A dispetto del nome, sembrerebbe sbilanciato a favore delle fonti fossili il recente DL Ambiente approvato definitivamente dalla Camera dopo il voto favorevole al Senato. Si riduce la distanza obbligatoria dalle coste per l’estrazione di idrocarburi consentendo le trivellazioni a 9 miglia nautiche dalla costa (12 in precedenza). Vengono confermati tutti i permessi rilasciati per la ricerca e le coltivazioni di idrocarburi limitando però i nuovi permessi salvo alcune proroghe ed eccezioni. Tra queste rientra il meccanismo di gas release finalizzato a incrementare la produzione nazionale di gas e la sua vendita a prezzi ragionevoli, prioritariamente, a clienti finali industriali a forte consumo di gas.
Di fatto il DL abroga le norme del PiTESAI, il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee, ma complessivamente rappresenta un passo avanti per semplificare le autorizzazioni e dare certezza agli operatori nell’ottica di raggiungere obiettivi di decarbonizzazione. Non è infatti un passo indietro, ma sono stati aggiornati i criteri di priorità e selezione per velocizzare le valutazioni ambientali per l’autorizzazione delle opere strategiche. Intendendo con questi gli impianti di rinnovabili di grandi dimensioni o nuove tecnologie utili alla decarbonizzazione, come ad esempio la cattura e il geostoccaggio di CO2 o la conversione di raffinerie alla produzione di biocarburanti. Ma bisogna riconoscere con realismo che il gas e il petrolio ha ancora un ruolo centrale nel nostro fabbisogno energetico e sono necessari nella transizione.
Non possiamo trovarci a corto di molecole di CH4. L’Italia estrae solo una frazione marginale dei consumi nazionali di gas, meno del 5% e poco delle riserve disponibili accertate. Tra le misure facilitazioni nella concessione di finanziamenti a iniziative e progetti promossi nell’ambito del Piano Mattei per lo sviluppo di infrastrutture sostenibili e la riduzione delle emissioni di gas serra. Ma soprattutto si va a incidere sulle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, Via, e di Vas (Valutazione Ambientale Strategica), nonché sull’operatività della commissione tecnica che si occupa delle relative istruttorie.
Nei prossimi mesi saranno identificati i progetti strategici per il raggiungimento degli obiettivi del piano energia e clima 2030, Pniec. Quando assimilabili alla categoria di opere di pubblica utilità, per accelerare l’iter di progetti di produzione elettrica con fonti rinnovabili, il proponente del provvedimento di Via può limitarsi ad allegare una dichiarazione sostitutiva di certificazione della legittima disponibilità , a qualunque titolo, della superficie su cui realizzare il campo fotovoltaico, erigere le pale eoliche, o impianti di biomasse. In sostanza corsie veloci e regole certe per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Del resto, nei primi 10 mesi dell’anno sono stati installate oltre 6 GW di nuova capacità rinnovabile. Le fonti rinnovabili stanno – fortunatamente – crescendo oltre ogni previsione e quasi in linea con gli obiettivi al 2030.
Infine, per dare slancio maggiore alle opere strategiche il DL Ambiente prevede l’inclusione dell’autorizzazione paesaggistica nel provvedimento Via per ridurre i passaggi burocratici senza compromettere la tutela del patrimonio paesaggistico. Non la pensa così però l’ambientalismo organico mobilitato contro le torri eoliche.
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