alla notizia della morte de guru: “ho detto una preghiera per la sua anima”, quella di Manson. Già in passato, alcuni anni fa, aveva detto di aver pregato per le anime degli assassini condannati: “Il crocifisso che ho in camera mia ha ancora i fiori che misi ai piedi di Gesù quando Susan (Atkins, ndr) morì. Ho versato una lacrima e ho chiesto perdono per la sua anima. Farò lo stesso quando morirà Charlie”. E così ha fatto. Chissà se le sue preghiere saranno state abbastanza per meritare a quegli assassini la misericordia di Dio. Lei, Debra, l’ha certamente meritata.