758 milioni di Euro per nuove carceri e recupero detenuti. Ma servono anni: ora affrontare sovraffollamento e suicidi, che restano emergenza.

Il Governo ha stanziato 758 milioni di euro (335 dal Ministero delle Infrastrutture) per riammodernare e implementare l’edilizia carceraria; questo è l’ambizioso progetto messo a punto dal Ministro della Giustizia e da quello delle Infrastrutture per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Lo ha spiegato ieri in conferenza stampa il Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria Marco Doglio. Questo il ragionamento del Governo: le carceri italiane ospitano 62.986 detenuti a fronte di una capienza massima di 51.805.



In realtà, a causa della vetustà di alcuni istituti, i posti disponibili sono solo 47.289. Mancano quindi circa 15.000 posti che, ha spiegato il Commissario, verranno recuperati in tre anni attraverso opere di ristrutturazione e ampliamento dell’esistente e realizzazione di nuove edificazioni (si parla, peraltro, di prefabbricati, come già sperimentato all’estero).



L’ammodernamento delle strutture carcerarie non può che essere visto positivamente. Chiunque, ad esempio, entra nel carcere di San Vittore, pur nella condivisibile positività di trovarsi in una struttura in pieno centro a Milano, non può non rimanere impressionato dalla fatiscenza dell’edificio vecchio di quasi 150 anni. Corretto, quindi, finalmente mettere mano a una programmazione che porti a rinnovare nel tempo gli istituti penitenziari e ad assicurare ai detenuti condizioni di vita più dignitose.

Positivo anche il secondo intervento annunciato dal Governo: implementare l’ingresso in strutture certificate di comunità dei detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti per favorirne il recupero. In realtà, già adesso è prevista la misura alternativa dell’affidamento per soggetti affetti da dipendenze, ma poche sono le strutture comunitarie e lunghi i tempi di attesa.



Poco rilevante sembra essere l’intervento sulla liberazione anticipata (lo sconto di pena concesso ai detenuti che si comportano bene in carcere) e che punta a velocizzare la concessione del beneficio per i soggetti prossimi al fine pena (in realtà già oggi le decisioni dei magistrati sono tempestive per i cosiddetti liberandi).

In conclusione, si può affermare che quelli messi in campo dal Governo sono interventi positivi, ma che richiederanno tempi di realizzazione lunghi (lo ha ammesso lo stesso Nordio nella conferenza stampa di ieri) e sono quindi inidonei a risolvere nell’immediatezza il problema del sovraffollamento e il dramma dei suicidi.

Gli appelli di chi chiedeva interventi urgenti, primi fra tutti il Presidente della Repubblica, il Papa e, di recente, il Presidente del Senato, sono rimasti per ora inascoltati.