A Storie di Sera l'inchiesta su Emanuela Orlandi e la Banda della Magliana: la pista che parte da De Pedis e arriva fino alla Casa del Jazz
La puntata di questa sera della trasmissione “Storie di Sera” si occuperà degli scavi in corso sotto la Casa del Jazz a Roma con i quali si sta cercando di capire se nei cunicoli costruiti dal presunto tesoriere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti, possa nascondersi il corpo del giudice Paolo Adinolfi, oppure – addirittura – quello di Emanuela Orlandi: per l’occasione, non a caso, la trasmissione di Elenora Daniele ha invitato in studio il fratello della 15enne vaticana, Pietro, da sempre impegnato nella ricerca della verità sulla sparizione di Emanuela Orlandi.
Prima di arrivare al presunto filo conduttore tra Emanuela Orlandi, la Banda della Magliana e la Casa del Jazz, è bene fare un passo indietro per ricordare che la ragazza – all’epoca dei fatti, appunto, 15enne – sparì misteriosamente nel nulla il 22 giugno del 1983 dopo essere usciti dalla scuola di musica che frequentava: tantissime le piste seguite dagli inquirenti – dal Vaticano fino ai servizi segreti deviati, passando per un killer, per i familiari della ragazza e anche per KGB -, ma 42 anni dopo su quanto accaduto restano solamente decine e decine di dubbi e nessuna risposta.
La pista sulla Banda della Magliana per la sparizione di Emanuela Orlandi: cosa c’entra la Casa del Jazz?
Tra le tante piste vagliate dagli inquirenti sulla sparizione di Emanuela Orlandi, una delle più suggestive ci conduce proprio nei misteriosi ambienti della Banda della Magliana, all’epoca della scomparsa ancora attiva e tra le più potenti organizzazioni criminali del periodo: una pista che è stata portata alla ribalta dalla cronaca da una telefonata anonima fatta alla trasmissione Chi l’ha visto, che invitò a indagare su chi fosse la persona sepolta nella Basilica di Sant’Apollinare.
Le indagini permisero di scoprire che il corpo era di Enrico “Renatino” De Pedis, potente capo della Magliana collegato da quella telefonata alla sparizione di Emanuela Orlandi: una tesi che fu poi anche confermata da Sabrina Minardi – che frequentò il boss maglianese tra il 1982 e 1984 -, che sostenne in più occasioni (anche davanti agli inquirenti) di essere stata per diverso tempo la carceriera della stessa Emanuela Orlandi.
Fu Minardi a raccontare la lunghissima prigionia di Emanuela Orlandi, ma quella che sembrava essere una pista solida e credibile, crollò dopo che iniziarono a emergere parecchie contraddizioni nel racconto della presunta carceriera, largamente incentrate sul luogo in cui fu occultato il corpo della 15enne; mentre a mettere definitivamente una pietra sopra alla pista della Magliana furono anche le indagini degli inquirenti che non riuscirono a confermare nessuno dei punti raccontati da Minardi.